Il grande sogno americano continua? Dipende dalla riforma fiscale.

Scritto il alle 12:45 da Danilo DT

Ho avuto modo di confrontarmi con alcuni contatti su quello che è il piano di riforma fiscale proposto da Donald Trump nei giorni scorsi.
Qui vi ricordo i punti salienti. Un taglio delle aliquote per le aziende pari al 20% dal 35% precedente, quindi sopra il 15% promesso da Donald Trump ma sotto la media mondiale del 22,5%. Il raddoppio delle deduzioni standard, l’eliminazione della tassa sulla casa e quella sulla successione e una riduzione, ancora da definire, della tassa una tantum che i gruppi come Apple pagherebbero nel caso rimpatriassero i loro utili parcheggiati all’estero. (Source)
Insomma una manovra che io definirei “maestosa” a livello dimensionale e che, se realizzata, muoverebbe e non poco le sorti dell’economia USA. Era quello che chiedeva la logica. Dopo il QE che doveva portare reflazione, era necessario, come processo di prosecuzione, una forte riforma fiscale che potesse dare fiato ad un’economia stimolata fino ad oggi dalla politica monetaria ma che adesso ha bisogno di una linfa nuova. E questa linfa gliela deve dare, appunto, una forte riforma fiscale.

Il taglio delle tasse, quindi, stimola la crescita che diventa più forte, sale l’inflazione e la banca centrale (FED) può continuare il suo processo di normalizzazione, al fine di rimettere in arsenale tutte quelle armi che un domani potranno nuovamente essere utilizzate in caso di crisi economico finanziaria.

Un triliardo di dubbi sulla riforma fiscale…

Dove sta il problema? Molto semplice. Un taglio delle imposte alle imprese pari a 15 punti possiamo quantificarli in circa un TRILIARDO di USD all’anno. Detto così significa niente senza altri parametri. E allora posso dirvi che avrebbe un impatto pari al 5% sui conti pubblici. Ricordate che, tra le altre cose, c’è anche un problemino col debt ceiling, rimandato di sei mesi? Ma attenzione, si tratterebbe di uno solo degli aspetti del nuovo piano fiscale di Donald Trump. Il costo dell’operazione dovrebbe comportare un aumento annuo del debito di 2,7 trillioni di USD.

Ecco, personalmente questa riforma fiscale mi sembra una sparata alla “Donald Trump” a cui ci stiamo abituando. Semplicemente perché la coperta è corta, l’appoggio del Congresso difficilmente arriverà e quindi la proposta dovrà per forza essere cambiata. E se per assurdo invece capitasse l’incredibile, allora a quel punto non so dove andremo a finire. Ma nel breve non potremo che vedere ancora borse molto forti, con le aziende USA soprattutto concentrate a livello di business sul mercato interno che potrebbero prendersi la scena. Lo ammetto, ormai non mi sorprendo più di nulla, e tutto potrebbe succedere per cercare di coltivare ancora il grande “sogno americano” che ha, oggi,  come motto “America First”.

STAY TUNED!

Danilo DT

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2 commenti Commenta
omnia_funds
Scritto il 2 Ottobre 2017 at 13:17

Se la riforma fiscale andrà in porto , riporterà il P/E a valori compresi tra 17 e 18…..rendendo così WS quasi a buon prezzo e perlomeno a livelli di valutazione nella media standard!!
A questo punto potrebbe essere l’unica soluzione per evitare una discesa dei mercati che potrebbe diventare difficilmente controllabile…ovviamente non oso immaginare se tale riforma non passerà al senato…..

Scritto il 2 Ottobre 2017 at 14:08

Già, torno sull’argomento domani in particolar modo sulle previsioni IBES.
Il mercato intanto ci crede…

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