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INFLAZIONE: gli indici lanciano nuovi allarmi e la Fed torna a parlare di TAPERING

Scritto il alle 23:32 da Danilo DT

 

 

Il mercato sembra andare a gonfie vele. Crescita che, come si è detto, continua imperterrita, fiducia che torna a livelli importanti, quindi un quadretto tecnicamente idilliaco per quel quadro di RIPARTENZA che da tempo ipotizziamo e speriamo di concretizzi.
Però qualche problemino purtroppo c’è e sta iniziano ad affiorare. In particolare mi riferisco a quel problemino che si chiama tasso inflazione.

Ma prima di parlare di inflazione, è giusto ricordare che uno degli elementi che sono alla base dell’aumento dell’inflazione sono le materie prime. Vivremo in un mondo più green? Sicuro, intanto però il petrolio sembra fregarsene e coerentemente con l’entusiasmo per la ripartenza economica, si dimostra particolarmente brillante anche grazie all’esito del vertice lampo in cui l’Opec Plus in sostanza si è limitata a prendere tempo, senza aumentare la quota di produzione, malgrado la forte domanda. Quindi la produzione di petrolio continuerà a risalire fino a luglio come da programma precedentemente deliberato, e poi si vedrà.

Brent chart BR1 by TradingView

Questo cosa ha comportato? Fin troppo semplice.

(…) Il protagonista di queste ore è il petrolio, che per la prima volta da due anni ha chiuso le contrattazioni (martedì sera) sopra quota 70 dollari al barile – dopo aver passato anche quota 71 – in scia alla decisione Opec + di confermare la politica di graduale aumento dell’offerta. (…) Proprio il rialzo dei prezzi energetici è piuttosto quel che preoccupa gli osservatori, perché in grado di orientare al rialzo l’inflazione in generale e perché accompagnata da una corsa delle materie prime – dall’alluminio al rame, passando per quelle alimentari – che sta mandando in tilt le catene di fornitura globali creando non pochi grattacapi alle aziende (…) [Source] 

Alert. Adesso l’inflazione torna ad essere un problema? Innanzitutto vi faccio vedere un grafico di Citigroup sull’argomento. Se già conoscevate il CESI per analizzare lo scostamento tra previsioni macro e realtà, eccovi il Citigroup Inflation Surprise Index, ovvero il CISI. Meccanismo identico: analizza lo scostamento tra le previsioni del tasso inflazione e quello effettivamente rilevato.

CITI Inflation Surprise Index

La Cina al momento non ha portato strane sorprese, idem l’Eurozona anche se un po’ ha sorpreso ma sempre in certi limiti i decenza. Chi porta in alto il dato del G10 è senza dubbio il CISI degli USA che arriva ad avere un indice di sorpresa ai massimi storici. La cosa inizia in effetti a preoccupare, il grafico ci testimonia che lo scostamento dalle attese è veramente importante. E difatti…

AGI – L’inflazione negli Stati Uniti preoccupa e il presidente della Federal Reserve di Filadelfia Patrick Harker, afferma che “bisogna cominciare a pensare al tapering”, ovvero alla riduzione degli acquisti che la banca centrale fa di obbligazioni del Tesoro e di titoli garantiti da ipoteca da 120 miliardi di dollari al mese. (…)

Eccoci di nuovo qui, si era archiviata l’ipotesi “tapering” ma ecco che subito la FED la rispolvera e la ripresenta.

(…) “Forti aumenti sono stati registrati nelle materie prime per l’edilizia e la produzione così come nei prezzi dei trasporti, dell’imballaggio e dei prodotti petrolchimici. Le interruzioni nella catena di approvvigionamento hanno intensificato le pressioni sui prezzi. (…) Secondo Harker tuttavia la situazione è sotto controllo. (…)

Ma signori, anche se non fosse così, non potrebbe certo terrorizzare il mercato con una comunicazione tropo lesiva? Vi ricordate cosa era successo con Powell appena arrivato in cabina di regia?

(…) Se l’inflazione dovesse salire oltre l’obiettivo della Fed, la banca centrale ha gli strumenti per affrontarla, ha osservato Harker. “Se dovesse succedere, sappiamo come rispondere”, ha aggiunto, “e sono sicuro che risponderemmo in modo appropriato”. (…)

Quindi tutto apposto ma pronti ad agire se sarà necessario. Sulla carta nulla di nuovo se non fosse per quell’indice CISI veramente fuori dai canoni tradizionali.

(…) “Abbiamo intenzione di mantenere i tassi bassi a lungo”, ha detto Harker. “Ma potrebbe essere il momento di iniziare a pensare di pensare almeno alla riduzione dei nostri acquisti mensili di obbligazioni del Tesoro e di titoli garantiti da ipoteca da 120 miliardi di dollari”. Harker ha sottolineato che la Fed non si muoverà all’improvviso per ridurre il ritmo degli acquisti (…) “Il nostro obiettivo è quello di essere noiosi”, ha detto ricordando che la tempistica per queste discussioni non è stata decisa. (…) [Source

Essere noiosi è l’obiettivo, ma non la certezza. E già nel prossimo meeting Fed che avrà luogo il 15 e 16 giugno, capiremo che aria tira. Per assurdo ci sarebbe ancora spazio per essere espansivi, il regime di “piena occupazione” è ancora lontano, ma l’inflazione deve dimostrare di aver registrato un aumento temporaneo e non strutturale (non è infatti un caso che si consideri soprattutto il tasso medio periodale e non il dato spot). Inoltre resta il dato sugli stipendi.

Biden vuole aumentarli e il mercato dovrà per forza farlo perché è palese che manca forza lavoro (grazie ai contributi governativi, alias il “Reddito di cittadinanza USA”). Questo sarà per forza un ulteriore tegola sull’inflazione visto anche che ri ripercuoterà sul prezzo del bene finale. La cosa che mi conforta è che per tutti questi passaggi occorre del tempo. Non ci resta che sperare che la situazione di “sfreddi” da sola nelle prossime settimane. In caso contrario, signori, abbiamo un problema.

STAY TUNED!

Danilo DT

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