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DAVOS 2025: alert e contrasti che non possiamo ignorare

Scritto il alle 18:40 da Danilo DT

DAVOS. Economic Forum. Proviamo a leggere tra le righe.

Innanzitutto una denuncia che suona veramente stonata se paragonata con le logiche della politica Trumpista. E questa è la denuncia.
Il mondo si trova di fronte a un bivio cruciale. Le parole di António Guterres al Forum Economico Mondiale di Davos non suonano solo come un monito, ma come un grido di allarme che attraversa i confini geografici e politici: due minacce profonde rischiano di ridisegnare radicalmente il nostro futuro:

a) la crisi climatica
b) l’espansione incontrollata dell’intelligenza artificiale

Il segretario generale dell’ONU non usa mezzi termini quando definisce la dipendenza dai combustibili fossili un “mostro di Frankenstein” che non risparmia nessuno.

Le temperature globali hanno raggiunto livelli record nel 2024, con conseguenze che vanno oltre le previsioni più pessimistiche degli esperti climatici. I porti costieri rischiano di essere sommersi, gli ecosistemi collassano e l’economia mondiale è costretta a fare i conti con scenari sempre più imprevedibili.

Ma accanto al cambiamento climatico, emerge una nuova variabile dirompente: l’intelligenza artificiale. Guterres tratteggia un quadro sfaccettato, riconoscendo al contempo le enormi potenzialità e i rischi sistemici di questa tecnologia.

L’AI può rivoluzionare l’apprendimento, migliorare i servizi sanitari e supportare l’agricoltura, ma rappresenta anche una minaccia concreta se lasciata senza adeguata regolamentazione. ATTENZIONE: ripeto senza adeguata REGOLAMENTAZIONE. Come un leone pronto a sbranarci se non controllato all’interno di una gabbia dove gli umani decidono le regole che permettono il controllo della bestia.

Lo scenario che si prospetta è quello di una tecnologia che potrebbe diventare uno strumento di manipolazione: capace di erodere la fiducia nelle istituzioni, destabilizzare i mercati del lavoro e persino influenzare gli scenari geopolitici. Non a caso, leader mondiali come Pedro Sánchez denunciano il rischio che i “titani tecnologici” possano minacciare addirittura i principi democratici.

Il paradosso è evidente: quegli stessi strumenti nati per liberare l’umanità rischiano di diventare mezzi di oppressione. I social media, inizialmente pensati per unire, hanno finito per dividere. Le piattaforme tecnologiche hanno concentrato nelle mani di pochi un potere economico superiore all’intero bilancio dell’Unione Europea.

La partita si gioca ora sulla capacità di governare questi cambiamenti. Paesi come la Malesia guardano all’AI come a un’opportunità da cogliere velocemente, ora e subito senza fronzoli (questo il suo intervento a Davos), mentre i giganti tecnologici americani continuano ad investire massicciamente – basti pensare al progetto Stargate da 500 miliardi di dollari che punta a sviluppare infrastrutture e centri dati.

L’appello di Guterres è chiaro: serve una governance globale responsabile. Non possiamo permetterci né negazionismo climatico né anarchia tecnologica. Le aziende che oggi arretrano sui loro impegni per la sostenibilità, secondo il segretario ONU, sono “dalla parte sbagliata della storia”.

Un messaggio che suona come un monito: l’umanità ha di fronte una finestra temporale ristretta per compiere scelte decisive. L’innovazione deve essere accompagnata da una visione etica e sostenibile, pena il rischio di un futuro sempre più imprevedibile e frammentato.

Ma tutto questo come detto stona con certi concetti espressi da Trump. Possiamo permetterci di ignorare questo contrasto?

Danilo DT

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