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FED: tassi invariati. Ma OCCHIO ai numeri che contano!
Dopo la BOJ è stato il turno della FED. Anche in questo caso è andato tutto come prevedevamo. Zero sorprese, Federal Reserve a servizio dei mercati e semipromessa di un rialzo a dicembre. I toni sono sempre gli stessi, il relativismo regna sovrano, e non potrebbe essere diversamente, anche se, ovviamente, gli operatori vorrebbero numeri e date certe, cosa che la Yellen non vuole e non può fare.
La cronaca della serata credo sia ormai nota.
Tassi di interesse lasciati fermi tra lo 0,25 e lo 0,5% e, come previsto, spaccature al’interno del board del FOMC. Falchi e colombe iniziano ad affrontarsi energicamente. Al momento si contano tre falchi che hanno votato contro, il numero più alto dal 2014.
” (…) le condizioni per un rialzo dei tassi si sono rafforzate, ma si evolveranno in un modo che garantisce solo graduali aumenti dei tassi, destinati a rimanere, per qualche tempo, al di sotto dei livelli che dovrebbero prevalere nel lungo periodo. Tuttavia, il percorso effettivo del costo del denaro dipenderà dalle prospettive economiche” (J. Yellen)
Tutto chiaro, cari amici? Il “tuttavia” ci dice che poi alla fine chi comanda sono i mercati e le prospettive economiche non solo USA. E quindi la teoria (che vorrebbe già da ora una serie di rialzi) può essere messa da parte. Ci sono altre priorità e, nonostante tutto, l’inflazione è sotto controllo, non ci sono particolari pericoli sistemici, il mercato è ben pilotato dal sistema, la volatilità è bassa e quindi…avanti così che si va bene, per il momento. Quantomeno fino a dicembre.
Proiezioni su tasso FED a fine 2016
Allo stesso tempo, possiamo notare che, malgrado l’avanzamento dei falchi al tavolo del FOMC [Esther George (Kansas City), di Loretta Mester (Cleveland) e di Eric Rosengren (Boston)], il solito pallottoliere del “dot plot” diventa “meno aggressivo” di quanto si disegnava prima. Ed è forse questo il vero elemento che fa scattare gli acquisti a Wall Street. Infatti dalla mappa del nuovo “dot plot” risulta che la Fed prevede due aumenti dei tassi di interesse nel 2017, uno in meno rispetto ai tre stimati in giugno. E poi ulteriori tre aumenti dei tassi nel 2018. Ma questa è un’altra storia, nel senso che da qui al 2018 può cambiare tutto (o anche niente).
DOT PLOT: la mappa delle previsioni all’interno del FOMC
E poi, come era ovvio, arriva anche la correzione al ribasso delle stime di crescita del PIL USA:2016 da +2% a +1,8%. Lasciamo perdere anche in questo caso le stime per 2017 e 2018 (per la cronaca a +2% e nuovamente a +1,8%).
Credo che sia giunto il momento in cui l’attenzione degli operatori inizi a spostarsi su QUESTO elemento. Non so se ve ne siete resi conto, ma nel corso degli ultimi anni, le previsioni di crescita sono state riviste FORTEMENTE al ribasso. Non certo coerente con il trend delle borse, vi pare?
Quindi, abbiamo avuto la BOJ, la BOE e la FED. Oggi Mario Draghi aprirà a Francoforte la riunione del Comitato europeo per il rischio sistemico nella quale si discuterà di tassi d’interesse, derivati e sicurezza degli investimenti. E quindi per l’ennesima volta si parlerà di politica monetaria.
Ma POI…ATTENZIONE… Il mercato si focalizzerà su crescita ed UTILI AZIENDALI:
#sapevatelo
STAY TUNED!