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INTERMARKET: evoluzione e ruolo del rame
Nella teoria dell’analisi intermarket tradizionale, il ruolo del rame non è sicuramente di second’ordine. Il rame rappresenta la commodity che lascia sempre dei messaggi anticipatori. Dal suo andamento, in teoria, si possono avere degli interessanti messaggi sulla tendenza dell’inflazione. E quindi, a cascata, tutte le logiche sui tassi di interesse ecc ecc…
I mercati finanziari, oggi, sono guidati, come è noto, da dinamiche molto più articolate rispetto ad una volta. Ma questo non vuol dire che l’analisi intermarket è morta ma che, come tutte le cose, si è evoluta ed occorre cercare di capire come le dinamiche intermarket si stiano evolvendo.
Il grafico del rame, comunque sia, mi incuriosisce perché, per certi versi, ci illustra quella che è stata un abuova ripresa e poi una fase di stabilizzazione o se preferite di stallo. Oggi addirittura il rame semra perdere i colpi. Il tutto avviene pero proprio nel momento in cui gli indici di fiducia economici europei si trovano in gran forma.
Grafico del rame
Cosa sta succedendo? Semplicemente, rispetto ad una volta, il rame non ha più certo quel ruolo “anticipatore”, soprattutto nei confronti di quelle economie che ormai sono profondamente informatizzate e vivono sul terziario. Il caso più banale che posso fare è prendere come esempio la più importante economia globale, gli USA.
Quali sono le 5 aziende più grandi, più performanti e più importanti a Wall Street? Di certo non Exxon, non US Steel, non AT&T. Bensì Facebook, Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet. E’ la new economy che avanza.
Cosa può importare a queste aziende il prezzo del rame? Dire poco è sbagliato. Ma possiamo ammettere che il suo trend è certamente meno importante. E allora per chi è ancora importante una delle materie prime alla base dell’analisi intermarket? Eccovi la risposta.
Intermarket: rame e Cina a braccetto
La Cina è un paese che ancora è molto manifatturiero e sta crescendo con delle logiche improponibili in altri paesi, ormai alla saturazione totale.
La Cina quindi ha un peso pari a circa il 50% del mercato globale del rame. Un problema solo cinese? Non proprio, visto che noi tutti sappiamo l’importanza del tessuto prodttivo cinese anche in ottica di export. Quindi, rame meno fondamentale ma sempre da monitorare con attenzione. E per l’Asia, magari, un occhio di riguardo particolare.
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la Cina consuma solo una parte del rame che acquista. Il resto è “finanza”, viene acquistato da privati nella convinzione che il prezzo resta alto per usarlo come collaterale per avere prestiti in leva. E’ la versione cinese della collateralizzazione a uso speculativo. Però almeno è rame e a qualcosa serve (o servirà).
Ciao DT,
sempre interessante il discorso del rame.
Il fatto che abbia parzialmente perso di importanza per l’occidente ?
Dove sono i consumi?
Occorre ricordare che, nonostante Trump voglia riportare parte del manifatturiero in USA, la Cina ed altri Paesi del Far East producono montagne di attrezzature ed elettrodomestici (per non menzionare i semiconduttori) che attualmente invadono tutti i mercati occidentali, proprio grazie alla delocalizzazione operata da industrie dell’occidente anche europee.
Il Copper (Dottor Copper), l’Iron Ore (rottami ferrosi) ed altri metalli, seppur in modo più specifico (Platino e Palladio), con le loro quotazioni (Futures) danno benissimo l’idea delle aspettative dei consumi dei…mercati occidentali, ma possono essere viziate dall’impeto di costruire un mercato interno funzionante a pieno regime in Cina (tra diversi anni…).
Si era forse già detto che il miglior indice per valutare le importazioni in occidente e le aspettative sui consumi e sull’economia è il Baltic Dry Index.
Meglio forse abbinare l’analisi di entrambi gli indici non ti pare?