EURO SUMMIT: cosa aspettarsi e cosa verrà proposto

Scritto il alle 10:12 da Danilo DT

Giovedì partirà quel vertice chiave, l’Eurosummit a Bruxelles che potrebbe ridisegnare gli equilibri politico-economici dell’Eurozona.
Pura utopia. Lo temo fortemente. E lo ammetto, anche l’esito della giornata borsistica di oggi, I dubbi aumentano. I mercati hanno subodorato il fatto che tanto, alla fine, come dicevo IERI SERA in questo post, ognuno pensa solo per sè. Tante parole ma… i fatti? Latitano, come sempre…

E anche l’esito del Meeting di Roma tra i 4 dell’€uro-oca selvaggia, la tedesca Angela Merkel, il francese Francois Hollande, lo spagnolo Mariano Rajoy, ed il nostro Mario Monti, lascia un forte amaro in bocca. Non riescono ad accordarsi su quali passi devono essere intrapresi per ottenere non solo la crescita, ma anche soluzioni che vadano a garantire anche se solo parzialmente, il debito e le banche. I mercati hanno bisogno di FATTI CONCRETI e di segni inequivocabili che la politica decide TUTTA di prendere una nuova direzione dettata dalla coesione. A rendere perfettamente l’idea della situazione di conflitto è questo grafico di Exane.

Tante le richieste, tante le esigenze. Tutti d’accordo che la crescita deve essere la risposta. Ma la teoria è sempre una bella cosa. E come ci arriviamo alla crescita? Ok, 1% del PIL, 130 miliardi circa. Questo sulla carta. Ennesimo segnale teorico. Ma il mercato giustamente non se la beve più: e non si discute solo sul come, ma anche sull’efficacia di questo fondo ancora tutto da inventare.

Nel frattempo, Italia, Spagna e Francia, tutti, vogliono effettuare misure di austerità a un ritmo più graduale, per esempio, ma Merkel è dura a morire con il suo NEIN NEIN NEIN.
Chissà quindi che succederà in questo benedetto meeting. Forse sarà la volta che si darà un senso al mitico ESM, troppo piccolo per essere il garante dell’Europa che balla (intesa come flamenco spagnolo e tarantella italiana) ma, ribadisco, occorrono quei segnali di coesione politica.

Intanto sul tavolo ci sarà sicuramente l’argomento GRECIA. E’ stata chiesta una proroga. Merkel: NEIN NEIN NEIN!

Si parlerà delle banche spagnole e della Spagna (che indirettamente dovrà essere molto sostenuta). Ma anche qui la Germania non farà sconti.

Ci si abbozzerà la tematica “Unione bancaria” ma non facciamoci illusioni.

Si parlerà anche dei soliti discorsi da bar, quindi di Eurobond. Ma saranno parole buttate al vento. Se invece si parlasse delle sue alternative…

E si parlerà spero dei drammatici disequilibri tra Nord Europa e Sud Europa. Tra la parte virtuosa che ha poco debito e si finanzia a tasso ZERO e quella parte che è rappresentata dai PIIGS.

Incredibile a dirsi, ma a breve non è una questione di soldi. Occorrono intenti e buone intenzioni messe nero su bianco. Ma quando si tratta di formalizzare è sempre un fuggi fuggi…Se poi si tratta di socializzare il debito… ovvio, per gli Eurobond i tempo sono assolutamente lontani. Ma se arrivassero segnali positivi per gli ERF

STAY TUNED!

DT

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14 commenti Commenta
schwefelwolf
Scritto il 26 Giugno 2012 at 21:32

Scusate, ma di cosa stiamo parlando?

Solidarietà “europea”? La brutta Merkel dice “Nein” alle richieste greche – e ciò sarebbe indice di cattiveria/egoismo/intransigenza/miopia etc. etc. ? Evidentemente l'”imperdonabile” errore è quello di vincolare l’ennesimo trasferimento di soldi dei propri contribuenti (tedeschi) al mantenimento degli impegni che la Grecia ha consapevolmente e responsabilmente sottoscritto (riduzione della spesa pubblica etc.) per ricevere questi soldi.

Nessuno ha “costretto” la Grecia ad accettare queste condizioni: la Grecia ha chiesto soldi, gli altri hanno chiesto garanzie. E’ stato un accordo – che solo una delle parti ha rispettato. Anzi – per essere precisi sono stati diversi accordi – tutti disattesi… Insomma: il truffatore, “poverino”, è – sí – un truffatore, ma è costretto dalle circostanze – come lo scugnizzo che ti soffia il portafogli. E’ un ladro, ma non è proprio colpa sua, e non è cattivo – a differenza di quei “nazisti” che insistono invece per sapere che fine hanno fatto soldi ed accordi?

Nel frattempo la Grecia ha però ricevuto una montagna di soldi – anche se non ha mantenuto che in minima misura ciò che aveva promesso in cambio di quei soldi. Di chi è la colpa? E’ la Merkel la brutta “nazista”, o sono i greci incapaci di mantenersi da soli – o di rispettare i propri impegni?

Domanda al margine – veramente cattiva: ma i greci sono mai stati veramente in grado (in questi duecento!!! anni di indipendenza) di mantenersi da soli? Per quanto ne sappia, la Grecia vive con uno (e qualche volta anche due) piedi nella bancarotta da quando è rinata. Ma chi lo dice è – appunto – il “cattivo” (anche se la Storia gli dà ragione).

In ultima anlisi tutto si riconduce alla discrasia fra la logica del “sud” e quella del “nord”. Il “sud” promette qualsiasi cosa – tanto, poi il tempo passa e alla fine si vedrà. E – chi hhha’ddato hhhaddato, chi ‘hha avuto hha avuto. E intanto, però, i quattrini altrui si incassano – e si sprecano piú o meno come in passato. L’importante, alla fine, è che qualcuno paghi. Almeno fino a domani… e domani si vedrà…

Di conseguenza il “nord” – che non ha la magistratura italiana, con i suoi tempi biblici, ed è quindi abituato a vedere in un contratto un titolo realmente esigibile – si trova costantemente costretto a dover accettare la modifica retroattiva unilaterale, “di fatto”, di trattati vincolanti – e si trova (come il Nord-Italia) di fronte ad un salasso inarrestabile, né controllabile o definibile. L’accordo che si sottoscrive oggi – per qualche centianio di miliardi – domani non vale piú niente. E ci voglio altre centinaia di miliardi.

Il Nord-Italia non può difendersi da questo salasso (ed è ormai in cachessia). Il Nord-Europa, invece può/potrebbe ancora difendersi – almeno per il momento (anche se ha già accettato “compromessi” pericolosissimi): ma deve stare ben attento a non fidarsi delle promesse dell’area mediterranea (tipo quella del “pareggio di bilancio” insierito nella Costituzione Italiana: roba da Pulcinella!)

E questo discorso che vale, ovviamente, anche per l’Italia. Monti chiede – piú o meno ufficialmente – l'”europeizzazione” del debito italiano (spagnolo, portoghese, greco etc.): ma cosa ha fatto, il professore, per ridurre la voragine della spesa pubblica (che immagino debba essere – presumibilmente – all’origine del 99,99% del debito e del disavanzo pubblico italiano)? Cosa ha tagliato – oltre alle pensioni? Quanti forestali siciliani o calabresi ha licenziato? Quanti falsi invaldi (e medici corrotti) ha mandato in galera? Quanti enti ha chiuso? Quante “aziende” pubblico-private ha chiuso o venduto? Quanti “amministratori” ha mandato a scopare le strade? Quanti statali piú o meno costantemente assenti dal posto di lavoro ha licenziato? Quante “pensioni d’oro” a ridotto a livello moralmente accettabili (diciamo max. 5.000 €/mese)?

Nell’unico settore in cui avrebbe RIGOROSAMENTE DOVUTO fare non solo qualcosa, ma dare una “mazzata” risolutiva per il recupero dei destini del Paese – cioè tagliare DA SUBITO diverse (molte) decine di miliardi sulla voragine della spesa dello Stato, Monti NON HA FATTO ASSOLUTAMENTE NIENTE. Cosa spera? Che siano i tedeschi, gli olandesi o i finlandesi a farsi carico dei milioni di falsi invalidi o delle decine di migliaia di guardie forestali? Crede che a nord delle Alpi questi “piccoli difetti strutturali” italiani non siano noti? O spera in una suicida vocazione cristiano-caritatevole dei popoli europei?

L’Europa deve essere “solidale” – si dice. Certo, giusto! E il Nord (questa volta europeo, visto che quello italiano ormai è stato “magiato fuori”) dovrebbe precipitarsi a rilevare i debiti (attuali) e i costi (futuri) della corruttela e dell’assistenzialismo endemico dell’Italia centro-meridionale (nonché greco, cipriota, spagnolo, portoghese etc.)? E se l'”Europa” (cioè: il gruppo di quei quattro o cinque Paesi messi – per il momento – ancora meno peggio degli altri) non dovesse farlo? Be’, è chiaro – sarebbero nazisti anti-europeisti, egoisti e imperialisti. Brutti e cattivi…

Saranno magari un po’ di tutto questo (forse) – ma io spero, (per loro), che non siano fessi… Mi dovesse – qualcuno – imporre la scelta, credo che preferirei essere un po’ troppo egoista, piuttosto che un po’ troppo idiota. Soprattutto qualora si trattasse di ipotecare non solo il mio futuro e quello dei miei figli – ma anche quello dei miei nipoti.

In realtà, chi parla di “solidarietà” europea intende un “sistema di trasferimenti” in grado di mantenere – questa volta sí “a tempo indeterminato” – con il lavoro dell’Europa settentrionale i vari “carrozzoni” meridionali, con le loro decine di milioni di “assistiti” mediterranei (+ magari qualche decina di milioni di poveri clandestini, illegali sí, ma “disperati” – e costosi).
O vogliamo raccontarci per l’ennesima volta l’ormai “storica” panzana, trita e ritrita, di un “nuovo”, questa volta “veramente ultimo” – anzi: ultimissimo – “programma di rilancio del sud”, con altri tot-miliardi/anno da buttare nella solita – ormai secolare (per la Grecia: plurisecolare) – voragine?

In ultima analisi mi sembra che questa sia una storia che – in altra forma, piú generale – si sta trascinando da parecchi decenni (dagli Anni ’70-80): nel mondo esistono aree etnico-culturali-economiche che sanno produrre ciò di cui hanno bisogno per vivere (o piú) ed esistono altre aree che non riescono a fare altrettanto. Cosa fare? Si è tentato – con investimenti paurosi – di stimolare un processo di adeguamento – ma ha funzionato solo in certe aree (quelle di “cultura buddista”, estremo-orientali), ma l’idea è miseramente fallita in tutte le realtà del Terzo Mondo “non giallo” (mi si perdoni in termine un po’ rozzo, ma non me ne vegno in mente di piú eleganti).

Tutta l’area del Mediterraneo (a parte le regioni settentrionali di Italia e Spagna), l’Africa (sia settentrionale che sub-sahariana), l’Asia sud-occidentale (non buddista), e l’America latina non sono riuscite – in 40-50 anni, a mettere in piedi un sistema produttivo degno di tale nome. I pochi Paesi che negli ultimi 10-15 anni hanno registrato progressi (Messico, Brasile, India) li hanno potuti fare solo grazie ad enormi trasferimenti di capitale & tecnologia da parte di Paesi occidentali (“globalizzazione”) – e continuano, ciò nonostante, ad avere strutture socio-econonomiche e culturali assolutamente inclassificabili. Tutti gli altri Paesi o regioni continuano – da 40, 50 o piú anni – a non essere in grado di mantenersi.

Cosa fare? Mantenere gli “incapaci”, o abbandonarli al loro destino? Tutti (in occidente) hanno – purtroppo – optato per la prima soluzione: il messaggio del ’68, del “nuovo cristianesimo” della “teologia delle liberazione” terzo-mondista. Si è scelta la via del walfare globale – costasse quello che costasse.

Adesso – inevitabilmente – arriva il conto: ci troviamo – cristiani e impotenti – investiti da un’ondata migratoria assolutamente senza precedenti, travolti da una spietata concorrenza commerciale globale (tutt’altro che “cristiana”) – e per di piú a dover reggere una spesa sociale e “assistenziale” ormai evidentemente insostenibili. Cosa possono fare i nostri vari Monti, Bersani o Berlusconi?

A mia avviso le risposte possono essere tante – ma certamente non quella di andare a chiedere qualcosa ad altri, tantomeno truccando le carte. Cominci, Monti, a fare quello che dovrebbe in casa Italia. Una volta chiuso (almeno al 50%) il “buco” dell’amministrazione pubblica italiana potrà tornare a discutere in Europa – ma in condizioni piú serie, e piú oneste.

gainhunter
Scritto il 27 Giugno 2012 at 00:33

schwefelwolf@finanza,

Non replico sulle parti su cui non sono d’accordo perchè lo scambio di opinioni c’è già stato più volte.

Concordo invece al 100% sulla necessità di tagliare gli sprechi.

E in merito a questo, che secondo me è l’unica cosa veramente utile per l’Italia, vorrei fare una riflessione: a parte i generici obiettivi sul bilancio pubblico, obiettivi perseguiti e in gran parte raggiunti (cosa che fa dell’Italia uno stato più virtuoso di molti altri anche nordici da questo punto di vista), le richieste più specifiche dell’UE e della BCE consistono esclusivamente nell’approvazione delle “riforme”. E Monti, da europeista convinto, ha puntato su quello. E’ da pazzi pensare che basti qualche riforma per migliorare i conti o che l’austerity non sarebbe stata dannosa. Però questo è quello che è stato chiesto all’Italia sei mesi fa, e l’Italia l’ha fatto. E allora, se l’intenzione è quella di non fare nessun passo verso una maggiore integrazione, perchè hanno chiesto all’Italia di fare le riforme? A che pro?
E poi, se può esserci un'”ingerenza” negli affari interni per esempio sulle pensioni o sul lavoro, perchè non viene chiesto chiaro e tondo all’Italia di tagliare le spese improduttive? Almeno “ce lo chiede l’Europa e dobbiamo farlo”.

Vincent Vega
Scritto il 27 Giugno 2012 at 00:51

GERMANY’S MERKEL SAYS EUROPE WILL NOT HAVE SHARED LIABILITY FOR DEBT AS LONG AS SHE LIVES (RTRS)

una dichiarazione del genere a mercati aperti non è tollerabile da parte di un paese “alleato” in questo momento storico 🙄

    Scritto il 27 Giugno 2012 at 07:37

    Ciao V.V. Sono d’accordo e sono anche abbastanza stufo ed irritato. Ieri sera ho scritto un post che uscirà in mattinata. Credo che la strada sia segnata… A presto! …e buogiorno a tutto!

sturmer
Scritto il 27 Giugno 2012 at 09:47

schwefelwolf@finanza,

Condivido e quoto… hai scritto tu quello che ho in testa io… meglio di quanto potessi scriverlo io.

Chapeau!

schwefelwolf
Scritto il 27 Giugno 2012 at 10:56

sturmer@finanza,

Grazie

gainhunter,

Non so valutare adeguatamente il “peso” reale delle richieste della lettera Euro-BCE, né le conseguenze inevitabili della loro attuazione.

Stando in Italia sappiamo tutti – o: dovremmo sapere – quali sono i problemi reali (tutti piú o meno pluridecennali). Le differenze d’opinione possono insorgere in merito alla possibilità – o meno – di risolvere concretamente l’uno o l’altro dei problemi piú gravi. Ma non credo si possano contestare ordine e natura dei problemi in sé – e non abbiamo bisogno di una lettera della BCE, di Obama, della Merkel o di Hollande per prendere atto della realtà.

E la verità è che ci troviamo senza soldi, con un debito di 2.000 miliardi, una moria di attività, un sistema scolastico&formativo “di lusso” (con decine di migliaia di laureati in sociologia&psicologia e scienze affini) ma assolutamente inadeguato alle esigenze di un’economia reale in crisi, un carrozzone statale che si mangia la metà del PIL e una pressione fiscale alle stelle – e stiamo a discutere di come farci aiutare dagli altri, invece di cercare di capire come affrontare al nostro interno anche uno solo dei problemi sistemici del Paese.

Non mi sembra un programma edificante – né condivisibile. E l’idea di dire “se non accettate di mantenerci facciamo saltare l’Europa” (come sta già facendo abbastanza ufficialmente la Grecia) mi sembra piú un ricatto che un progetto. E non ci vuole un professore della Bocconi, per “escogitarlo”: basterebbe un Cuffaro qualunque…

gainhunter
Scritto il 27 Giugno 2012 at 13:56

schwefelwolf@finanza,

A parte le questioni interne, il motivo per cui adesso l’Italia è in crisi non viene dai problemi italiani ma dalla crisi internazionale, creata in USA e portata in Europa. Oggi i mercati attaccano l’Europa colpendo le parti più deboli. Fino a 1 anno fa l’Italia pagava interessi pari al 2% sopra quelli pagati dalla Germania.
Quindi se il problema è l’Europa la soluzione deve essere europea. Il fatto di risolvere i problemi interni dell’Italia è sicuramente necessario, ma non è sufficiente semplicemente perchè non c’è tempo. Bisogna farlo e iniziare subito (e l’Italia l’ha fatto seguendo le indicazioni che le sono state date), ma intanto l’Europa deve attuare anche altre soluzioni, anche tampone, perchè più il tempo passa più aumentano gli interessi da pagare, più diventa difficile per i singoli stati sistemare i loro problemi interni.

Vincent Vega
Scritto il 27 Giugno 2012 at 14:07

Dream Theater:
Credo che la strada sia segnata… A presto! …e buogiorno a tutti!

beh almeno ci ha spiegato cosa dobbiamo fare 😉
http://pinterest.com/pin/149815125074752271/

Grazie come sempre

schwefelwolf
Scritto il 27 Giugno 2012 at 19:10

gainhunter,

Che la crisi venga dagli Stati Uniti (& Gran Bretagna) è certamente vero. Che l'”Europa” (e i suoi singoli componenti) abbia reagito male, caricando sulle spalle degli Stati i debiti della finanza – invece di nazionalizzare gli istituti “colpevoli” – è altrettanto vero. Che siano stati fatti tanti errori – in questi ultimi anni ma anche in questi ultimi decenni (e la creazione dell’Euro è certamente stata uno dei piú gravi).

Il fatto che qualche Paese (come l’Italia) abbia potuto finanziare la propria gestione con uno spread del 2% fino all’anno scorso significa – a mio avviso – solo che i grandi investitori commettevano un gravissimo errore: davano per scontato qualcosa che scontato non era – e cioè la solidità complessiva (competitività, produttività, stabilità finanziaria etc.) del sistema Italia. L’aumento dello spread è solo la naturale conseguenza di un (logico e legittimo – anzi doveroso) riesame delle situazioni reali nell’area euro.

In tutte le crisi – di sempre – si evidenziano le differenze “strutturali”: i “vasi” di ferro si ammaccano, quelli di “terracotta” si rompono. Nelle gare di resistenza c’è chi tiene e c’è chi crolla. E’ brutto dirlo, ma la realtà non è “buona” o “cattiva” – è solo il frutto di cause ed effetti.

Lasciando i “vasi” e tornando ai “Paesi”: siamo davvero sicuri che tutte queste misure d’emergenza (migliaia di miliardi di euro riversati – in un modo o nell’altro – sulle spalle delle generazioni a venire: tedesche, italiane o francesi che siano) permettano di superare definitivamente la crisi? E se non fosse cosí? Se servissero solo a ritardare di qualche mese o qualche anno il crack – aumentandone però ulteriormente le già inevitabili disastrose conseguenze? Non sarebbe criminale – da parte dei Paesi ancora “salvabili” – sacrificare i propri popoli per “solidarietà” nei confronti di quelli che sono comunque ormai irrecuperabili?

E’ ovvio che le “ottiche” divergono notevolmente – a seconda delle condizioni in cui si trova chi osserva: ed è naturale che chi non ce la fa chieda aiuto, anche sapendo di non essere in grado di restituirlo o di rispettarne le condizioni. Qui, però, non stiamo parlando di 20, 50 o 100 miliardi (che già sarebbero state cifre spaventose). Qui si sta parlando – fra EFSF, ESM, saldi target2 e via andando – di migliaia di miliardi che qualcuno deve produrre, guadagnare e trasferire ad altri e che in parte sono già stati trasferiti (senza risultato alcuno).

Domanda concreta: qualcuno mi può spiegare come l’Italia – che non ha, evidentemente, neanche i soldi per pagare le forniture già ricevute dallo Stato; che non sa dove andare a prendere risorse per risolvere il problema degli “esodati”, e via di seguito – insomma, come faccia questa stessa Italia a trovare poi i soldi per contribuire a risolvere i problemi di banche spagnole che hanno fatto il passo piú lungo della gamba e che adesso si trovano in condizioni di pre-fallimento? Ho capito bene? Lasciamo in strada qualche centinaia di migliaia di “esodati” in braghe di tela, lasciamo fallire migliaia di PMI italiane che aspettano da anni che lo Stato si decida a pagare le loro fatture – ma andiamo a salvare qualche bel banchiere spagnolo? E il giorno dopo andiamo a chiedere soldi alla Germania, per pagare i nostri statali?

Francamente – fatico a capire il senso di tutto ciò. E non vedo la ragione di continuare a riversare centinaia di miliardi in qualcosa che nessuna persona normale riesce piú a capire.

a_jackson
Scritto il 27 Giugno 2012 at 19:22

schwefelwolf@finanza,

Grazie, condivido.

gainhunter
Scritto il 27 Giugno 2012 at 22:37

schwefelwolf@finanza,

Se parti dal presupposto che l’Italia non può più salvarsi, cosa vuoi che ti dica? Allora hai ragione. Facciamo fallire tutto e buona notte. Cosa importa se i cittadini onesti italiani, o se preferisci lombardi, veneti, piemontesi e emiliani-romagnoli, hanno lavorato e sudato anni e anni per vedere i propri risparmi e le proprie aziende finire in malora?

Io ritengo invece che l’Italia si possa salvare, anche da sola, se non fosse per il peso del debito, che si è gonfiato (in proporzione sul pil) dal 2007 (sì, perchè prima di allora l’Italia è stata, da questo punto di vista, più virtuosa della Germania, lo dicono i numeri!)
Le strade che si possono seguire le ho già indicate diverse volte, ma serve tempo. E’ vero che Monti non ha ancora fatto quello che serve, ma Giarda ha lavorato e ora sembra che stiano per iniziare a farlo. Vogliamo mandare tutto all’aria proprio adesso?

Non sarebbe criminale far saltare l’euro “alla cieca” nel nome degli interessi (in teoria) di una nazione, a fronte di quelli di un continente intero? E rischiando invece di destabilizzare ancora di più tutta l’area, rendendola preda facile delle conquiste economiche di multinazionali e finanzieri orientali e arabi?

Non è una decisione facile. Non è per niente detto che la Germania si salvi, anzi, finora ha potuto crescere grazie alle esportazioni verso il resto d’Europa, e ne abbiamo avuto la conferma dagli ultimi dati economici, prima quelli del mercato dell’auto, poi lo ZEW, crollati dopo l’attuazione delle misure di austerity in particolare in Italia e Spagna. Quindi la domanda da porsi è: siamo sicuri che i tedeschi siano su una barca diversa? E che siano ancora salvabili, o meglio che siano più salvabili mandando in malora l’Europa piuttosto che contribuendo a allontanare la speculazione per permettere di sistemare i bilanci degli stati?

Concordo sul fatto che non abbia senso salvare le banche, tanto quelle spagnole quanto quelle tedesche, in particolare quelle che hanno sguazzato nelle bolle greche e spagnole e nella spazzatura made in USA e poi usano le controllate italiane o spagnole per finanziarsi presso la bce con la bandiera estera.
Ma non confondiamo le cose: una cosa è regalare soldi alle banche, soprattutto se senza condizioni, un’altra è tentare di costruire degli scudi contro la speculazione, un’altra ancora invece è alimentare la speculazione.

Ricordo che nel 2010 l’Italia ha proposto in sede europea di regolamentare i derivati otc, ma la proposta è stata osteggiata, anche dalla Germania. Perchè?
Ricordo anche che, sempre nel 2010, la Germania è stata la prima a voler salvare la cattiva e bugiarda Grecia, quella che aveva truccato i conti, invece di buttarla fuori dall’euro (e tra l’altro obbligandola a acquistare sottomarini tedeschi). E questo per salvare le proprie banche.
Chiediamoci questo: se le banche tedesche non avessero giocato col fuoco oggi saremmo in questa situazione? Secondo me no.

E se i cittadini tedeschi non devono essere chiamati a pagare per le colpe dei banchieri, non vedo perchè debbano esserlo i cittadini spagnoli e quelli italiani per le colpe dei politici.
E se i cittadini italiani devono pagare perchè qualche italiano si è avvantaggiato di prepensionamenti, posti pubblici, ecc., perchè i tedeschi non devono pagare per chi si è avvantaggiato dell’euro?

schwefelwolf
Scritto il 28 Giugno 2012 at 19:31

gainhunter,

Non posso che concordare su molti punti. La Germania – o meglio: Schröder prima, ma anche, poi, la Merkel in prima persona – ha fatto tante, troppe scelte favorevoli a quella che vorrei chiamare “finanza globale” – molto creativa, molto anglo-americana, ma anche un pochino svizzero-franco-tedesca (UBS, Deutsche Bank etc.). E che la Merkel (sulla scia di Obama & Camerun) e in combutta con Sarkozy abbia deciso di “salvare la finanza” (le banche) ribaltandone il disastro sulle spalle dei cittadini/contribuenti è altrettanto vero. Spero che un giorno (dopo l’Armageddon) qualcuno li porti (tutti) a Norimberga – o all’Aja – per processarli – secondo le “leggi” di Norimberga, opportunamente modificate – ovviamente. Al posto di “preparazione di una guerra d’aggressione” dovrà esserci (retroattivamente, come a Norimberga) il reato internazionale di “preparazione di crisi finanziaria globale” e crimini accessori. (Sto – ovviamente – solo sognando).

Adesso non si tratta però né di sanzioni future, né di questioni “meramente” finanziarie: qui si tratta – per i vari Stati – di ipotecare il futuro di varie generazioni.

L’Italia, a mio avviso, si trova oggi a pagare (o: alla vigilia di dover pagare) il conto della propria arretratezza culturale “internazionale”. Mentre gli altri – in particolare Francia, Regno Unito e Germania – cercavano di adeguarsi alle realtà determinate dallla ripartizione del mondo (USA/URSS) – l’Italia (anche nei suoi tempi “buoni”) era prevalentemente occupata a guardarsi – come dicono i tedeschi – l’ombelico: completamente occupata a guardare le proprie questioni interne, senza interessarsi di ciò che avveniva a nord di Chiasso. Per intenderci: non so quanti ministri degli Esteri abbia avuto l’Italia – negli ultimi 50 anni – che sapessero parlare anche solo un minimo di inglese (e tralasciamo, per carità cristiana, tedesco e francese).

Solo adesso, con quarant’anni di ritardo, l’Italia ha capito che l'”Europa” è qualcosa di concreto e molto, molto complesso – e ha “tirato fuori dal cappello” il Prof. Monti (che di Europa ne capisce senz’altro molto). Ma è troppo tardi. L’Italia si trova a dover onorare tutte le ipoteche lasciate dalla lunga sequenza di “politici” nostrani – dai vari Fanfani, Moro, Romor etc., seguiti poi da Craxi & Co., per finire poi in “bellezza” (si fa per dire) con Berlusconi, D’Alema e Prodi.

Comunque sia – ormai accadrà ciò che deve accadere, e i “se” e i “ma” non contano piú nulla. Nelle condizioni attuali credo che i numeri decidano tutto il resto: i problemi del sud NON sono sostenibili neanche per il Nord-Europa. Il gruppo Germania-Olanda-Austria-Finlandia non può reggere il carico del debito mediterraneo. Non conosco le situazioni specifiche di Grecia, Portogallo e Spagna – ma l’Italia NON è, evidentemente, in grado di ridurre la propria spesa pubblica. Quindi – o trova qualcuno disposto (o costretto) a mantenerla (come ha fatto iper quarant’anni il Nord-Italia con il Sud-Italia), o fallisce. Di conseguenza l’alternativa che si pone – a mio avviso – è una sola: collassa solo l’Europa meridionale (a breve) o (2-3 anni piú tardi) l’Europa intera? Questa è la scelta che deve fare la Merkel. Voi, al posto suo, cosa fareste?

gainhunter
Scritto il 28 Giugno 2012 at 21:59

schwefelwolf@finanza,

Io evito di fare analisi sociologiche perche’ prima di tutto non ho elementi per farle e poi si rischia sempre di cadere nei luoghi comuni e nei pregiudizi, per cui non so valutare e non mi permetto di giudicare una cultura rispetto a un’altra, o uno stato rispetto a un altro in base a questioni culturali.
Preferisco ragionare sui numeri, e in base ai numeri l’Italia può salvarsi, e la spesa pubblica puo’ essere ridotta, e di tanto. Tempo fa qualcuno ha detto che l’evasione fiscale e’ una risorsa per l’Italia, nel senso che avendo un’evasione molto alta, recuperando i soldi evasi si puo’ attingere a qualche centinaio di miliardi e ridurre il debito pubblico. La stessa cosa vale, ancora di piu’, per la spesa pubblica.
Oggi, con i partiti sottomessi per necessita’ al governo tecnico, il taglio della spesa si puo’ fare realmente, e questi 6 mesi non sono stati buttati al vento perche’ c’e’ stato qualcuno che ha passato tutto questo tempo analizzando la spesa pubblica con l’obiettivo di individuare tutti quei costi che si possono tagliare. Certo che se passeranno altri 6 mesi senza che il governo metta mano alle forbici, allora dovremo dedurre che effettivamente non c’e’ nessuna volonta’ di abbattere la spesa pubblica.

Per quanto riguarda il discorso sul debito, qui nessuno vuole accollare il proprio debito agli altri. Faccio un esempio con i project bond, cioe’ nuovo debito condiviso con lo scopo di realizzare progetti comuni (tipo le infrastrutture): l’obiettivo e’ che tutti gli stati paghino lo stesso tasso, e i soldi ottenuti dal prestito non vengono utilizzati per le spese interne e inoltre, essendo condivisi, hanno il pieno controllo da parte di tutti gli stati partecipanti. Non si tratta di condividere il debito esistente, ma il tasso di interesse. L’unica ragione per scartare una proposta del genere e’ che la Germania vuole avvalersi del vantaggio di tassi zero o negativi, che non rispecchiano il rischio paese. E la mia impressione e’ che lo scopo della Merkel sia quello di continuare il piu’ possibile in questo modo per risparmiare un sacco di soldi in modo da poterli utilizzare non per il popolo tedesco ma per Deutsche Bank & co. A me pare piu’ sensato che vengano utilizzati per alleggerire il peso degli interessi sugli stati piu’ colpiti dalla crisi a vantaggio dei cittadini europei (tedeschi o italiani che siano) piuttosto che per salvare le banche tedesche (e non dimentichiamo quelle austriache).

Al contrario, lasciando che la speculazione attacchi gli stati del Sud, la conseguenza sarà il collasso dell’Europa intera: la Germania ne sta gia’ subendo gli effetti, perche’ le esportazioni verso il resto del mondo sono una parte poco consistente rispetto al totale, e considerando che i paesi emergenti non sono piu’ emergenti, e che l’Africa (possibile candidato a emergere) e’ in mano ai cinesi, non mi sembra che la Germania abbia molti altri sbocchi per i propri prodotti (ora la produzione tedesca e’ in bolla).
E siccome la speculazione non dorme mai, in caso di breakout scommetto che si spostera’ sull’Austria.

Poi, se vogliamo parlare di chi ha mantenuto chi, considerando che i dati economici delle regioni del Nord-Italia sono (almeno fino a qualche mese fa) assimilabili, e a volte migliori, a quelli dei migliori landern tedeschi, penso che tu possa convenire con me che il Nord-Italia finora ha mantenuto non solo il Sud-Italia ma anche buona parte del resto d’Europa. Lo vogliamo affondare?

Tra la probabilita’ piuttosto alta di far collassare tutta l’Europa (per la gioia degli USA) e la rinuncia del privilegio di un tasso insensatamente pari a zero, io saprei esattamente cosa scegliere.

gainhunter
Scritto il 28 Giugno 2012 at 22:10

Aggiungo che lo scopo della speculazione è fare soldi alle spalle degli altri, e oggi gli altri sono gli stati. Quindi o si mettono dei freni alla speculazione (tramite regolamentazione dei derivati otc, non certo tramite una tassa sulle transazioni finanziarie), o si cerca di fare in modo che la speculazione si sposti su qualcun’altro. E per farla spostare dall’Europa a un’altra parte, per es. gli USA o l’UK, se non la Cina, l’unico modo è un segnale di rafforzamento dell’Europa.

Non ci sono altre soluzioni e senza una di queste, nessuno, neanche chi oggi ha l’etichetta del virtuoso, potra’ salvarsi.

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