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Figli di un RATING minore
Fino a qualche mese fa, prima dell’intervento “a gamba tesa” di Mario Draghi sull’Euro, i rating erano più monitorati dell’epidemia di Ebola.
Poi sono quasi passati di moda. Troppo politicizzati? Forse. Troppo spesso tardivi nelle valutazioni? Anche. Un mondo, quello dei rating che sta lottando una sua guerra contro il mondo della finanza, al fine di ritrovare quella credibilità ormai persa nella notte dei tempi.
Ed ecco che quindi le società di rating cambiano quasi registro e cercano di giocare d’anticipo. Leggete gli ultimi due giudizi da parte di due delle tre società che praticamente monopolizzano il mercato. In questa occasione parliamo di Fitch e S&P.
Fitch conferma il rating della Grecia a CCC, ampiamente all’interno del livello ‘spazzatura’, citando la mancanza dell’accesso al mercato e le incertezze sull’emissione di nuovi prestiti da parte dei creditori. “Ci aspettiamo – si legge in una nota diffusa nella tarda serata di ieri – che il Governo superi l’attuale crisi di liquidità senza impatto sui bond detenuti dai privati, ma il default è una possibilità reale”. In precedenza l’agenzia canadese Dbrs aveva tagliato il rating a CCC da B. (Source)
Le società di rating cercano di interpretare in modo più netto e definito il futuro. E con una buona dose di realismo, interpretano anche il presente. Protagonista di questo giudizio è l’Italia e S&P.
Nessuna promozione per l’Italia, che attende le riforme, per vedersi riconosciuto uno scatto in avanti del merito di credito.
Difatti, l’agenzia Standard and Poor’s ha confermato il rating dell’Italia a “BBB-”, con outlook stabile. L’agenzia, sottolineando che non conta di effettuare nuove modifiche del rating a breve (per questo l’outlook stabile), ha indicato che esistono dei fattori che potrebbero indurla a modificare in anticipo il giudizio sul Paese. In particolare, S&P ha citato le riforme come fattore chiave ai fini di un miglioramento del rating, citando la recente approvazione della legge elettorale e l’agenda delle riforme stilata dal Governo Renzi. Recentemente anche l’agenzia Fitch aveva promesso un possibile upgrade, se continua il processo di riforme, seguendo quanto già ventilato da Moody’s in precedenza. (Source)
Beh, fino a qui nessuna novità. Riforme e legge elettorale potrebbero migliorare il rating, ma più interessante è la seconda parte del giudizio.
Standard&Poor’s ha confermato il rating dell’Italia al livello BBB-, con un outlook stabile. La decisione è motivata dall’agenzia con un giudizio moderatamente positivo sull’economia italiana, la cui ripresa “andrà avanti nel 2015 soprattutto grazie a fattori esterni, come la crescita dell’Eurozona, la svalutazione della moneta unica e il calo dei prezzi petroliferi“. (…) Ma l’analisi sul PIL spiega che il dato potrebbe essere rivisto al rialzo se il +0,3% del primo trimestre, superiore alle previsioni, dovesse essere confermato nei prossimi trimestri. Per il biennio 2016-2017 l’aumento medio del pil prefigurato dall’agenzia è invece dell’1% l’anno. (Source)
Chi segue il blog di I&M avrà sicuramente letto nelle passate settimane le stesse cose che ha detto in questo report S&P. Idem per quanto detto prima da Fitch sulla Grecia. Attenzione, con questo non voglio auto compiacermi. Anzi, è esattamente il contrario. S&P e Fitch hanno “partorito” analisi e valutazioni che sono più che note ai lettori di I&M ma anche a chi mastica un po’ di più di finanza.
Se quindi le società di rating stanno cercando di crearsi una “nuova vita” ed una nuova reputazione forse non sono ancora sulla strada giusta. Hanno intrapreso una strada che è quella della banalità e se continuano su questa direzione, bisogna dare ragione a chi crede e pensa che ormai le società di rating siano diventate attrici di secondo piano, se non addirittura superflue nel teatrino della finanza mondiale. Quindi a che servono, e sopratutto, perchè continuare a dargli un tale peso mediatico e politico? Solo motivi di convenienza? I loro giudizi, anche oggi, continuano ad essere politicizzati e condizionati da coloro che sono i principali azionisti, ovvero le banche? E quindi il mondo proprio non potrebbe farne a meno delle agenzie di rating?
Domande che, lo so già, non possono avere facilmente risposta.
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I loro giudizi, anche oggi, continuano ad essere politicizzati e condizionati da coloro che sono i principali azionisti, ovvero le banche…appunto, ma comandano loro, di che stiamo parlando?le banche , ma non solo
Se vogliamo essere precisi i principali azionisti non sono le banche, ma i fondi d’investimento.
E’ stato dato troppo peso al loro giudizio, questo è il vero problema. La sfera di cristallo manco loro ce l’hanno…..che poi sotto sotto ci sia un grosso conflitto di interesse questo è altro problema. Nel mondo della finanza la stra grande maggioranza dell’informazione dice delle banalità…..sulle agenzie di rating troppe volte si parla a vanvera (di investitori che si sono letti dei report interi ne conosco pochi….), io le reputo comunque assai utili.