DROWNING IN OIL (affogare nel Mare Nero del petrolio)

Scritto il alle 15:14 da Danilo DT

Chi mai si sarebbe immaginato un Petrolio WTI a -37$/barile? Nessuno. Come nessuno avrebbe mai pensato che POTESSE andare in negativo. Invece, come per i tassi di interesse, lo abbiamo capito “sul campo”.

Le motivazioni del crollo dell’oro nero sono molteplici e sono note. Ma il passato è passato, adesso dobbiamo guardare avanti e cercare di capire cosa è successo, certo, ma sopratutto cosa potrebbe riservarci il futuro.

Necessarie innanzitutto delle considerazioni sul mercato. La domanda ha subìto una diminuzione per COVID-19 e rallentamento globale generalizzato che già era in essere e che il Coronavirus non ha fatto altro che enfatizzare ed accelerare. Aggiungiamo poi le note motivazioni legate alla guerra commerciale tra Russia ed Arabia Saudita, con l’intromissione degli USA. Il tutto ha abbattuto la domanda di ben 20 milioni di barili al giorno.
La situazione che si è venuta a generare però porta ad un taglio massimo possibile di 7 milioni di barili al giorno, perchè il di più sarebbe insostenibile per i produttori. Ma andiamo con ordine.

Ci troviamo con un palese eccesso di OFFERTA. Ulteriori tagli a livello dimensionale, rappresentano un costo che molti paesi produttori non possono permettere. Chi ha le spalle larghe, come l’Arabia Saudita, riesce a stare in piedi ma per tutti gli altri estrattori si aprirebbe un problema di sussistenza.

Riprendendo alcune analisi prese da un report di S&P, rielaborato da Pictet AM, che cortesemente un contatto mi ha girato, possiamo farci un’idea molto concreta di cosa sta accadendo. Perchè tutti se lo chiedono ma forse non si hanno le idee molto chiare in merito.

La situazione è estremamente critica ed è condivisa da tutti i paesi su scala globale. La crisi di DOMANDA infatti è evidente ovunque, una diminuzione del 20% per 2 mesi. Cose mai viste. Pensate ai trasporti (aerei, camion, automobili) che sono tutti fermi. La stima di S&P è di circa 9 milioni di barili in MENO al giorno. L’unico paese che si sta muovendo un po’ in controtendenza è la Cina che, non avendo (a quanto sembra) grossi problemi di stoccaggio, può permettersi di accumulare ingenti quantità di greggio a prezzi quasi risibili.

La crisi di domanda quindi, vedendo anche il grafico sopra riportato, mette in evidenza una grande criticità, i mesi di aprile e maggio saranno drammatici lato domanda, e questo in tutto il mondo. Da giugno potremo assistere ad una parziale normalizzazione. Però c’è questo secondo grande problema, ovvero il rovescio della medaglia, ovvero la crisi di OFFERTA con un tema ormai noto a tutti. Lo stoccaggio.

Sembra chiaro che fino a gennaio non si prevede una vera normalizzazione della situazione, anche molto probabilmente la “crisi energetica” potrebbe anche essere più lunga. Infatti il processo di chiusura di molte società del settore è atteso nemmeno nel breve ma nell’arco di 2/3 anni (proprio per una questione di dinamiche produttive). E proprio dal lato offerta, diventa difficile prevedere grandi tagli (vedi quanto detto in apertura).

Intanto però mi sembra di poter anche affermare che, sia per la limitazione geografica (si concentra sopratutto negli USA) e sia per i noti problemi con lo stoccaggio, sia giusto “promuovere” come VERO benchmark mondiale il Brent, ipoteticamente più limitato al Mare del Nord ma ormai usato come riferimento da tutto il sistema.

Questo grafico mette a confronto l’andamento storico proprio del Brent con le due curve forward (in evidente contango) sia di Brent che WTI.

SPOT vs FORWARD

Quindi, meglio privilegiare il Brent perchè è più coerente ma come avrete capito, la situazione resta a prescindere estremamente critica.

Cosa può cambiare le carte in tavola? Una ripresa “V” aiuterebbe, con conseguente taglio dell’OPEC per sostenere la domanda ma, visto quanto scritto sopra, mi sembra evidente che il mondo sta annegando nel petrolio. Può sempre succedere qualcosa di anomalo, Una guerra, qualche petroliera abbattuta, un aumento della tensione vs Iran. Storie già viste in passato. E nella disperazione generale, non escludo più nulla.

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STAY TUNED!

Danilo DT

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8 commenti Commenta
john_ludd
Scritto il 23 Aprile 2020 at 16:52

Sbagliato. A differenza del virtuale il fisico ha dei limiti invalicabili. Una volta esaurita la capacità di stoccaggio la produzione si adatta rapidamente alla domanda. Altrimenti dove la metti la produzione in eccesso ? Chiudere un pozzo non è come chiudere un rubinetto, ragioni tecniche lunghe tediose, chi vuole può trovare riferimenti in rete ma il concetto è che riaprilo comporta costi colossali, specie nei campi off shore e quelli fortemente pressurizzati (circa il 70% della produzione mondiale). Una volta chiusi molti di quei pozzi non riapriranno mai e se lo faranno richiederanno mesi o anni per essere riattivati. Chi non produce si ritrova solo con dei costi, le banche centrali possono anche stampare denaro ma non possono impedire la chiusura dei pozzi. Inoltre gli USA sono in una situazione grottesca. Il petrolio shale è ultra leggero, non può essere raffinato in America in quanto le loro raffinerie sono state costruite quando producevano olio più pesante. La costruzione di una raffineria richiede 5 anni o più se è di grandi dimensioni. Deve essere mescolato con petrolio pesante, dunque devono importarlo, infatti l’import di petrolio in USA è aumentato durante il boom shale ma essendo aumentato ancora di più l’export il netto era un grande vantaggio per la bilancia commerciale e la geopolitica americana. Dunque dall’alto della sua monumentale imbecillità Trump non può minacciare sanzioni ai sauditi tanto quanto la FED non può stampare stoccaggio per petrolio. Quando questa emergenza terminerà (in quanto in un modo o nell’altro terminerà) avremo un mondo con una capacità produttiva fortemente ridotta a fronte di un tentativo di far ripartire l’economia in boom per recuperare quanto perso. L’ambiente di medio lungo termine è inerentemente stagflattivo, iper stagflattivo e in caso di errori nella politica monetaria/fiscale iper inflattivo.

Non ne sono al momento preoccupato, in quanto il mio unico obiettivo nei prossimi due anni è rimanere sano, anche se il covid-19 ne accoppa “solo” uno su X, i danni che può provocare a polmoni, fegato, reni e apparato cardio circolatorio sono tali dal non voler correre alcun rischio da cui la natura dei miei investimenti dei prossimi mesi, materiale sanitario per bio contenimento, cibo a lunga conservazione per almeno 12-18 mesi, scorte di gasolio, attrezzi per riparare qualsiasi cosa, cemento, reti, sementi e tutto il necessario per mantenere in piena efficienza una vecchia casa in un luogo isolato lontano dalla città. Poi se non servirà, bene, molto bene, regalerò tutto quel che resta, allora mi occuperò di denaro, che ora essendo non consumabile è come se non esistesse.

john_ludd
Scritto il 23 Aprile 2020 at 16:53

john_ludd@finanza,

… è che riaprilo comporta costi colossali E TEMPI MOLTO LUNGHI incompatibili con una domanda che riparte rapida …

apprendista
Scritto il 23 Aprile 2020 at 18:34

Quindi Jhon, sei in disaccordo col Mazzalai che predica deflazione almeno per altri 5 anni, in caso di offerta di oil ridotta sarebbe opportuno investire nelle società petrolifere magari russo saudite, nel petrolio e penso che il rublo volerà, se esisterà ancora il sistema vero?

john_ludd
Scritto il 23 Aprile 2020 at 19:07

apprendista@finanza,

il parere degli altri lo ascolto poi decido io … secondo le informazioni che ho. Ma se leggi bene, ritengo il problema finanziario ora IRRILEVANTE. Ho pessime sensazioni su questa pandemia e soprattutto informazioni per niente confortanti sul suo prosieguo. Specialmente riguardo i paesi occidentali che hanno già sbagliato una volta e mostrano di voler sbagliare una seconda. Non c’è compattezza, tutto è politicizzato, mancanza di disciplina, direi totale e sconsiderata mancanza di coesione e disciplina. L’unico che ha scritto a dovere è Nassim Taleb uno che sa cosa sia il rischio, gli altri o sono parolai di varia natura oppure preferiscono non trattare l’argomento. #andràtuttobene NON è una strategia. Vedo due problemi, la pandemia e la reazione scomposta della gente se questa non dovesse terminare nei tempi e nei modi che il loro sistema emotivo gli impone. Coesione e disciplina, in mancanza di coesione allora decisione e disciplina, so come si fa, mi sono trovato in situazioni che la gente comune non può immaginare, ne uscito per aver mostrato disciplina e una buona dose di indispensabile fortuna. Gente che si accapiglia politicamente a mio avviso è distaccata dalla realtà, non ha capito nulla, chi parla di mercati lo faccia se è per sport, per noia o per mestiere ma se ci crede davvero allora anche lui non ha capito nulla, e se è così questa gente può danneggiarmi tanto quanto il virus. Prevenire è l’unica strategia. Ciao.

Scritto il 23 Aprile 2020 at 22:40

Esatto, l’importante è farsi un proprio parere dopo aver letto quanto pensano altri. Secondo me la cosa che conta è proprio confrontarsi. John, io stesso ho scritto che chiudere un pozzo è complicato. Le conseguenze le scopriremo solo vivendo, mi sa…
E cmq non mi sembra che alla fine io abbia detto cose così distanti da quanto scrivi tu. Forse mi sono spiegato male io

apprendista
Scritto il 24 Aprile 2020 at 01:05

john_ludd@finanza,

Grazie Jhon

luigiza
Scritto il 24 Aprile 2020 at 11:01

>> Ci troviamo con un palese eccesso di domanda. (di petrolio)

Scusa Danilo ma forsi intendevi ‘offerta’ e non domanda, visto che subito dopo parli dei produttori non degli acquirenti:
>> Ulteriori tagli a livello dimensionale, rappresentano un costo che molti paesi PRODUTTORI non possono permettere

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