FOCUS CINA: un paese che fatica a ripartire
Pechino punta su esportazioni ma arrivano i dazi che potrebbero frenare gli effetti deflazionistici
La Cina si trova ad affrontare una fase economica complessa e delicata. Dopo decenni di crescita a due cifre, la seconda economia mondiale sta attraversando un periodo di rallentamento e transizione che solleva interrogativi sul suo futuro ruolo nello scenario globale.
Negli ultimi anni, la crescita del PIL cinese ha subito un rallentamento significativo. Nel 2023, l’economia è cresciuta del 5,2%, un tasso che, sebbene superiore all’obiettivo ufficiale del 5%, è ben lontano dai picchi del passato. Questo rallentamento è attribuibile a diversi fattori strutturali e congiunturali.
a) Uno dei problemi più pressanti è la crisi del settore immobiliare. Il collasso di giganti come Evergrande ha evidenziato le fragilità di un settore che rappresentava circa il 30% del PIL cinese. La bolla immobiliare, alimentata per anni da politiche di credito facile, sta ora sgonfiandosi, con ripercussioni su tutta l’economia.
b) Il calo demografico rappresenta un’altra sfida cruciale. La popolazione cinese è in diminuzione per la prima volta in sei decenni, con implicazioni significative per la forza lavoro e la domanda interna. Questo trend potrebbe compromettere il potenziale di crescita a lungo termine del paese.
c) La Cina sta anche affrontando tensioni geopolitiche crescenti, in particolare con gli Stati Uniti. Le restrizioni commerciali e tecnologiche imposte da Washington stanno influenzando settori chiave dell’economia cinese, come quello dei semiconduttori.
Nonostante queste sfide, il governo cinese sta cercando di riorientare l’economia verso un modello di crescita più sostenibile. La strategia della “doppia circolazione” mira a bilanciare la domanda interna con le esportazioni, riducendo la dipendenza dai mercati esteri.
Il settore tecnologico rimane un punto di forza, con investimenti massicci in aree come l’intelligenza artificiale, il 5G e i veicoli elettrici. La Cina sta emergendo come leader globale in questi campi, nonostante le tensioni internazionali.
Il governo sta anche implementando politiche per stimolare i consumi interni e sostenere le piccole e medie imprese. Tuttavia, l’efficacia di queste misure rimane incerta, data la complessità delle sfide strutturali.
CINA: all-in sulle esportazioni
La cosa che mi sembra abbastanza chiara è che la Cina sta cercando di superare la sua crisi economica strutturale puntando sulle esportazioni, con un focus particolare su settori strategici come quello dei veicoli elettrici. Questo approccio potrebbe portare a un nuovo shock deflazionistico globale, simile a quello dei primi anni 2000, ma con alcune differenze significative.
I produttori cinesi, finora, hanno adottato una strategia di prezzo moderata nei mercati esteri, non sfruttando appieno il loro vantaggio competitivo in termini di costi. Tuttavia, è probabile che questa situazione cambi, con una potenziale riduzione significativa dei prezzi delle auto, specialmente nel settore dei veicoli elettrici.
Questo scenario rappresenta una sfida considerevole per i produttori delle economie sviluppate, in particolare per quelli europei. Tuttavia, l’impatto deflazionistico potrebbe essere meno intenso rispetto al passato, principalmente a causa della diversa risposta politica che si sta delineando a livello internazionale.
Stati Uniti ed Europa hanno già annunciato misure protezionistiche, come l’imposizione di dazi sulle importazioni cinesi. È probabile che seguiranno ulteriori politiche industriali strategiche volte a proteggere i mercati interni e a sostenere i produttori nazionali.
Queste azioni difensive potrebbero attenuare significativamente l’effetto deflazionistico proveniente dalla Cina, creando un contesto economico globale più complesso e competitivo. La sfida per i paesi occidentali sarà bilanciare la protezione delle proprie industrie con i benefici potenziali per i consumatori derivanti da prezzi più bassi.
GRAFICO CSI 300 in difficoltà
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