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Disoccupazione giovanile: il vero dramma per il futuro
Tasso disoccupazione che sale. Ma resta all’interno della cosiddetta media europea come ricordato già in un post, a cui avevo allegato questo grafico.
Ma il problema che più mi inquieta è un altro, ed è quello inerente la disoccupazione giovanile. E mi domando come è sostenibile sia economicamente che socialmente una situazione così drammatica.
Guardate voi stessi. In Italia un giovane su tre è senza lavoro, in Spagna addirittura uno su due. E provate ad immaginare cosa comporta questo.
E in prospettiva….il futuro che ne deriva…
Volete un rapido elenco (dimenticando tanti elementi) su cosa può influenzare in modo determinante?
– Condizioni sociali
– Consumi
– Crescita economia
– Tasso di risparmio (dei genitori che si erode sempre più)
– Delinquency rate
– Ecc Ecc Ecc
Caro governo Monti, tieni in seria considerazione questa problematica: è la basse della ripartenza.Priorità alla crescita economice e alla lotta contro la disoccupazione. Quella giovanile in primis.
Stay Tuned!
DT
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Ancora una cosa.
Parleremo di disoccupazione REALE quando ci sarà in giro gente disposta a fare QUALSIASI LAVORO, a prescindere
Non siamo ancora li, ed ho la sensazione che per ora non ci siamo neanche vicini
sottoscrivo! 😀
Per esempio conosco un tipo A che doveva passare a prendere un altro tipo B alle 6 del mattino per spalare neve. Ma il tipo A non si è mai presentato… Mah… I giovani d’oggi….
come integrazione al tuo post:
http://www.protezione-news.it/articolo.php?id=87
Infatti quello della disoccupazione giovanile è un tema molto importante per il futuro dello sviluppo del Paese che, nel mio piccolo, affrontato con alcuni post lo scorso novembre (cliccate sul link “disoccupazione giovanile” nel post), quando quasi nessuno dei mass-media se ne interessava.
Adesso permettetemi di osservare che tutta questa pubblicità sul tema mi pare più che interessata per spingere a far passare certe riforme, che guarda caso sono in cantiere ed in sede di approvazione in Parlamento (preciso che tale affermazione è da considerarsi apolitica).
Meglio tardi che mai… però ancora non sento discutere i mass-media di come riusciranno a risolvere il grosso e del tutto singolare problema che abbiamo in Italia: l’elevato numero dei NEET(Not in Education, Employment or Training), ovvero dei giovani non più inseriti in un percorso scolastico/formativo, ma neppure impegnati in un’attività lavorativa.
Siamo ai primi posti in questo record!
Da indiscrezioni governative all’interno dell’UE sembra che vogliano stanziare solo per l’Italia circa 8 miliardi di euro per affrontare il tema della disoccupazione giovanile.
Spero che tali soldi vengano veramente spesi per tale finalità… e non vadano persi solamente per ingrassare l’ingente macchina burocratica… che dovrebbe promuovere l’incontro fra domanda ed offerta… lasciando le briciole a chi effettivamente ne ha bisogno! 🙄
Io un’idea c’è l’ho già chiara: cari giovani studiate, tirate fuori tutta la vostra passione e curiosità, ingegnatevi, cercate di fare sistema fra di voi collaborando ed unendo le conoscenze in più settori… ed inventatevi un lavoro.
Non aspettate che arrivi… a meno che abbiate le conoscenze giuste e sempre più importanti!
ottofranz:
Ancora una cosa.Parleremo di disoccupazione REALE quando ci sarà in giro gente disposta a fare QUALSIASI LAVORO, a prescindere
Non siamo ancora li, ed ho la sensazione che per ora non ci siamo neanche vicini
Perlomeno per quanto riguarda la mia isola (la Sardegna) non sono assolutamente d’accordo.
Vedo ogni santo giorno laureati a fare gli spazzini, gente con il master che fa le stagioni turistiche come camerieri e via dicendo ad infinitum.
Al Nord non so, penso che la situazione sia migliore, ma qui siamo assolutamente allo stremo e vicini al collasso sociale e generazionale.
Al di la delle cifre, sarebbe il caso di affrontare il tutto da un punto di vista diverso.
Fin da piccoli diciamo ai nostri figli che DEVONO studiare.
Ma non gli spieghiamo che lo studio è un mezzo e non un fine. E loro crescono con la convinzione che il loro lavoro sia lo studio. Solo quando arrivano alla veneranda età in cui finalmente dovranno lavorare si accorgono qual’era il fine.
E scoprono che il Mondo non è li ad aspettare loro.
Credo quindi che vada ripensato l’intero sistema “giovani” dove le aspirazioni debbano fin da subito confrrontarsi con i fini ultimi , con verifica sul campo e nel quotidiano di quali sono le evoluzioni.
Proprio pochi minuti fa parlavo con un ragazzo diplomato ITIS che oggi lavorando in un ‘Azienda che si occupa di grossi progetti relativi al fotovoltaico , avendo accumulato competenze specifiche ,mi diceva che potrebbe inventarsi un mestiere di consulenza per la gestione della burocrazia fra GSE ed Utenti.
Questo è un mestiere a cui nessuna Università ti può aver preparato, ma che nasce dalle capacità individuali di ragazzi che sanno costruirsi da se il proprio futuro.
E sarebbero tanti, basta solo dargli la spinta giusta.