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Il miglior investimento possibile
Tanti anni fa, quando iniziai a scrivere su un blog della piattaforma Blogspot, avevo due obiettivi: il primo era quello di condivisione di analisi e notizie, con la speranza di poter creare un “salottino” di finanza indipendente.
Il secondo obiettivo e dire le cose come sono nella realtà , senza tutti quei filtri e quegli interessi (quasi sempre economici) che rendono la realtà ben diversa da come viene raccontata da giornali e media.
Quindi un blog che non voleva essere una scuola, mai preteso tanto, ma fondamentalmente un luogo dove si poteva dare un accrescimento della cultura finanziaria dei lettori, facendo capire alcune situazioni ( trascurate dai più) e spiegando i vari scenari dei mercati. In primis, ovviamente, con l’ausilio dell’analisi intermarket.
E devo ammettere che in tutti questi anni ho ricevuto tanti ringraziamenti da parte dei lettori proprio in questo senso. In molti infatti hanno gradito con entusiasmo la volontà del sottoscritto di “dare un qualcosa” in cultura finanziaria.
Mi ha fatto estremamente piacere leggere alcuni giorni fa un articolo scritto da una professoressa dell’Università di Darthmouth, tale Annamaria Lusardi , chespiega quanto ci sia disinformazione e quanto sia carente la cultura finanziaria della gente.
Già nel 2009 avevo letto un suo brillante articolo sull’ignoranza finanziaria e su quanto costasse cara.
Oggi invece esce sempre sul sito LaVoce.info con un eccellente testo che si presenta con questo abstract:
Proprio la crisi ci ha dimostrato come la scarsa conoscenza di nozioni economiche e finanziarie di base sia diffusa in larghi strati della popolazione, sia negli Stati Uniti sia in Europa. E ciò porta a prendere decisioni sbagliate sui mutui come sulle pensioni. Le conseguenze sonodisastrose non solo a livelli microeconomico, ma anche macroeconomico. Per questo gli Usa hanno lanciato alcuni programmi per l’alfabetizzazione finanziaria nelle scuole. Ma non basta: corsi di questo tipo sidovrebbero tenere anche nelle aziende.
Questo abstract, ovvero testo che si trova subito sotto il titolo, che per la cronaca è “Come insegnare l’ABC della finanza” dasolo merita da parte mia un plauso sentito e di massima condivisione.
Ovviamente poi il testo dell’articolo non è da meno…
La crisi finanziaria ha evidenziato quattro fatti. Primo, la scarsa conoscenza in materia finanziaria, con le conseguenti decisioni inadeguate e scorrette, è diffusa in larghi strati della popolazione; secondo, i problemi finanziari possono passare inosservati per lunghi periodi di tempo prima di esplodere in superficie; terzo, le conseguenze di errori finanziari possono essere devastanti per gli individui e le famiglie; quarto, i costi di questi errori sono alti non solo a livello microeconomico, ma anche a livello macroeconomico. (…) Conoscere o meno i concetti finanziari di base (ma fondamentali) ha effetti importanti: coloro che ne hanno scarse conoscenze tendono a non pianificare la propria pensione, a non risparmiare e a ottenere prestiti attraverso metodi che generano alti costi di interessi e alte spese. E il comportamento di fronte ai mutui ha rivelato altri aspetti. (…) I problemi finanziari possono, poi, essere sottovalutati per lungo tempo. Il risparmio per la pensione può essere insufficiente a far fronte alla spese post-ritiro dal lavoro, ma non ci sono meccanismi esterni che lo segnalino: i controlli e i calcoli per assicurarsi di essere sulla strada giusta sono affidati solo all’iniziativa individuale. Allo stesso modo, il numero delle carte di credito e l’ammontare di indebitamento su ciascuna dipendono dalle decisioni dell’individuo. Ma per chi non conosce la legge del tasso interesse composto, non è facile capire quando il debito diventa troppo alto. E il debito può trasformarsi in una valanga che trascina lentamente l’individuo fino alla bancarotta.
Che dire, condivido in toto queste parole che sintetizzano, pensateci un attimo, la perfetta realtà che oggi il risparmiatore medio sta vivendo. Una situazione dove si è succubi di brandelli di notizie, di cose dette a metà e che portano ad errori valutativi che poi rischiano di diventare drammatici. Ma attenzione, io non parlo solo di mala informazione o di news politicizzate. Parlo proprio di mancanza di basi di cultura finanziaria. E sia ben chiaro. Non voglio che pensiate che, in questo modo, vengano scaricati dalla loro responsabilità gli attori principali che hanno generato “la madre di tutte le crisi”. Voglio solo dire che una maggiore cultura finanziaria non può che essere un elemento positivo per capire come e dove investire. Ed evitare altri casitipo Argetnina dove (così si dice) moltirisparmiatori avevano investito senza sapere il reale rischio a cui andavano incontro. Ma questa è un’altra storia.
Un esempio: fondi pensione
Per esempio, tra i lettori mi piacerebbe sapere chi conosce il regime fiscale dei fondi pensione. Oppure, molto più banalmente, il loro funzionamento.
Ben pochi credo. Perché? Perché è così, si tende a banalizzare ed a sottovalutare l’argomento rimandando a data da definirsi la lettura di un qualche manuale che ne spiegherà con un calcio ed un pugno il funzionamento. E diventa quindi ovvio che il rischio di fare “scelte sbagliate”nei momenti topici della nostra esistenza diventa elevatissimo. Scelte che purtroppo non avranno una “seconda possibilità”. Il mercato non perdona, credo che anche voi lo abbiate capito.
Tutto quanto sto scrivendo (sperando che sia da voi condiviso) sta iniziando a diventare un problema finalmente da prendere in considerazione anche da parte della classe politica USA.
Infatti…
Lo scorso dicembre, negli Stati Uniti, il ministro del Tesoro Geithner e il ministro della Educazione Duncan hanno lanciato alcuni progetti di educazione finanziaria nelle scuole. Programmi di questo tipo sono già stati adottati in Inghilterra, uno dei primi paesi a documentare la mancanza di competenza finanziaria degli individui. (…) Ma parlare di educazione finanziaria solo nelle scuole non basta, perché le decisioni finanziarie vengono prese a ogni età. E alcune di quelle più importanti sono proprie della vita adulta, come ad esempio quando andare in pensione e se trasformare o no in rendita la ricchezza pensionistica accumulata. In vari paesi, l’educazione finanziaria si fa nelle aziende.
La chiusura dell’articolo potrebbe diventare la frase da usare come simbolo per questo blog:
Gli scettici sostengono che i piani di alfabetizzazione finanziaria sono costosi. In realtà la crisi ci insegna che è costoso non fare educazione finanziaria.
Impagabile.
STAY TUNED!
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