DRAGHI: Banche più solide che nel 2012. I rischi sono “Emergenti”
Non mi aspettavo nulla di strano e così è stato.
Mario Draghi, davanti al Parlamento Europeo, ha dovuto recitare il suo ruolo di “garante” dei mercati, senza inventarsi nulla di nuovo, senza andare troppo nei dettagli (vincolandosi in modo troppo evidente), senza confermare se non sui “generis” la volontà di fare qualcosa a marzo.
Continua quindi anche se solo a parole, il “whatever it takes” della Bce che, dopo il 2012, ha sempre cercato di mantenere alto il livello degli stimoli. Tranne a dicembre quando il buon Draghi ha “deluso” il mercato con iniziative meno espansive di quanto ipotizzato.
Non dimentichiamo mai (vedi la slide di ieri in questo post) che non tutti sono colombe e che spesso ci sono falchi molto meno espansivi.
Comunque sia, la BCE convince i mercati che chiudono positivamente (anche se poi a Wall Street ieri era chiuso per festività).
Ma nei dettagli ecco quello che soprattutto i mercati volevano sentirsi dire.
(…) Il presidente della Bce ha poi spiegato che la situazione del settore bancario «è molto diversa da quella del 2012», perché le banche dell’eurozona «hanno notevolmente rafforzato le loro posizioni di capitale nel corso degli ultimi anni». Draghi ha ricordato che l’indice patrimoniale Cet1 è aumentato da circa il 9 al 13 per cento per i principali istituti, che sono «più resistenti agli choc avversi». «Inoltre, la qualità del capitale delle banche — ha detto — è stata anch’essa notevolmente migliorata». (…)
Dite quindi che le banche NON sono nelle condizioni del 2012? Diciamo che è soprattutto DB in una condizione diversa, ma non dimentichiamo anche che sono momenti temporali non paragonabili. Allora la Bce non era così proattiva e ancora non era intervenuta. Oggi è certamente intervenuta e ha già sparato MOLTI proiettili. Quindi sarebbe meglio dire che non è come il 2012, ma non è neanche meglio. E’ sicuramente DIVERSO.
(…) Draghi ha parlato anche dei crediti deteriorati dei nostri istituti di credito: «Non mi risultano contatti tra la Bce e il governo italiano per comprare crediti in sofferenza delle banche italiane, non c’è nessuna conversazione su questo», ha detto in risposta a una domanda specifica posta da un eurodeputato non italiano: «Non so da dove si prenda questa notizia, non stiamo comprando nulla, si tratta di vedere se queste sofferenze in un particolare formato Abs possono essere accettate come collaterale». Ipotesi questa già prospettata dal Tesoro. (…)
Siamo onesti, se avesse detto il contrario, mi sarei preoccupato tantissimo. Ne andrebbe della serietà e della credibilità della BCE. Non può esistere che Draghi si metta a comprare NPL. E se lo fa, significa ufficializzare che “siamo alla canna del gas”, dando il via a quello che definirei una vera truffa se non una sorta di “schema Ponzi”.
(…) La Banca centrale europea si impegna a «non aumentare significativamente i requisiti di capitale delle banche a situazione invariata» (…)
Una manna dal cielo. Il mercato temeva una nuova ondata di aumenti di capitale, soprattutto visti i rumors di non considerare più i titoli di stato come risk free. La Bce raffredda gli animi e tranquillizza tutti.
(…) «la ripresa prosegue a passo moderato, sostenuta soprattutto dalle nostre misure di politica monetaria e dall’impatto favorevole sulle condizioni finanziare e dai prezzi dell’energia. Gli investimenti restano deboli, e il settore delle costruzioni finora non si è ripreso. Per rendere l’eurozona più resiliente, la Banca centrale europea è pronta a fare la sua parte e come annunciato esaminerà la possibilità di agire a inizio marzo». (…)
Il tutto, come sempre, con la collaborazione dei governi dei singoli paesi che dovranno fare la loro parte, che prevedano «investimenti pubblici» e «tasse più basse». E «rispettare le regole del Patto resta essenziale per mantenere la fiducia nel quadro». Tutto come previsto, senza alcuna novità.
(…) “Sono le economie emergenti il punto focale dell’incertezza, in quanto riflettono l’elevata sensibilità del settore a prospettive economiche più deboli del previsto e riflette anche i timori che alcune parti del settore bancario siano esposte a rischio nei settori della produzione di materie prime”. (…)
Passaggio fondamentale che vuol dire, in modo sottointeso. “cari amici, noi possiamo metterci del nostro ma il problema grande che subiamo passivamente, lo si trova nei paesi emergenti che subiscono il crollo delle materie prime”. Inoltre un repentino aumento dei tassi USA potrebbe ulteriormente danneggiare le già deboli economie di questi stati”.
Sul “Bail in“…
“Le regole sono appena entrate in vigore, si pensa già a una loro revisione: mi pare un po’ difficile”
Sull’Euro invece una frase poco convincente…
“I think the Euro has a future”
Beh, magari un po’ più di enfasi…
MORALE: la Bce può fare ancora molto e farà ancora molto, ma sappiate che nulla è risolutivo (vedi il palese fallimento dell’Abenomics) che la crescita è debole non solo per colpa nostra, e che ci sono tanti fattori che stiamo subendo passivamente (vedi anche la geopolitica) su cui possiamo fare poco. Speriamo nell’operato dei governi locali dei paesi membri dell’UE che devono fare la loro parte, nella speranza che molli la speculazione e non mollino fiducia e consumi.
Il mercato, dopo una fase di lunghi ribassi, aveva bisogno di una parola di conforto. Magari in una fase di ipercomprato, un discorso come quello di Draghi poteva risultare anche scontato (come è stato) e quindi visto negativamente. Ma oggi il mercato vuole il rimbalzo e quindi viva la BCE. E mercoledì la palla passa al minute FOMC e a Bullard dove non mi aspetto grandi novità.
Fonti del post: CdS – Rep
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