in caricamento ...
Contro corrente
Mi rendo conto di essere contro corrente. E mi rendo conto che al momento l’analisi tecnica non mi dà ragione. Alcuni giorni fa difatti, mi ero esposto in modo abbastanza evidente.
Ho azzeccato alcune cose, quali per esempio la correlazione tra il petrolio e il dollaro, con il relativo indebolimento dell’oro nero e conseguente rafforzamento del cross EUR/USD.
Ho azzeccato anche la correlazione tra Yen e borse, ovvero la relazione diretta tra la forza dell’equity e la debolezza dello Yen (il famoso carry trade…)
Ho però, (sono difficile da convincere sotto questo aspetto!) , sbagliato per il momento la previsione di una correzione del’indice S&P 500, e in modo molto più generale ho erroneamente ipotizzato una nuova debolezza per i listini azionari di tutto il mondo. L’elemento che mi aveva convito era quella figura di doppio massimo-triplo massimo sul listino USA, il raggiungimento di 165 come cross EUR/JPY e 115 tra USD /JPY. Peròto i massimi precedenti sono stati violati e lo Yen, soprattutto nella versione contro il $, ha rotto al rialzo ed è tornato ad indebolirsi, grazia ad una nuova ondata di carry trade.
Proprio ieri però dicevo di voler rispettare una vecchia regola dell’analisi tecnica, ovvero prima di dichiarare aperta una nuova fase rialzista, occorre aspettare almeno il terzo giorno di rottura. E così farò. Anche perché, non posso negarlo, continuo ad essere molto tiepido sull’entità della forza di questo mercato.
Tanto per cominciare i volumi. Sempre bassi. Sintomo di un mercato senza idee sostanziali, che si muove più per cinetica che per convinzione.
I mercati emergenti salveranno capre e cavoli?
Molti continuano ad ipotizzare che i mercati emergenti salveranno, grazie alla loro espansione, i mercati “ricchi” dal rallentamento e dalla recessione. Però non dimentichiamo che proprio i listini emergenti sono a dei livelli di massimo storico, senza mai aver dato segni di tangibile debolezza. E quindi i “grandi investitori” probabilmente sono già fortemente posizionati su questi mercati. Inoltre non dimentichiamo mai un altro elemento. La storia ci insegna che le crisi immobiliari sono lente da somatizzare, e quindi i relativi effetti arrivano dopo un po’ di tempo. Ed ecco perchè continuo a dire da più settimane che i veri effetti della crisi immobiliare USA verranno nei prossimi mesi.
FMI: ulteriore rallentamento
A conferma di tutto ciò, proprio ieri il Fondo Monetario Internazionale (World Economic Outlook), ha denunciato un nuovo rallentamento, riducendo le stime di un ulteriore 0.4%. L’unica nota positiva dovrebbe arrivare da un’inflazione più contenuta. Ma il tutto dipenderà ovviamente dai corsi delle materie prime, che al momento sembrano sempre molto ben comprate dai mercati Asiatici.
Baltic Index: sempre più su
Questo indice indicatore risulta al momento affidabile, in quanto non ha dato segni di debolezza ed ha confermato il trend del mercato azionario. Siamo oltre i 9000 punti. Qui lo vediamo ritratto con il CRB index. E malgrado una momentanea correzione dell’indice delle materie prime, il Baltic non molla un colpo.
Oggi il mercato sembra tranquillo, anche se Merrill Lynch ha lanciato un profit warning che al momento è ignorato. La guerra sarà lunga e dura. Prima di cantare vittoria, attendiamo gli eventi.