in caricamento ...

Debt ceiling e shutdown: cosi diversi ma cosi pericolosi

Scritto il alle 09:30 da Danilo DT

Cosa significa “shutdown”? E debt ceiling? E cosa possono comportare?

In questi giorni non si fa altro che parlare di shutdown e debt ceiling. Due momenti importanti per la vita politica ed economica degli USA, ma con conseguenze ben diverse.
Partiamo da quello meno grave, lo shutdown.
Come ben sapete, i membri del congresso americano non hanno raggiunto l’accordo sul budget federale. Questo significa che le casse dello Stato americano vanno in shutdown, ovvero “chiudono”, bloccando i fondi e di conseguenza gli stipendi di circa 800.000 persone (circa il 40% della forza lavoro del governo federale). Tutto questo a causa di uno scontro politico tra democratici e repubblicani in particolar modo sulla riforma sanitaria chiamata “Obamacare”.
Lo shutdown però non è una novità assoluta. L’ultimo risale a 17 anni fa, sotto l’amministrazione Clinton e durò 21 giorni: anche in quel caso andò a colpire i dipendenti pubblici proprio come in questa occasione.
Praticamente molte istituzioni statali si “paralizzano” fintanto che si trova un accordo governativo.
Sono ovvi i danni economici dello shutdown ma di questo ho già parlato in QUESTO POST. Il Tesoro statunitense dispone oggi di contanti pari a circa 30 miliardi di dollari che si esauriranno entro fine mese. La volatilità in mancanza di un prossimo accordo non potrà che salire.

Ma ben diversa è la storia sul debt ceiling.

17 ottobre. Quel giorno il debito pubblico americano raggiungerà la soglia massima consentita dalla legge, e il Congresso dovrà aumentarla per permettere al Tesoro di finanziarsi sui mercati. In mancanza dell’ OK della Camera e del Senato, il governo statunitense pagherà le proprie spese solo con le entrate fiscali, il che renderà autonome le casse statali per alcuni giorni e poi, sempre a fine mese/inizio novembre, arriverebbe la catastrofe. Mancherebbero i soldi per rimborsare il debito pubblico in scadenza. Senza un accordo sarebbe “default”. Scenario inimmaginabile ma tecnicamente possibile.

Le conseguenze sarebbero difficilmente calcolabili sia nell’ordine di volatilità, valutazione degli asset più tutto quanto concerne la politica americana ed il mercato obbligazionario che, ovviamente, andrebbe rapidamente a cambiar parere su quell’asset class che tutti consideravano il “safe haven”, bene rifugio per antonomasia e che invece non lo sarà più.
Gli speculatori fiuterebbero il momento opportuno per avviare operazioni short (ribassiste). La curva al ribasso diventerebbe verticale e tutto il mercato potrebbe entrare in un vortice di tensione e sofferenza, con fallimenti a catena: INSOMMA, un deja vu col default di Lehman Brothers ma con conseguenze BEN peggiori.
Per certi versi già qualcosa si sta muovendo. Nella mappa sottostante potete vedere che in ambito CDS gli USA stanno subento un forte peggioramento e ad oggi il vero safe haven è il Bund Tedesco.

Grafico CDS stati

Per certi versi fa sorridere il fatto che tutto potrebbe essere risolto con un voto politico. Si, cari lettori, qui c’entra nulla l’economia. Qui è solo una questione politica. Certe problematiche però bisognerebbe discuterle democraticamente e poi prendere delle decisioni importanti senza mettere a rischio l’economia e il sistema finanziario globale. E pensate che addirittura negli stessi Stasea qualcuno sta facendo il tipo per il default… La gente proprio non si rende conto di cosa potrebbe comportare. Altro che “American Dream“…
Anche se è auspicabile che questo teatrino, in “zona Cesarini”,  trovi comunque una soluzione.

PS: infine trovate curioso il fatto che i mercati stiano ignorando vistosamente questi rischi? Non temete, c’è un motivo. Sembra infatti che per ovviare a queste problematiche, la FED sia disposta a rimandare ulteriormente il tapering. Anzi, secondo alcune fonti, addirittura c’è chi dice che la FED potrebbe aumentare il pompaggio di denaro. Fantascienza? Lo vedremo. Intanto il mercato gioisce all’idea. L’importante è che non manchi la droga. E del default ci cureremo più avanti….

E intanto gli indici di fiducia più attuali e recenti ci illustrano il forte shock già per lo shutdown. Fino a quando il mercato potrà ignorare?

(Articolo apparso sul sito PianoInclinato.it)

Sostenete l’iniziativa. Abbiamo bisogno del Vostro aiuto per continuare questo progetto!


Buttate un occhio al nuovo network di

Meteo Economy: tutto quello che gli altri non dicono

| Tutti i diritti riservati © | Grafici e dati elaborati da Intermarket&more su databases professionali e news tratte dalla rete | NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)

Tags: ,   |
7 commenti Commenta
kry
Scritto il 8 Ottobre 2013 at 09:58

Per la testa dei rappresentati del popolo usa probabilmente passerà questo pensiero: ” Ammazza quanto è figo avere in mano il destino futuro del mondo, il tutto con un voto, ancor meglio della mano di dio goldman sachs.”

john_ludd
Scritto il 8 Ottobre 2013 at 10:38

kry@finanza,

non credo sia così. I loro rappresentanti sono per buona parte dei bifolchi ignoranti che si troverebbero bene in compagnia con Gasparri. In generale poi gli USA restano un paese isolato da oceani, la loro mentalità è di tipo insulare, conta solo casa propria perchè il resto del mondo fanno persino fatica a collocarlo geograficamente. Tutto questo non durerà in eterno. I movimenti tettonici sono lenti ma non si fermano. I detentori del monopolio del dollaro (le grandi banche) godono di un privilegio straordinario: se il paese A compra dal paese B beni e servizi per 100 e vende per 95, oggi corrono flussi in dollari per 195 senza alcun beneficio per A e B e grandi guadagni su chi gestisce le transazioni in dollari. Non ha alcun senso, tutto ciò che serve ad A e B è gestire il saldo di 5. Quando il riassetto monetario globale ? Nessuno lo sa, ma alcune ipotesi si possono fare. Il peso dell’economia USA era il 40% del PIL, oggi è attorno al 20% e in calo. Nel primo semestre di quest’anno la quantità di petrolio acquistata dai paesi non OCSE ha superato per la prima volta quella dei paesi OCSE. L’avanzo commerciale della Cina si è fortemente ridotto, la sua produzione industriale ha superato quella USA nel corso di quest’anno, i loro leader girano per il mondo firmando accordi bilaterali di scambio sulla linea di cui sopra. Man mano che questi numeri si muovono nella direzione tracciata, il potere negoziale di USA e occidente cala. Un giorno, la svalutazione di dollaro ed euro (sempre che esista ancora) e la concorrente rivalutazione delle altre monete farà sì che le economie OCSE diverranno residuali. Importeremo una vagonata di inflazione, faremo molta fatica ad accedere ai flussi energetici. Per ognuno di noi ci sono 8 di loro, ci siamo infilati in una competizione al ribasso che possiamo solo perdere prima che tutti quanti, noi e loro, perderemo l’unica guerra che conta.

kry
Scritto il 8 Ottobre 2013 at 12:11

john_ludd@finanza,

Ti ringrazio molto per le tue continue delucidazioni e soprattutto in risposta alle mie supposizioni e quesiti. Ciao. A proposito, le multinazionali USA che producono delocalizzate non concorrono al PIL ( che come mi hai ricordato è un costo)e quando ci sarà questa svalutazione del $ potrebbero ritornare e in parte riequilibrare/raddrizzare il tutto, mentre noi non abbiamo nemmeno questa residuale speranza.

john_ludd
Scritto il 8 Ottobre 2013 at 12:47

kry@finanza,

Nessuno conosce il futuro. Quanto scrivo è una semplificazione e come tale sempre imprecisa. Prendila come un possibile scenario, più probabile di altri, dai tempi incerti. Sul suo sito Bagnai ha postato spesso riguardo l’impossibilità di sostenere a lungo un’economia in assenza di cambio fluttuante e ci ha scritto pure un libro (l’alternativa è il trasferimento fiscale dai paesi in surplus a quelli in deficit nell’ordine di molti punti di PIL/anno cioè quanto accade in USA e tra Italia del Nord e Italia del Sud, tra Baviera e resto della Germania etc…). Ora, non sono sempre dell’opinione di Bagnai, e personalmente lo trovo insopportabile, ma è un economista con i fiocchi e quando scrive di questi temi non sbaglia. Se sgombriamo il tavolo da ideologia e paura, restano i fatti.

ob1KnoB
Scritto il 8 Ottobre 2013 at 13:35

Alla fine la finanza (non l’economia reale) è una convenzione. Convenzionalmente gli attori del mercato accettano e più o meno condividono gli equilibri che ne derivano. Lo shutdown è nella sintesi una postergazione della spesa e per questo non sembra preoccupare. Ci saranno ripercussioni sugli utili aziendali? Probabile ma ininfluente sul sentiment del mercato. Debt ceiling: opportunità politica sembra l’opinione più condivisa. Il vero problema è la sintesi che c’è nei numeri. Trenta punti o quasi di incremento del rapporto debt/Gdp in quattro anni si sono tradotti in meno di un terzo di Gdp. Con i QE ad esacerbare la valutazione complessiva. (Paradossalmente se l’amministrazione si fosse limitata a distribuire contanti a pioggia avrebbe avuto risultati migliori). E nonostante questo i numeri sembrano cominciare a peggiorare sintomo dell’inefficacia di quanto messo in piedi. Non c’è possibilità di leva monetaria e/o fiscale. Un cul de sac. Ma finchè regge la convenzione….

PORTELLO
Scritto il 8 Ottobre 2013 at 14:40

Mi ricordo John che in un tuo posto parlavi di come gestivi il tuo portfolio, ovvero tenendo circa 25% di 4 diverse valute e ogni anno a seconda della valutazione lo ricalibravi
ovviamente un po di euro dobbiamo tenderli vivendo qui…
dollari comunque li teniamo? non dirmi di no perche’ ne ho appena presi un po
gli altri candidati chi sono?
corona norvegese? franco svizzero? real brasiliano? rublo?
o anche queste potrebbero avere problemi specie real?
io farei…50% euro…25% dollaro 10% franco svizzero 10% rublo 5% real (anche se va sempre cambiato con euro o dollaro)
pero’ si potrebbe comunque rischiare di perder parecchio con le valute…dovesse andare tutto al contrario di come si pensa la corona tornerebbe a 10, contro 8 adesso..il real a 3.60 contro 3 adesso…franco..1.50 contro 1.22 adesso

john_ludd
Scritto il 8 Ottobre 2013 at 15:15

PORTELLO,

in questo sito ci sono dei professionisti che ti possono dare consigli migliori dei miei per quello che concerne il breve periodo e il trading. Può essere che abbia parte di quello che ho in valuta ma passo fuori dall’Italia da 4 a 8 mesi l’anno e quello che potrebbe avere senso per me è assurdo per un altro. Sono invece del tutto certo che il modo migliore per gestire il proprio denaro è spenderlo, gradualmente e con buon senso… ma spenderlo. Chi crepa con dei soldi in banca o dei lingotti d’oro nel sofà non è un gran dritto secondo il mio punto di vista. Ciao !

I sondaggi di I&M

Come vorresti I&M?

View Results

Loading ... Loading ...