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Il $ e l'Energy… Il business continua
Il dollaro U$A continua nella sua corsa (all’indietro..) verso quota 1.40 vs. €. Non posso escludere che ci siano anche dei pull back ina rea 1.37, però la strada sembra abbastanza segnata. Ed il pull back è molto probabile anche vedendo le reazioni che il $ ha quando raggiunge certi livelli di RSI. Il grafico illustra che in queste situazioni, il pull back è cosa abbastanza normale.
E’ interessante però notare una situazione che nelle ultime sedute mi è saltata all’occhio. Ha continuato ad avverarsi la correlazione inversa tra il dollaro (in flessione) ed il mercato delle materie prime (in rialzo). Il Commodity Research Bureau Index si è attestato a quota 325,09 punti, in rialzo dell’ 1,32% per un allungo da inizio anno pari al 5,80%. Era dal lontano fine mese di agosto del 2006 che il principale indice delle materie prime non raggiungeva tali livelli di quotazione.
Gli investitori hanno fame di materie prime ed il rally dei prezzi verso livelli record attrae capitali in maniera più facile rispetto alle altre asset classes (che volete farci…la moda…). Nel corso dell’ultima settimana il petrolio ha mostrato ancora una certa forza rialzista. La curva dei prezzi futures sul petrolio continua a trattare in “contango” con il contratto a 6-mesi a 73,77 $ e quello a 12-mesi a 73,90 $ ( e quindi con prezzi in aumento alle scadenze prossime di futures). Livelli di prezzo che se da un lato rappresentano una seria minaccia all’ economia mondiale, in termini di inflazione dall’ altro lasciano presagire agli affari d’oro che potrà conseguire la categoria dei raffinatori, in considerazione del fatto che agli attuali livelli il crack-spread, e cioè il teorico margine di profitto ottenibile dall’ attività di raffinazione del petrolio grezzo, è pari a poco meno di 18 dollari al barile, in rialzo da inizio anno del 146%. E qui mi raillaccio al discorso fatto l’altro giorno sul prezzo della benzina. Cliccate qui….
La psicologia del mercato è basatain questo momento sulla convinzione di un rialzo ulteriore della domanda mondiale di petrolio, sul minore output produttivo e sulle riserve di prodotti finiti abbastanza tirate. Ovvero, l’OPEC deve aprire i rubinetti, sempre se può… Sempre se vuole… Nell’ ultima settimana i prezzi sono arrivati ai massimi del 25 agosto scorso sulla scia delle aspettative di alcuni operatori secondo cui la produzione di benzina negli USA dovrebbe rallentare a causa della chiusura non prevista di alcune raffinerie. Quindi…benzina ancora più cara? I prodotti raffinati non vogliono proprio sapere di arrestarsi… Tanto per rinfrescarsi la memoria, inserisco il grafico del WTI.
Per chiudere vorrei dire anche 2 parole sul Gas Naturale, la grande commodity bastonata, colei che dopo le mazzate subite dal default dell’hedge fund Amaranth, non si è più ripresa. Ci troviamo nuovamente in un momento di debolezza legato all’ andamento delle scorte: attualmente sono più alte del 18% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Non bisogna dimenticare però che negli Stati Uniti siamo ormai prossimi alla stagione degli uragani. Inoltre è la risorsa su cui si converge/specula quando il petriolio diventa troppo caro (non dimentichaimo che il problema maggiore per il gas naturale è il trasporto e lo stoccaggio). Chissà ancora…che non diventi una BUY OPPORTUNITY?