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GOOGLE converge su BUFFETT (e viceversa)
Il colosso guidato da Brin e Page cambia pelle. Ma anche la holding Berkshire Hathaway dell’oracolo di Omaha Warren Buffett non sta a guardare. This is the future, baby!
Così vicini e così lontani.
Warren Buffett e la sua Berkshire Hathaway rappresentano la “vecchia scuola”, solida, molto value, con scommesse controllate ma con grande capacità gestionale.
Google dei “mostri” Brin e Page, sono la “camera con vista” sul futuro. La loro azienda ha cambiato (assieme ad Apple) le nostre abitudini, il nostro stile di vita.
Ma ecco che nelle ultime ore succede quello che sancisce cosa è il futuro VERO. Non quello fumoso, speculativo e relativo. Il futuro concreto che resterà nella storia. Se da una parte Buffett parte con una enorme operazione di M&A acquistando un’azienda chiamata Precision Castparts Corp , una società di produttore di componentistica per velivoli, registrando il più grande acquisto della storia, pari a $37.2 miliardi, dall’altra parte Google si rivoluziona. E cosa fa? Impara proprio da Buffett. Brin e Page prendono esempio dalla struttura della stessa Berkshire Hathaway.
Una manovra manageriale per dividere business redditizi e meno redditizi e i relativi gestori? Una tattica finanziaria che consentirà di acquisire e cedere più rapidamente società nei vari settori, di concentrare o separare attività secondo le opportunità del momento? Una risposta da lungo tempo dovuta agli investitori che chiedono maggiore trasparenza sull’effettivo valore delle varie attività del gruppo? Puro teatro aziendale? Si discuterà per mesi, forse anni, della decisione, comunicata lunedì sera da Larry Page a mercati finanziari Usa chiusi, di trasformare Google Inc in una conglomerata, ribattezzandola Alphabet. (Source)
Definirlo teatro aziendale mi sembra decisamente eccessivo. Anzi, questa è una vera Google Revolution. O se preferite una Google Evolution.
Nella nuova organizzazione societaria, sotto l’ombrello di Aphabet e a fianco di Google, verranno create varie società sperate, ognuna col suo CEO per ogni singolo business (reale o potenziale) tra quelli sviluppati negli ultimi anni nei campi più disparati dalla febbrile ansia d’innovazione di Page e Brin. Business spesso promettenti, a volte avventurosi, quasi sempre rischiosi e a redditività differita. (…) sotto Alphabet, oltre a Google, ci saranno sicuramente Google Ventures, la società di «venture capital» del gruppo, Capital, la società di «private equity», Google Fiber, che gestisce servizi Internet ultraveloci. (…) E poi c’è GoogleX, i laboratori del gruppo che probabilmente terranno sotto il cappello di un’unica società vari programmi, come quello dell’auto senza pilota.
Ecco la verità: Google stava diventando TROPPO grande e per questo sempre più ingestibile. E allora che fare? Trasformarla in un’azienda diversa, dividendo le aree di business, aumentando la trasparenza e, banalizzando, mettendo ordine, replicando a grandi linee la struttura societaria proprio della holding dell’oracolo di Omaha.
E fu così che, magicamente, due realtà societarie praticamente agli antipodi, tendono a convergere , mettendo in chiaro il modello societario e di business che dominerà in futuro.
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