FOCUS: Equity risk premium, eccezioni e regole

Scritto il alle 15:30 da Danilo DT

Cosa insegna la teoria finanziaria in merito al rapporto rischio/rendimento? In cosa consiste l’equity risk premium? I rendimenti azionari saranno superiori a quelli obbligazionari anche nel futuro? A cosa è attribuibile l’equity premium negativo dell’ultimo decennio?

Ennesima puntata della “piccola partnership” (non di tipo commerciale, ci tengo a sottolinearlo) con una casa d’investimento (AnimaSgr) con un approfondimento di indubbio interesse.
Tengo inoltre a precisare che questo video è dedicato soprattutto agli investitori magari non super professionisti, ma è anche interessante per coloro che sono più “navigati”.
Ovviamente sarò ben lieto di leggere i Vs feedback su questa iniziativa. Vi lascio al video e alla sua trascrizione. Buona visione!
Vi lascio al video…

http://www.youtube.com/watch?v=tnySMqa2mis

Cosa insegna la teoria finanziaria in merito al rapporto rischio/rendimento ?

La teoria finanziaria ci insegna che ad un più elevato rischio deve associarsi necessariamente anche un rendimento più alto e che -almeno nel lungo periodo- le azioni debbano essere un investimento più remunerativo dei titoli monetari ed obbligazionari.
Nel breve periodo, le quotazioni di mercato dei titoli azionari tendono ad essere molto più volatili di quelle dei titoli obbligazionari: il che implica che, su orizzonti brevi gli investitori azionari possono trovarsi a soffrire vistose perdite o, viceversa, a godere di ingenti guadagni. La teoria postula tuttavia che, su archi di tempo abbastanza lunghi (dieci, venti anni o più) guadagni e perdite in parte si compensano e i guadagni cumulati tendono a superare le perdite, cosicché il saldo netto è, alla fine, positivo per le azioni.

In cosa consiste l’equity risk premium?

L’eccesso di rendimento azionario richiesto dal mercato rispetto al rendimento di attività prive di rischio è chiamato, nel gergo finanziario, equity risk premium (o “premio per il rischio azionario”). L’equity risk premium è la differenza tra la redditività delle azioni (misurata dal rapporto tra utili e prezzo di mercato) con il rendimento reale dei titoli di stato, i quali vengono considerati investimenti privi di rischio.
Alcuni studiosi della London School of Economics hanno calcolato che tra il 1900 e oggi l’equity risk premium medio è stato del 5%: nell’arco degli ultimi 112 anni il rendimento delle azioni mondiali ha cioè superato in media annua quello reale dei titoli di Stato di oltre 5 punti percentuali.

I rendimenti azionari saranno superiori a quelli obbligazionari anche nel futuro ?

Molti sostengono che l’equity risk storico è una buona guida anche per il futuro: se non  ci fosse, gli investitori non accetterebbero la maggiore esposizione al rischio. Ma la storia recente ha messo a dura prova la teoria. Ad esempio, nell’ultimo decennio, il rendimento annuo delle azioni americane dell’indice S&P è stato inferiore al rendimento reale dei titoli di stato americani.
Il passato statistico da solo non basta, ma bisogna saper distinguere tra andamenti normali e fattori eccezionali che non sono destinati a riprodursi nel futuro. L’estrapolazione del passato richiede quindi senso critico. In un famoso studio di qualche anno fa, due economisti americani (Fama e French) hanno ad esempio mostrato come, nella prima parte del secolo scorso, il “premio al rischio” delle azioni americane sui titoli di Stato fosse stato in media del 3,5%. Sotto un profilo esclusivamente statistico l’evidenza del primo cinquantennio dello scorso secolo avrebbe quindi giustificato l’attesa di un equity risk premium del 3,5% anche per la seconda metà del secolo. Dal 1950 al 2000, l’equity risk premium è invece risultato a
sorpresa molto più elevato, addirittura più che doppio (8%). La media statistica della prima metà del ‘900 incorporava infatti la crisi del ’29 e due guerre mondiali, vale a dire fattori negativi di impatto straordinario, che fortunatamente non hanno avuto repliche nella seconda metà del secolo.

A cosa è attribuibile l’equity premium negativo dell’ultimo decennio?

Il nuovo millennio si è aperto con quotazioni al picco di una fase di straordinaria crescita ed il primo decennio ci ha consegnato aggiustamenti talvolta traumatici (come lo scoppio della bolla internet e la crisi dei subprime), che a loro volta hanno spostato sui titoli obbligazionari le preferenze degli investitori, gonfiandone le quotazioni (e qui potremmo aprire il tema della bolla obbligazioni, ma ne parleremo un’altra volta). L’anomalo equity premium negativo del primo decennio del nuovo millennio è quindi attribuibile sia alla cattiva performance delle azioni, sia a quella -straordinariamente positiva- delle obbligazioni.
Negli anni recenti l’equity risk premium non ha sempre compensato i maggiori rischi delle azioni. Per sapere se questa è solo l’eccezione che conferma la regola, dovremo aspettare il prossimo decennio.

STAY TUNED!

DT

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