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Ignorantia legis non excusat: da oggi non è più cosi.

Scritto il alle 15:03 da Danilo DT

casta-politica-spese-pazzeChi ha avuto modo di studiare un po’ di diritto, avrà forse avuto occasione di trovarsi sui testi una locuzione latina che resta una delle basi fondamentali del diritto.
Questa locuzione è “Ignorantia legis non excusat”.

Anche se non conoscete il latino, è abbastanza semplice poter tradurla. Chi ignora la legge non è scusato. Se quindi io oggi ti rubo un quaderno, non sapendo che sto compiendo un reato, non sono scusato. La legge è quella e quindi devo pagare.

La locuzione latina ignorantia legis non excusat è molto nota per il suo uso in ambito legale, come espressione sintetica della massima giuridica riguardo alla presunzione di conoscenza della legge. Il suo significato letterale è: «L’ignoranza della legge non scusa». La locuzione si trova anche nella forma «Ignorantia iuris neminem excusat» ovvero «Ignorantia legis neminem excusat», cioè «L’ignoranza della legge non scusa nessuno».
Nata nel diritto romano, l’espressione sta a indicare che è dovere del cittadino essere al corrente delle leggi; si evita così che la non conoscenza di una legge costituisca materia per la difesa. Uno dei requisiti della legge negli ordinamenti moderni è infatti la sua conoscenza, che si dà per presunta: si presume che la legge sia sempre disponibile alla conoscenza del cittadino, anzi alla generalità dei cittadini. Il criterio è da considerarsi assoluto. (Source)

Perché è una delle basi del diritto? Semplicemente perché se così non fosse, tutti i reati sarebbero opinabili. Basta dire che non si sapeva di compiere un reato e quindi si verrebbe scusati praticamente sempre. La legge non ammette quindi l’ignoranza. Ma quando è la legge ad essere ignorante?

Evviva l’ignoranza. Lo dicevamo da piccoli, quando la mamma ci costringeva a fare i compiti a casa, ma ora grazie all’innovativa sentenza dei giudici di Aosta sappiamo di essere sempre stati nel giusto. Certo, occorre essere anche consiglieri regionali. Ma dopo, sommando incompetenza e carica istituzionale, potremo anche noi comportarci come bimbi in un negozio di giocattoli il giorno del loro compleanno.
Con i soldi degli altri, quei fessi di cittadini, potremo pagare cene di lusso a base di mazzancolle fresche fatte arrivare per l’occasione; potremo acquistare carne di capra, un motorino, ingaggiare 24 attori per una fantomatica festa della Calabria spendendo la modica cifra di 40.000 euro. Potremo pagare il volo per Roma alla nostra consorte, potremo acquistare targhe in alluminio per il citofono di casa, potremo mettere a ferro e fuoco De Marchi e Giannotti, la gioielleria di lusso in piazza Chanoux, potremo usare i soldi del nostro gruppo politico per pagare i muratori che ci fanno i lavori in casa, insomma potremo vivere alla grande. L’unica condizione, tutto sommato un sacrificio accettabile, è quella di non essere consapevole. Come i bambini. Basta non sapere che stai violando la legge.

D’accordo, il qualunquismo mai, troppo facile dare addosso ai politici che spendono come Gastone mettendo tutto in nota spesa, chi è senza peccato scagli il primo scontrino, e poi così si incentivano i temuti populismi. Ma insomma, il verdetto del tribunale di Aosta che ha assolto 24 consiglieri regionali in rappresentanza dell’intero arco costituzionale, salvandoli anche dalla restituzione di un maltolto pari a 607.000 euro, sembra fondata su un sillogismo che merita il giusto tributo.

Le spese allegre sono infatti passate in cavalleria sulla base del fatto che manca l’elemento soggettivo del reato. Quel che ha sostenuto la pubblica accusa è vero, ma cosa volete farci, gli imputati non sapevano che comprare con soldi pubblici un motorino da mettere come premio nella tombola di Natale del partito è una cosa che non si fa. Nel confermare l’onestà dei suoi politici, la sentenza getta comunque un’ombra sul futuro della Regione, che per proprietà transitiva appare gestita da gente incapace di intendere e volere.

Questi amministratori sono anche legislatori, che però non conoscono la legge, non sanno distinguere il lecito dall’illecito. Come da prescrizione evangelica, sono stati perdonati, perché non sapevano quel che stavano facendo. Ma non importa, fare il consigliere in Val d’Aosta è un sogno, come dice il filosofo Flavio Briatore. Non svegliateli. (Source)

NO COMMENT

(anzi no, una cosa la voglio dire. Ma a questo punto a cosa serve la legge? Tanto si sa, sono il Re degli Ignoranti e quindi, ho sempre ragione davanti alla Legge, giusto? Ma per favore, e poi vogliamo rifondare l’Italia…)

Riproduzione riservata

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Danilo DT

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3 commenti Commenta
alan
Scritto il 2 Aprile 2015 at 17:07

Continuiamo come al solito a prenderci in giro, ci lamentiamo se le cose non vanno e sopratutto se i politici che ci rapprensentano di fatto fanno, come sempre, solo ed esclusivamente i loro interessi personali e del loro partito, si poi di quale partito? assistiamo ogni giorno a parlamentari
che con la massima indifferenza traslocano da un partito ad un altro con le più svariate motivazioni, come se noi cittadini ed elettori avessimo espresso una preferenza politica
opinabile. Con una situazione del genere ovvero caos politico, giuridico (vedi articolo ),e nondimeno economico, per quanto tempo dovremo sopportare ancora l’ipocrisia di chi ci dovrebbe rappresentare, prima che qualcuno si risvegli dal torpore ed inizi veramente a pretendere una classe politica, che onestamente e disinteressatamente faccia veramente gli interessi di tutti gli italiani, facendo crescere il paese ITALIA, dove i cittadini sono sovrani veramente, dove prevale il senso civico e l’onesta’.

andrea4891
Scritto il 2 Aprile 2015 at 17:29

dai su che sono poverini questi politici

nemmeno quelli che li corrompono dicono chiaramente che cosa pretendono da loro

pensate che stress, poverini, non sanno nemmeno chi gli paga la casa, i viaggi costosi … nemmeno tutte le più piccole spese

paolo41
Scritto il 3 Aprile 2015 at 13:15

personalmente penso che i cittadini di Aosta (quelli “veri” non quelli accomunati con la politica) dovrebbero citare in giudizio i giudici che hanno emesso tale sentenza. Il fatto che la valle d’Aosta è un conclave dove, come regione autonoma, permettono ai politici e ai giudici (vien da pensare) di fare quello che vogliono proprio perché ricevono a mani basse dai politici in termini di fiscalità e agevolazioni nei servizi. Quando decideranno di mettere sotto stretto controllo le dorate gestioni delle regioni autonome sarà sempre troppo tardi !!!!!!!

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