Intermarket Groove: Torna il RISK OFF per i PIGS

Scritto il alle 10:31 da Danilo DT

Intermarket intraday: euforia post bailout Grecia finita?

Sembra di si, anche perchè la Grecia non è comunque saltata, ma fatta fallire in modo pilotato.
Intanto come temevamo borsa nuovamente in profondo rosso in Italia e nei PIGS coerentemente con il quadro disegnato ieri e il ritorno del rischio sui periferici..
La giostra continua coi suoi saliscendi….

Intermarket Intraday

La griglia intermarket (con ben 12 grafici) che ho ideato ha un timeframe intraday con uno sviluppo di 5 giornate lavorative. Quindi un grafico intraday a 5 giorni. Come già detto, il grafico intermarket intraday ha come obiettivo il cercare di fotografare lo scenario di breve periodo dei mercati finanziari, analizzando cosa è successo nelle ultime giornate di borsa, alla ricerca delle divergenze intermarket intraday.
Partendo dall’alto a sinistra (quadrante 1), e poi proseguendo via via (fino al quadrante 12 in basso a destra) troverete:

1. Future mini SP 500
2. Shanghai Comp Index
3. Bank Index
4. Dax Future
5. VIX Volatility index
6. T Note Gov.
7. Dollar Index
8. Bund Future
9. Future WTI
10. Gold Future
11. CRB index
12. Future Copper (Rame)

Questa analisi diventa interessante quando si vanno a considerare le divergenze tra le varie asset class. Tali divergenze illustrano eventuali scenari di inversione. Quindi, badate bene, non è un tentativo di prevedere il futuro analizzando semplicemente il trend dei giorni precedenti (che è segnato in azzurro e che se mantenuto, significherà continuazione di tendenza) ma è un modo per cercare di anticipare eventuali cambiamenti di polarità dei mercati.



La prima area (1-2-3) EQUITY AREA . Wedge sullo SP 500, Shanghai che prova il rimbalzo, Wedge sul Bank Index, stazionario sul DAX. In verità l’orso è presento solo sui listini dei paesi periferici…

Seconda area (4-5-6) RISK AREA: ..nel frattempo però il rischio aumento. Il secondo livello ci dice RISK OFF, con VIX in salita, e Bund in forte ripresa. Come detto su T-Note e Dollaro USA la sstorai oggi è un po’ anomala causa le note vicende sul debito…

Terza area (7-8-9) COMMODITY AREA . Continua il caos sulle commodity, anche se la tendenza generica non è certo negativa.



ANALISI DIVERGENZE

L’intermarket non è bruttissimo sull’equity core. Molto peggio invece lo scenario per i listini periferici tra cui l’Italia. Infatti le borse sembrano ancora reggere ma gli indici di rischio stanno lievitando.
Commodity forti sia per fattori stagionali, sia per safe haven (oro) e sia per timori inflattivi. Un bel pout pourri che mette in difficoltà qualsiasi forma di analisi intermrket.

Buona giornata e buon trading a tutti….

STAY TUNED!

DT

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11 commenti Commenta
piero.
Scritto il 27 Luglio 2011 at 11:47

Buongiorno…..molto interessante anche questo:

Nelle potenti sale dei maxi ordini anonimi Italia sempre più scambiata. Non solo banche

Ancora martedì, per il secondo giorno di fila, Monte dei Paschi di Siena e Unicredit erano i titoli più scambiati su Sigma X, la dark pool di Goldman Sachs, mentre Intesa SanPaolo era passata dal terzo al dodicesimo posto. Ieri, poi, la conferma, terzo giorno di fila, di un’Italia sempre più sotto tiro, anche per le scadenze in arrivo (il Consiglio dei Ministri di oggi e la nomina del nuovo governatore di Bankitalia). Nel tardo pomeriggio, Intesa e Unicredit erano rispettivamente il primo e secondo titolo più trattato su Sigma X, con Mps al quarto posto e la new entry Enel al quinto. Insomma, la speculazione tiene il fucile puntato contro il sistema bancario italiano. Ma cosa sono e come funzionano queste dark pools, da ieri divenute una preoccupazione ufficiale (vedi articolo a fianco) anche per la Consob? Nei fatti sono dei veri e propri «buchi neri» della finanza globale, dal momento che in questo tipo di trattazioni off-exchange è possibile scambiare grandi quantitativi di ordinativi in modo completamente anonimo e senza obbligo di rendere noti i prezzi delle compravendite, sottraendo di fatto un numero rilevante di informazioni agli operatori del mercato, a tutto svantaggio soprattutto dei piccoli investitori. Le dark pool sono piattaforme finanziarie sulle quali si contratta in forma anonima e dalle quali ogni giorno passano 15mila miliardi: nel 2010, il totale delle transazioni valeva 500mila miliardi di euro ed era in costante aumento. Le dark pools, insomma, sono la punta di diamante delle cosiddette Multilateral trading facility (Mtf), ovvero sistemi ditrading alternativi all’interno dei quali si possono scambiare titoli, obbligazioni, liquidità, esattamente come in una Borsa regolamentata. Due e sostanziali, però, le differenze. Prima, l’ingresso è destinato ai soli investitori istituzionali (fondi hedge, fondi monetari, fondi pensione, banche d’investimento). Seconda, i requisiti di trasparenza delle operazioni sono risibili rispetto alle normali transazioni, quando non assenti del tutto. La più ampia dark pool operante in Europa è quella di Chi-X, società londinese con oltre 6,35 milioni di transazioni ogni anno e volumi scambiati per 54mila miliardi di euro nel 2010. Tra i competitor troviamo Turquoise, nata dall’accordo di Bnp Paribas, Citi, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Merrill Lynch, Morgan Stanley, Société Générale e Ubs: lo scorso anno questa piattaforma, che rientra sotto il cappello del Lse, ha registrato più di tre milioni di scambi, pari a 20mila miliardi di euro. C’è poi SmartPool, detenuta da Bnp, JPMorgan, NYse Euronext e Hsbc, forte di 2,3 milioni di negoziazioni nel 2010 e della gestione di oltre 20mila miliardi di euro. Fra le minori in Europa troviamo anche Bats Europe, con un volume annuale che si aggira sui 15mila miliardi di euro e Posit con circa 12mila miliardi. Per quanto riguarda gli Usa, la maggiore dark pool è proprio quella Sigma X che sta trattando all’impazzata titoli bancari italiani. Appartenente a Goldman, è capace di produrre circa 300mila scambi giornalieri, con un volume mensile di 203mila miliardi di dollari. Stando ai dati di Themis Trading, soltanto il 30% degli scambi globali avviene ormai in Borse regolamentate, quindi il grosso dei titoli cambia proprietà fuori dai circuiti ufficiali. Da qui, i timori chiari e pubblici di Consob.

piero.
Scritto il 27 Luglio 2011 at 11:52

…..dimenticavo….articolo scovato su “borsatrading.net”

Complimenti per l’OTTIMO Blog

7voice
Scritto il 27 Luglio 2011 at 11:56

AMATO INVECE DI SCASSARE LA MINKIA CON LA PATRIMONIALE ?CHIEDI DOVE STANNO I SOLDI NON PAGATI DA QUESTI SOGGETTI ? SIETE LA VERGOGNA PIù ZOZZA IN QUESTO PAESE , FATE PIETà è NON ABBOFATE MAI! 88 MILIARDI DI EURO ??? FUORI DAI COJONI QUESTA BANDA DI EVASORI TOTALI ! è CON LORO ANCHE CHI CONTROLLA! I dieci padroni del gioco d’azzardo la “terza industria” dopo Eni e Fiat

Sono i padroni del gioco d’azzardo legale in Italia. Si spartiscono una torta che a fine 2011 arriverà a quota 80 miliardi di euro. Come dire, 16 volte il business annuo di Las Vegas o quanto basterebbe a sei o sette manovre finanziarie. Su questa cifra imponentelo Stato incassa il dieci per cento. E il settore ha 120 mila addetti, di fatto la terza industria italiana dopo Eni e Fiat. Le big del mercato delle new slot, delle lotterie e delle scommesse sportive in Italia sono dieci e rappresentano metà di quel fatturato. Dietro a loro ci sono altri 1.500 concessionari-gestori che si spartiscono l’altra metà. Alcune made in Italy sono perfettamente trasparenti – per esempio Lottomatica e Snai – mentre per altre con sedi all’estero è arduo stabilire proprietari e intrecci societari.
Dubbi e sospetti sono stati sollevati nelle ultime settimane dalla Corte dei conti, dalla Direzione nazionale antimafia, dalla commissione parlamentare Antimafia e persino da una quarantina di parlamentari di tutti gli schieramenti politici che hanno presentato interrogazioni molto circostanziate. Il fatto è che sulle concessioni stanno per riaprirsi i giochi, visto che i contratti scadono il 16 maggio e che i requisiti di partecipazione diventano via via più rigidi. L’ultima legge di stabilità, a esempio, ha reso obbligatoria la “tracciabilità” di tutta la catena societaria di ogni singolo operatore. C’è insomma chi rischia di non vedersi rinnovare la concessione. E qualcuno comincia a chiedersi come mai l’Aams – cioè l’amministrazione autonoma dei Monopoli – abbia permesso che lo Stato italiano diventasse partner di gruppi così poco trasparenti e abbia agito, come scrive la Dna guidata dal procuratore Pietro Grasso, “con grande superficialità” e “senza un approfondito esame dei soggetti che avevano presentato domanda”.
Ma chi c’è in realtà dietro quelle società sotto i riflettori dell’antimafia? Perché i Monopoli hanno accolto aziende con proprietà a dir poco oscure, a cui di fatto viene affidato il ruolo di esattore fiscale? Come funziona il sistema di scatole cinesi delle imprese che operano in Italia con azionisti esteri e con finanziarie in paesi come Svizzera, Lussemburgo o Antille olandesi? Come finirà la partita del rinnovo delle concessioni?
Mentre sono in calo sale Bingo e scommesse tradizionali, il gioco online è in pieno boom. Tutto è cominciato nel 2004. Quando i Monopoli di Stato hanno affidato alle dieci concessionarie la gestione delle macchinette elettroniche: new slot nei bar e tabaccherie, e videolottery di nuova generazione in sale dedicate. Ecco com’è costituita in Italia la filiera, o “rete” del gioco legale, delle macchinette. Alle dieci concessionarie spetta la conduzione della rete telematica con l’obbligo di assicurarne l’operatività. Sono queste società a incaricare i gestori di installare gli apparecchi – attualmente 400 mila – poi affidati agli esercenti, i locali pubblici dove gli utenti giocano. Le concessionarie, come si è detto, hanno il delicato compito di esattori per conto dello Stato, in quanto oltre a incassare il proprio utile, incamerano anche il “Preu”, prelievo erariale unico, che poi versano ai Monopoli. Il fatturato è appunto in continua crescita: dall’inizio della crisi del 2008, in due anni – secondo i dati di Agipronews – il volume d’affari del gioco d’azzardo di Stato (slot machine, videopoker, lotterie e scommesse sportive) è aumentato di 13 miliardi, passando dai 47,5 miliardi del 2008 ai 61,5 del 2010, il 3,7 per cento del Pil. E la raccolta del primo trimestre di quest’anno (18 miliardi di euro) conferma un trend positivio (più 17 per cento), rispetto allo stesso periodo del 2010. L’anno potrebbe dunque chiudersi con il record di 80 miliardi. Tanto più che nel Def – come ha denunciato qualche giorno fa il senatore Idv Luigi Li Gotti – il ministero dell’economia ha incrementato l’offerta dei giochi e ha previsto su questo fronte un aumento delle entrate erariali. E sempre pochi giorni fa un membro della commissione Antimafia, il senatore Raffaele Lauro del Pdl – ex commissario antiracket e antiusura – ha proposto una commissione parlamentare d’inchiesta sul gioco d’azzardo e ha presentato un disegno di legge per vietare ai minori di 18 anni di incassare vincite in denaro.
Ma vediamo quali sono le concessionarie. In prima fila Lottomatica e Snai, le uniche totalmente made in Italy. La prima è al 60 per cento della De Agostini Spa controllata a sua volta dalla B&D di Marco Drago e C, holding della storica famiglia Boroli. La Snai ha avuto un azionariato più diffuso e dopo gli ultimi cambiamenti di asset è controllata da due fondi di private equity che fanno capo uno alla famiglia Bonomi, l’altro a istituti bancari e assicurativi italiani. Sulla Snai c’è in corso un’Opa. Le altre otto, invece, presentano azionariati in parte o del tutto protetti da sedi estere. La Cogetech è di proprietà della Cogemat, Spa di proprietà al 71 per cento della OI Games 2 con sede a Lussemburgo. Gamenet è al 42 per cento (quota di maggioranza) della Tcp Eurinvest, sede Lussemburgo. Hbg è al 99 per cento di proprietà della lussembrughese Karal: solo l’1 per cento è di proprietà di un italiano, Antonio Porsia (che è anche l’ad), imprenditore definito dalla stampa finanziaria il nuovo numero uno delle sale da gioco. Il gruppo delle “lussemburghesi” è chiuso dalla Sisal, al 97 per cento della Sisal Holding finanziaria, Spa al 100 per cento della Gaming Invest, sede nel granducato.
Ci sono poi le società spagnole: Codere, al 100 per cento del gruppo Codere Internacional, e Cirsa di Cirsa international Gaming Corporation. Le altre due concessionarie sono G. Matica – al 95 per cento della Telcos, una srl con 126 mila euro di utile che è controllata per il 52 per cento dalla Almaviva Technologies (altra srl della famiglia Tripi) e per il 37 per cento della Interfines Ag, sede legale Zurigo – e Atlantis, oggi sostituita da B Plus Giocolegale limited, che ha la sede principale a Londra con 68 dipendenti e una “sede secondaria” a Roma.
Proprio la ex Atlantis – che controlla il 30 per cento del mercato dello slot machine – è al centro di dubbi e polemiche. A rappresentarla in Italia – sede in via della Maglianella 65 a Roma – con la qualifica di “preposto”, figura il trentunenne catanese Alessandro La Monica. Prima di diventare parlamentare del Pdl in quota An, il rappresentante legale della Atlantis era Amedeo Laboccetta. A questa concessionaria la Direzione nazionale antimafia ha dedicato un intero capitolo. La Atlantis – si legge nell’ultimo rapporto della Direzione antimafia – con sede a Saint Martin nelle Antille Olandesi, è stata successivamente sostituita, in seguito a sollecitazione da parte dei Monopoli, dalla Società Atlantis Giocolegale con sede in Italia. “Gli amministratori – scrivono i magistrati antimafia – sono Francesco e Carmelo Maurizio Corallo, entrambi figli di Gaetano. La storia di quest’ultimo è abbastanza nota essendo stato già condannato per vari reati ed essendo notoria la sua vicinanza a Nitto Santapaola”. “Si deve infatti rammentare che, come riferito da alcuni collaboratori, la famiglia Santapaola gestisce proprio nelle Antille Olandesi, e proprio a Saint Martin, un casinò presso il quale Gaetano Corallo fin dagli anni 80 svolgeva l’attività di procacciatore di clienti. Lo stesso aveva poi proseguito la sua collaborazione in altri casinò in varie zone dell’America, sempre riconducibili alla famiglia Santapaola”. Raccontano i giudici che i fratelli Corallo hanno smentito di avere rapporti di affari con il padre Gaetano rivendicando la loro autonomia di imprenditori, e gli accertamenti espletati non hanno fatto emergere contatti sospetti, né con il padre, né con il direttore o altri funzionari dei Monopoli. “Proprio su questi aspetti – si legge ancora nella relazione – la Dda di Roma ha indagato Giorgio Tino (ex direttore dei Monopoli), nonché alcuni esponenti della famiglia mafiosa dei Corallo”. La Direzione distrettuale antimafia romana ha scritto infatti: “Si appurava che lo svolgimento della gara e l’individuazione dei concessionari erano avvenute sulla base di criteri assolutamente formali, attenendosi unicamente alle conformità degli assetti societari dichiarati. Un esame più attento faceva però emergere sospetti di concentrazione occulta tra alcuni concessionari (formalmente distinti, ma che mostravano collegamenti sia di persone fisiche sia di sedi)”.
A proposito dei rilievi della Dna alla Atlantis/Bplus, va registrata la replica dei Monopoli resa alla commissione Antimafia: “Atlantis sottoscrisse all’origine la concessione in qualità di mandataria di un raggruppamento temporaneo di imprese costituito anche da Plp. srl, Bit media srl e Consorzio Saparnet. Successivamente è subentrata a unico titolo nella gestione della concessione come Bplus. Abbiamo verificato i requisiti di tutti i soggetti per i quali risultassero posizioni di rappresentatività nell’ambito dell’azienda. La forma di controllo più importante è il certificato antimafia rivolte alle prefetture competenti”. Resta da capire quali controlli antimafia, e attraverso quali prefetture, siano stati fatti per accertare la trasparenza degli azionisti “protetti” presso la sede legale di Londra.
La relazione della Dna, nel capitolo intitolato “infiltrazioni della criminalità organizzato nel gioco (anche) lecito”, solleva appunto dubbi sui criteri con cui quale sono state scelte le concessionarie. E sull’atteggiamento “inerte dei Monopoli nei confronti di concessionarie di rete rimaste per lungo tempo inadempienti per molti degli obblighi assunti. E comunque indebitate in modo abnorme verso l’Aams per il mancato pagamento del Preu”. Nel corso dell’inchiesta dei magistrati è risultato – caso Atlantis a parte – che alcune delle società concessionarie “avevano sede principale all’estero e oltretutto in Paesi caratterizzati da un’opacità fiscale, ma soprattutto mostravano collegamenti con persone fisiche oggetto di procedimenti penali”. Pur se gli elementi indiziari raccolti non sono stati ritenuti sufficienti a concretizzare l’esercizio dell’azione penale, l’attività di indagine ha fatto emergere come le concessioni, in un settore di altissima valenza economica e a grave rischio di infiltrazione mafiose, “furono affidate con grande superficialità, senza alcun approfondito esame dei soggetti che avevano presentato domanda. E che la complessiva gestione dei Monopoli fu a dir poco disattenta tanto da provocare l’elevazione si sanzioni da parte della Corte dei conti”. Quest’ultimo è un riferimento all’indagine dei giudici contabili del Lazio che nel 2007 avevano contestato a tutte le dieci concessionarie un danno erariale di 98 miliardi di euro provocato dal mancato collegamento delle slot machine alla rete telematica di proprietà dello Stato e gestita dalla Sogei. Il mancato collegamento ha impedito secondo i giudici la registrazione delle giocate e di conseguenza c’è stato il mancato pagamento dei tributi. Si tratta di un danno erariale, ancora oggetto di ricorsi, di 4 volte superiore alla manovra estiva varata dal governo la scorsa estate.
Ma come replicano i Monopoli a quelle critiche? L’Aams, va detto, è ben consapevole del rischio criminalità nel settore gioco. I suoi vertici alla commissione Antimafia hanno infatti dichiarato che “le più recenti indagini della gdf hanno mostrato che le mafie, in conseguenza della crescente e rapida diffusione di centri di scommesse del tutto legali sotto il profilo formale, intervengono in forma occulta o proponendosi come soci, investendo nel settore legale i proventi derivanti dal mercato nero”. Una maggiore trasparenza nelle procedure di rilascio delle autorizzazioni, hanno ammesso i Monopoli, avverrà quando sarà attuata la legge di stabilità del 2011 le cui norme consentiranno infatti un maggior controllo “rispetto a organismi societari di residenza estera”.
Le concessioni sarebbero dovute scadere nel maggio nel 2010: dopo la proroga di un anno, decadranno definitivamente a metà maggio. Cosa faranno i Monopoli: apriranno il mercato a nuovi gestori con criteri di maggiore trasparenza e con maggiore attenzione, come richiesto dalla Dna e dalla Corte dei Conti, oppure rinnoveranno i contratti alle attuali concessionarie dei cui azionariati esteri si sa poco o nulla? Alcune delle società concessionarie invocano griglie d’accesso più rigide. Controllare solamente i rappresentanti legali in Italia, dicono, non basta. Occore ricostruire il quadro completo degli azionisti, individuare chi c’è dietro le imprese e valutarne i requisiti. Dice Maurizio Ughi, amministratore delegato della Snai: “La nostra società è quotata in Borsa e ha una totale trasparenza sulla catena degli azionisti. Delle altre società ovviamente non posso parlare. Ma ora il “patto di stabilità” obbliga le concessionarie ad avere azionisti riconoscibili. Pertanto la situazione è semplice: chi si adegua alla legge, e svela tutti i proprietari che stanno dietro alle società, potrà avere il rinnovo della licenza. Gli altri dovranno restituirla”. Per evitare che ci siano privilegi – aggiunge Ughi – e per rispettare le normative europee che prevedono l’apertura del mercato del gioco a nuovi operatori, l’Aams sta preparando dei bandi per affidare ad altre concessionarie la gestione delle slot machine. Comunque sia nei giorni scorsi, proprio alla vigilia della scadenza delle concessioni, e sotto la pressione di parte del mondo politico che chiede da più parti maggior trasparenza, i Monopoli hanno già deciso di inasprire le regole obbligando tutta la filiera, concessionari, gestori, produttori ed esercenti, ad esibire il certificato antimafia. In altre parole, una fedina penale limpida. È un inizio.
Ma il mondo politico, alla vigilia del rinnovo delle licenze e dell’apertura del settore e nuovi operatori, è in fermento. Proprio nei giorni scorsi nella VI commissione Finanze della Camera il deputato idv Francesco Barbato ha presentato una risoluzione (primo firmatario Antonio Di Pietro), “per impegnare il governo a vietare la partecipazione alle gare di appalto alle società i cui soggetti partecipanti o controllanti siano residente in “paradisi fiscali” o al di fuori della Ue”. Nella sua risoluzione, Barbato chiede anche che il governo “si attivi per contrastare più efficacemente il preoccupante fenomeno del gioco minorile”. Mentre si riapre la partita dei padroni del gioco d’azzardo, infatti, il fenomeno diventa sempre più preoccupante. I casi di ludopatia accertati sono già 100 mila. E l’incremento della spesa media procapite annua per le scommesse legali è arrivata in Italia a 906 euro. Il triplo degli Stati Uniti. Alla faccia dei casinò di Las Vegas.

Scritto il 27 Luglio 2011 at 11:56

piero.@finanza,

Certo, delle dark pool parliamo molto spesso sul blog. E’ un sunto delle varie cose espresse in passato (compresi sui volumi dei mercati regolamentati).
Solo una nota: quando si cita un altro articolo occorrre sempre citare anche la fonte. 🙂

Cmq appena riesco posto le videate di trading delle principali dark pool, quelle insomma che sono citate nel tuo commento.

Grazie e a presto!

Scritto il 27 Luglio 2011 at 11:58

piero.@finanza: …..dimenticavo….articolo scovato su “borsatrading.net”Complimenti per l’OTTIMO Blog  

SCUSA!!! Visto in ritardo!

paktrade
Scritto il 27 Luglio 2011 at 12:25

ahem… Scusate l’ignoranza abissale, ma come si fa ad entrare con i propri soldini nelle dark pool? Chi sono quelli che ce li mettono? Ce li posso mettere anch’io o è un’elite protetta da chissà quale segreto?
Una volta capito questo sappiamo almeno a chi dare la colpa della speculazione, o no?
Ma io sono sempre convinto che se si lascia libero il mercato accadranno sempre di queste cose, altrimenti facciamo che decidiamo a priori quanto si devono muovere i titoli e facciamo i comunisti.

Ammetto che è un ragionamento ignorante e basico finchè volete, ma se si vuole la libertà assoluta, senza comprendere che questa comporta anche dei rischi come quelli degli ultimi giorni/mesi/anni, che si fa allora? Io sarei per un minimo di regolamentazione di questi strumenti, ma posso capire chi dice che non ce ne vogliono…

Non voglio entrare in olemica con nessuno, solo uno spunto di riflessione…. Ad majora!

Scritto il 27 Luglio 2011 at 14:46

Vedo che le dark pool stanno prendendo piede nel web. Ora tutti si stupiscono, comprese grosse testate, dell’esistenza delle piscine oscure… Siete un po’ in ritardo ragazzi!
Per me una magra consolazione: essere stato tra i primi parlarne in Italia. Soprattutto in riferimento al trading sulle azioni italiane.. Ma vabbè….

Lukas
Scritto il 27 Luglio 2011 at 17:46

paktrade,

oggi il mio short sull’S&P, aperto ormai 10 giorni orsono, comincia a prendere forma….. ora Pak aspettiamo la sostanza……..come vedi il COT di LUKAS non delude !!!

Ciao PAK !!!

idleproc
Scritto il 27 Luglio 2011 at 18:01

Dream Theater,

Vero. E’ sempre così… poi quando ormai è solo “acqua calda” ed è anche troppo tardi per affrontare correttamente il problema, arriva su tutti i giornali il coro degli scopritori…

paktrade
Scritto il 27 Luglio 2011 at 18:14

Lukas,

Ottimo! sono proprio contento per te!! Io ti seguo sempre, ma raramente opero, un po’ per pigrizia, un po’ per codardia, un po’ per il poco tempo tempo, molto perchè mi sono disamorato delle azioni… Facevo un po’ di trading con gli etf anche a leva 2x, ma non tengo gana ahora, come dicono gli spagnoli…
Però in chiave intermarket sempre utilissime le tue analisi COT-styled!!!
Continua così!
Ciao Lukas!!

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