Credit Default Swap: the first one

Scritto il alle 15:15 da lampo

Le puntate precedenti:

– Credit Default Swap (CDS): cosa sono e come funzionano;

– Credit Default Swap (CDS): un esempio concreto;

– Credit Default Swap (CDS): la speculazione;

Credit Default Swap (CDS): l’azzardo.

Nell’ultimo post sull’argomento vi avevamo lasciati con una curiosità: una sorpresa da svelare.

Dal titolo del post, avrete sicuramente intuito di cosa si tratta. 😉

Ma prima di raccontarvi la storia del primo CDS, volevo aprire… una parentesi (dopo capirete perché 😉 ).

Fra meno di due mesi ricorre il 23° anniversario di uno dei più grandi disastri ambientali petroliferi della storia: la Exxon Valdez.

Per chi non si ricorda… un breve sunto della tragedia, fonte Wikipedia [(16)]:

Exxon Valdez era il nome di una superpetroliera di proprietà della ExxonMobil.

Il 24 marzo del 1989 la petroliera lasciò il terminal di Valdez in direzione sud, attraversando, carica di petrolio, lo stretto di Prince William, un’insenatura del golfo di Alaska.

Il comandante chiese al locale comando della guardia costiera di cambiare rotta per evitare alcuni piccoli iceberg. Per una serie di equivoci nella linea di comando vi fu un cambio di rotta effettuato troppo lentamente e la nave urtò contro una scogliera disperdendo nell’ambiente circa 42.000 m³ di greggio e inquinando 1.900 km di coste.

Migliaia di animali perirono a causa della fuoriuscita, la stima fu di 250.000 uccelli marini, 2.800 lontre, 300 foche, 250 aquile di mare testabianca, 22 orche e miliardi di uova di salmone e aringa.

I danni ambientali che ne conseguirono costrinsero il governo degli Stati Uniti a rivedere i requisiti di sicurezza delle petroliere e ad assegnare i costi delle operazioni di pulizia della costa alle compagnie petrolifere.

Nel 1991 la Exxon Mobil fu condannata in sede civile e penale per oltre un miliardo di dollari, il maggior risarcimento mai registrato per un disastro industriale. Le operazioni di ripulitura delle coste costarono alla Exxon circa 2 miliardi di dollari, coperti in gran parte delle assicurazioni.

Una breve slide di fotografie, raccolte dal Time ([17]).

Giusto per rendervi conto della bellissima zona geografica oggetto dell’incidente… provate a vedere questo trailer (5 minuti di durata) di uno spettacolare documentario sul disastro, vent’anni dopo ([18]):

Fine della parentesi. 😉

Adesso addentriamoci nell’argomento del post: la storia del primo CDS ([19]).

Data: giugno 1994.

Un team di esperti della nota banca d’affari J. P. Morgan decide di passare un week-end in Florida (USA) presso la località di Boca Raton.

Scaturì un’idea che rivoluzionò la finanza bancaria mondiale e che, ancora oggi, condiziona l’economia mondiale.

A quell’epoca J. P. Morgan era impegnata a risolvere un grave problema bancario: un vecchio, grosso ed importante cliente richiedeva una ingente linea di credito pari a circa 5 miliardi di dollari…

Nel seguito del post, tale cliente lo chiameremo “vecchio cliente“.

La banca d’affari fiutò l’affare.

C’era però un impedimento.

Si trattava delle “regole” decise in un’importante località svizzera: Basilea.

Imponevano all’istituto finanziario che concedeva un prestito, di mantenere una riserva di liquidità pari ad almeno l’otto per cento, come garanzia del rischio assunto con la controparte.

Una riserva di denaro (poco meno di mezzo miliardo di dollari) che sarebbe rimasta infruttuosa, congelata e inutilizzabile. Cioè, per i banchieri, non era possibile trarre profitto dal suo impiego, mediante i soliti strumenti finanziari oppure con la concessione di prestiti.

Che fare?

Bisognava trovare un sistema per fornire la liquidità necessaria alla linea di credito richiesta, senza dover rispettare le regole di Basilea!

Una cosetta da niente.  😆

Ecco che, in quel week-end, ad un membro del team (Blythe Masters: foto accanto) venne l’idea di utilizzare uno strumento finanziario già esistente: lo swap.

In tal modo era possibile trasferire (vendendolo) ad un terzo soggetto il rischio di credito assunto con il vecchio cliente!

Il terzo soggetto divenne la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD): assunse il rischio e l’onere, in caso di inadempienza (fallimento) del vecchio cliente, di restituire a J. P. Morgan la linea di credito offerta.

In cambio però la banca d’affari doveva corrispondere, per tutta la durata contrattuale, un interesse alla EBRD.

Quindi, non era più necessario accantonare la riserva prevista da Basilea, visto che il rischio… non era accollato a J. P. Morgan, ma direttamente alla ERBD.

Con la sottoscrizione di tale accordo si diede così vita al primo contratto di Credit Default Swap.

Infatti si trattava della prima volta che veniva impiegato un contratto di swap per trasferire un rischio creditizio ad una controparte.

Aggiungo che la transazione venne presa con il consenso delle autorità competenti in materia: si trattava di un sistema di gestione del rischio piuttosto sicuro.

Da quel giorno le banche vennero, di fatto, autorizzate a potersi assumere maggiori rischi, con la conseguente approvazione da parte degli azionisti delle stesse banche e da chi doveva valutare tali rischi. Le società di rating.

La storia seguente… la conosciamo. 🙄

Fine della storia. ❗

Non preoccupatevi. Non mi sono dimenticato di svelarvi chi era il vecchio cliente.

Si trattava proprio della Exxon: aveva bisogno di tale cifra per coprire gli eventuali danni e risarcimenti a seguito al disastro petrolifero citato.

Mi fermo qui.

La prossima volta risponderemo alle due domande proposte nell’ultimo post:

La speculazione sui CDS ha influito sulla crisi dei titoli di stato governativi, in particolar modo in Europa? E sulla Grecia?

La variazione dello spread dei CDS è ancora indice di aumento o diminuzione del rischio sul sottostante?

Avete notato che sono tornate di attualità?

Concludo con una recente notizia.

Scambiato in India il primo Credit Default Swap ([20]):

The first credit-default-swap trades offering protection on Indian corporate bonds were completed Wednesday, according to separate statements from India’s IDBI Bank and ICICI Bank.

Buona riflessione.

Lampo

P.S.

L’ingegno umano: che invenzione! 8)

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[16] Wikipedia – Exxon Valdez.
[17] Time Inc. – Photos – A Brief History of the Exxon Valdez Disaster.
[18] – Alessandro Beltrame – Alaska the Spill, 20 years later.
[19]. The New Yorker – Books – Recensione del libro Outsmarted di John Lanchester (1 giugno 2009).
[20] The Wall Street Journal – First Rupee Credit Default Swaps Traded In India. (7 dicembre 2011).

 

 

 

8 commenti Commenta
ottofranz
Scritto il 17 Gennaio 2012 at 18:40

Grazie Lampo , Una fetta di Storia quindi !

Non mi è chiara una cosa . L EBRD sapeva che stava comprando un rischio?

lampo
Scritto il 17 Gennaio 2012 at 18:52

ottofranz,

Ti rispondo subito… perché è una domanda che mi sono posto mentre scrivevo il post.
Dalla ricerche che ho compiuto in merito, risulta che la EBRD ne era a conoscenza. Anzi… era in un momento in cui disponeva di parecchie risorse da allocare… quindi praticamente c’è stato un vero e proprio incontro tra le due esigenze. 😀

Scritto il 17 Gennaio 2012 at 19:35

Eccellente Lampo… Ma ormai sono banale coi complimenti.. 🙂 devo cominciare a maltrattarti un po’…

lampo
Scritto il 17 Gennaio 2012 at 19:41

Dream Theater,

Sarebbe anche ora… così vedi come mi so difendere bene, visto che dico sempre quello che penso! :mrgreen:

gainhunter
Scritto il 17 Gennaio 2012 at 21:59

Molto interessante. E magari dal cliente si sono fatti pagare l’interesse dovuto alla EBRD più uno spread per il loro disturbo. In pratica interessi a rischio zero.

ottofranz
Scritto il 18 Gennaio 2012 at 07:24

lampo,

Quindi, scusa se insisto, almeno sotto il profilo formale tutto fila liscio. E si può presumere che in caso di patatrac EBRD avrebbe avuto mezzi finanziari per far fronte alla copertura.

La domanda che mi faccio adesso è :-” L’avrebbe fatto ?” o sarebbero sorte complicazioni, cavilli ecc. ?

lampo
Scritto il 18 Gennaio 2012 at 07:48

ottofranz,

Bisognerebbe avere sottomano il contratto per capire bene le clausole, per risponderti in dettaglio.

Tieni conto che si trattava del primo contratto di CDS: non c’era nessuna clearing house, nè il mercato secondario e via dicendo… quindi riassumendo si trattava di una operazione in cui ognuna delle due parti sapeva e soprattutto conosceva bene cosa andava a firmare e quale rischio si assumeva (non come spesso capito oggi a chi acquista sul mercato OTC tali strumenti solo a fini speculativi).

ottofranz
Scritto il 18 Gennaio 2012 at 11:13

lampo,

Infatti era una domanda “pro forma”.

Il concetto che è espresso in quanto tu hai postato ,è che sicuramente si è perso di vista la motivazione iniziale, e quindi la follia è che ,con tutta probabilità, in pochissimi casi chi si assume l’onere sarà in grado di svolgere la funzione.

Quindi mi sembra del tutto logico che i CDS andrebbero rivisti e vietati là dove non possano essere funzionali ad ottemperare gli obblighi.

Mica ceci 😯

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