Continuano le ruberie ed i privilegi della casta politica

Scritto il alle 19:03 da Danilo DT

Quando si parla di politica e di spesa, si va a toccare la sensibilità della maggior parte di quelli italiani, ormai tantissimi, che sono arci stufi del sistema politico attuale e che vorrebbero girare pagina.
Roberto Perotti, bocconiano ed economista, mette per l’ennesima volta a nudo le ruberie, le inefficienze e gli assurdi privilegi di cui gode la lobby politica. E lo fa in due post che io andrò a riprotarvi di seguito, proprio per poter farvi rendere conto della situazione dove, a parole, tutto doveva cambiare, mentre invece…

Continua la disinformazione alla Camera

Carlo passa tutto il giorno al bar e non ha voglia di lavorare. Solo per sigarette e alcol spende 20 euro al giorno. E’ mantenuto dalla moglie Alice, che prima di andare a lavorare gli lascia 20 euro sul tavolo della cucina.  Un giorno Carlo annuncia che ha capito di avere sbagliato, e che cambierà vita. Ma dopo tre anni Carlo ricomincia a chiedere 20 euro al giorno.  Alice, costernata, chiede agli amici, e scopre l’ amara verità: Carlo non ha mai smesso di fumare e bere. Semplicemente, per tre anni si è pagato alcol e tabaccoattingendo al fondo che lui e Alice avevano messo da parte per la pensione. Ora Alice si arrabbia davvero: non solo Carlo non ha “risparmiato” un bel niente, ma ha sprecato questi tre anni in cui avrebbe potuto imparare a disintossicarsi, invece di imbrogliarla con la favola del risparmio.
La Camera dei Deputati ha fatto esattamente come Carlo. Ha annunciato con grande fanfara di aver “risparmiato” 60 milioni rispetto all’ anno scorso, riducendo la richiesta allo Stato – la “Dotazione annuale” – di 50 milioni, e restituendo  allo Stato 10 milioni “risparmiati”  l’ anno scorso.

UN MISTERO NASCOSTO NELLE PIEGHE DEL BILANCIO

Tutti questi “risparmi“ sono sospetti, perché di fatto la spesa della Camera è destinata ad aumentare, secondo il suo stesso bilancio, tra i 10 e i 140 milioni, a seconda che si guardi agli impegni di competenza o ai pagamenti di cassa. La soluzione del mistero è nascosta nelle pieghe del bilancio della Camera.  E ci dice che in realtà entrambi  i “risparmi” del 2013 sono inesistenti.
Primo, la Camera chiede 50 milioni in meno di Dotazione annuale, ma si guarda bene dal dire che in compenso si fa trasferire  40 milioni dal Fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati – un fondo poco conosciuto che serve principalmente a finanziare le indennità di fine mandato, e che sono sempre soldi dello Stato, cioè del contribuente. Il risultato netto per il contribuente è ovviamente quasi  zero. (Per inciso, la stessa “restituzione” è prevista per il 2014 e il 2015: dato che il Fondo aveva un patrimonio netto nel 2012 di 180 milioni, questi trasferimenti ben presto esauriranno il Fondo).
Secondo, il “risparmio” di 10 milioni restituito allo Stato è in realtà una cifra che era statastanziata nel 2012 e poi mai effettivamente restituita allo Stato, e messa come residuo del 2012 (che si trattasse di un risparmio reale già nel 2012 stesso è dubbio, ma questo è un altro discorso).

LA STRANA ALGEBRA DELLA CAMERA

Dunque non ci sono “risparmi”: né potrebbe essere altrimenti, perché la spesa della Camera aumenterà. Eppure, si obietterà, la Camera ed il suo Presidente, On. Boldrini, hannocontinuato a snocciolare esempi di minori spese. Il sito della Camera ha persino unaintera pagina web dedicata a “Riduzione delle spese”. Per evitare ingiustizie, vediamo i due documenti separatamente, relativi a questa e alla precedente legislatura.
In questa legislatura, la Camera elenca sette provvedimenti di riduzione di spesa, che quantifica in totale a 8,5 milioni. Commendevole, e meglio di niente. Ma accanto a questi piccoli risparmi, vi sono tanti casi di  aumento di spesa – a cominciare dall’enorme aumento di 20 milioni, che ho documentato nella seconda puntata, delle spese per informatica.  La spesa totale, che è ciò che interessa al contribuente, aumenta.
Ma il problema è che a questo punto è difficile fidarsi di tutto quello che esce dalla Camera. Si prenda una delle sette misure, la “Soppressione dei fondi forfetari di rappresentanza previsti per i singoli titolari di cariche interne; riduzione del 50 percento degli stanziamenti complessivi per le spese di rappresentanza effettuabili per finalità istituzionali; obbligo di rendicontazione per queste spese.” Chiunque legga questo passaggio ha diritto di pensare che le spese di rappresentanza della Camera diminuiranno. Tuttavia, le spese totali per rappresentanza (dal capitolo 205 del bilancio) passano da 482.000 euro di impegni e 665.000 euro di previsione nel 2012 a  673.000 euro nel 2013. Qualcuno dovrà spiegare che algebra viene usata alla Camera. 
Ugualmente, e forse più,  fuorviante è il documento della Camera del 20 Dicembre 2012, quindi della precedente legislatura. Ecco i due “risparmi” principali.

“Riduzione dell’8,60 per cento della spesa per i deputati” (p. 5). Questi sono i numeri ufficiali:
perotti1

La riduzione dell’ 8,6 percento si riferisce presumibilmente al raffronto tra previsione di cassa 2013 e  previsione di cassa 2012 (1): ma se abbiamo già il dato effettivo del 2012, che ragione c’è di usare la previsione (rivelatasi sbagliata) per un raffronto? I dati rilevanti sono le ultime due righe: nel primo caso la spesa aumenta, nel secondo scende dell’ 1,5 percento. E come potrebbe essere altrimenti? Nessun provvedimento sostanziale è stato preso per ridurre la spesa per deputati nel 2013.

“Riduzione di circa il 25 per cento a decorrere dal 2012 del capitolo di spesa per la locazione di immobili (oltre 14 milioni).” (p. 9)  Anche qui, i numeri ufficiali sono:
perotti2

La spesa per locazioni aumenterà dunque di oltre 4 milioni. Riduzione del 25 percento?
Tutto questo non è una questione di puntiglio contabile. La politica italiana non si è resa conto che ci vuole un segnale forte: la Camera deve ridurre la spesa di 200 milioni, veri e subito. Non basta annunciare con squillo di tromba misure da 2 o 3 milioni, peraltro largamente incomprensibili come “la ridefinizione delle regole di utilizzo delle autovetture di servizio da parte di deputati titolari di cariche interne”. Se poi il risparmio non c’è del tutto, e anzi la spesa continua ad aumentare,  allora per il cittadino al danno si aggiunge la beffa. E quando la corda si spezza, le conseguenze sono  imprevedibili.

Il costo di un deputato Italiano? Ben superiore a quello di altri paesi

Come è noto, la Commissione Giovannini sulle remunerazioni in Italia e in Europa ha rinunciato all’ incarico. Purtroppo l’ unico suo lascito è  un errore: l’ idea, desunta dall’ unico documento che essa ha pubblicato,  che i parlamentari italiani non costino più dei loro omologhi europei. Anche l’ on. Fontanelli, questore della Camera, scrive a lavoce.info che “se si considerano oltre le indennità e i rimborsi anche i servizi di cui sono dotati i parlamentare per svolgere la propria  funzione, i costi italiani sono inferiori a quelli della Francia, della Germania e della Gran Bretagna.” Questa affermazione è grossolanamente falsa, almeno per l’ unico caso che ho studiato, la Gran Bretagna.
Per comprenderlo, partiamo dal trattamento economico di un deputato italiano (Tabella 1). Esso consiste di una indennità lorda di 10.435 euro tassabile (riga 1), e di una serie di altre voci (diaria, rimborso spese per l’ esercizio del mandato etc.) che sono teoricamente dei rimborsi spese (riga 2), ma non essendo richiesta alcuna documentazione sono di fatto un reddito non tassabile – eccetto, dal 2011, 1845 euro (riga 4). Quindi un deputato italiano “intasca” 17.149  euro senza documentazione (riga 3) e può ottenere rimborsi per  1.845 euro con documentazione.
In Gran Bretagna, l’ indennità lorda  è molto più bassa che in Italia, 6.305 euro.Questo è tutto ciò che un deputato può “intascare”. Il resto sono rimborsi, per collaboratori, l’ ufficio nella circoscrizione, viaggi etc. Ma, al contrario dell’ Italia, devono essere tutti documentati (il sito dell’ Independent Parliamentary Standard Authority  hauna pagina che dà accesso a ogni  singola ricevuta per ogni singola spesa di ogni singolo parlamentare: se applicata alle nostre regioni, questo sistema avrebbe evitato molti scandali).  La Tabella 1 mostra la media, nel 2012, di questi rimborsi spese: 12.456 euro.
Sommando tutto, un deputato italiano “costa” al contribuente 19.840 euro al mese, uno inglese 20.774 euro.    La commissione Giovannini e la Camera hanno dunque ragione? No. Primo, un deputato italiano “intasca” molto di più. Secondo, per comparare mele con mele, dobbiamo infatti ricordare che in Gran Bretagna i rimborsi ai deputati sono tutto ciò che lo Stato paga ai partiti. Questi rimborsi di fatto sostituiscono i contributi ai gruppi  parlamentari e i rimborsi ai partiti. (1)
La media, per deputato italiano, dei contributi ai gruppi parlamentari è di 4743 euro al mese (riga 7). La media dei rimborsi elettorali per la sola Camera  è di 5181 euro al mese (riga 8).(2) Infine bisogna aggiungere le spese di viaggio, dato che i deputati viaggiano gratis su praticamente ogni mezzo di trasporto: con una spesa per trasporti di circa 14 milioni nel 2012, questo fa una media di 1.376 euro al mese (riga 9).
In totale, quindi 31.140 euro in Italia contro 20.774 in Gran Bretagna. Un deputato italiano costa almeno  una volta e mezzo il suo collega inglese.

Tabella 1: Spese per deputati, Italia e GB

tabella deputati

Tabella 2: Rimborsi in GB

tabella deputati2

Fonti dell’articolo:
Alla Camera continua la disinformazione 

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Danilo DT

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9 commenti Commenta
ferrariferrari
Scritto il 17 Novembre 2013 at 19:19

sono arrivato da un pò di tempo ad una conclusione: solo attraverso una rivoluzione come quella avvenuta in francia tra il 1789 ed il 1989, le cose potrebbero cambiare in meglio in italia, ma gli italiani, popolo di pecore anarchiche, credo che mai ne saranno capaci.

draziz
Scritto il 17 Novembre 2013 at 19:27

…e pensare che si fregiano dell’aggettivo “onorevole”…
viene da vomitare e l’unica scelta da adottare sarebbe quella di un tribunale speciale che avrebbe il compito di contestare il reato di alto tradimento nei confronti della nazione.
Padri di famiglia senza lavoro, madri disperate che faticano a mettere insieme un’alimentazione decente per i loro figli e questi… mentecatti che continuano a giocare alle spalle di tutto il Paese, riuscendo pure a far aumentare il debito pubblico ed a sconquassare quelle ultime parti sane di un’economia creata nei decenni dai sacrifici di uomini e donne, esseri umani.
Sono solo miserabili ladroni che si mascherano dietro l’alibi della politica per rubare pane al prossimo…

Scritto il 17 Novembre 2013 at 19:38

Però noi ahimè siamo loro complici, se ci pensiamo bene…
Purtroppo uno scenario traumatico come detto da Ferrariferrari inizia ad essere l’unica soluzione. Ma nel mondo moderno secondo voi è fattibile?

paolo41
Scritto il 17 Novembre 2013 at 19:57

…ma è possibile che in questa situazione che tutti conoscono, non ci sia un movimento politico o culturale che cominci a raccogliere le firme per indire un referendum mirato a cambiare questo ladrocinio….?????? E pensare che se un partito facesse propria, in campagna elettorale, la riduzione del numero dei parlamentari e dei loro compensi e benefits, così come delle regioni e la tanto decantata eliminazione delle provincie, avrebbe senz’altro una notevole adesione dei cittadini.
Qui si dimostra anche la pusillanimità di Letta e del suo governo!!!!

dfumagalli
Scritto il 17 Novembre 2013 at 20:33

ferrariferrari@finanza:
sono arrivato da un pò di tempo ad una conclusione: solo attraverso una rivoluzione come quella avvenuta in franciatra il 1789 ed il 1989, le cose potrebbero cambiare in meglio in italia, ma gli italiani, popolo di pecore anarchiche, credo che mai ne saranno capaci.

C’é una significativa differenza. I nobili in Francia non li aveva eletti liberamente il popolo.
In Italia, il popolo li elegge quei cialtroni. Il popolo è colluso, cliente e complice. I nostri politici rispecchiano fedelmente i loro elettori.

La rivoluzione in Italia avverrà quando il popolo smetterà di essere marcio, mafioso e corrotto. Ben più difficile che mettere a morte alcuni papaveri altolocati.

Anche se facessero una rivoluzione, alla fine eleggerebbero nuovamente gente schifosa e ladra come prima. Non possono proprio resistere al politico che offre il lavoro al figlio, di asfaltare la strada di casa e di velocizzare la pratica bloccata. Questo è il male italiano, nessuna rivoluzione lo porterà via senza un cambiamento culturale.

dfumagalli
Scritto il 17 Novembre 2013 at 20:35

Danilo DT:
Però noi ahimè siamo loro complici, se ci pensiamo bene…
Purtroppo uno scenario traumatico come detto da Ferrariferrari inizia ad essere l’unica soluzione. Ma nel mondo moderno secondo voi è fattibile?

Che ne dici della mia risposta? Lo so, è drammatica, in quanto dimostra che nemmeno una rivoluzione cambierebbe nulla sul lungo periodo. Però è veritiera.

draziz
Scritto il 17 Novembre 2013 at 22:53

Danilo DT,

…quanto più la gente comune, gli imprenditori mandati a catafascio dalle pretese di un fisco ingiusto, i pensionati maciullati da uno stato sociale inesistente, avranno fame tanto più ci sarà la possibilità di concretizzare uno scenario… violento nei confronti della politica come la si conosce oggi.
Invito te e coloro che ci leggono a pensare alla “libertà democratica” che ci viene propinata come unica verità dai cialtroni che insozzano questo Paese.
Perchè dici che è colpa nostra? Perchè li eleggiamo?
Forse ti scordi che ci saranno anche 1.200.000 italiani che campano di politica, direttamente o indirettamente, ma è anche vero che molti dei restanti aventi diritto al voto si sforzano di credere che questa sia democrazia, che il loro andare a votare abbia un senso destinato a manifestarsi in un cambiamento legittimo delle facce e (spererebbero…) delle proposte di governo.
Nessuno di costoro ha capito che le regole del gioco, fatte tempo or sono da gente magari già in pasto ai vermi, prevedono un’alternanza destra e sinistra, con alcuni peones nel mezzo, in modo tale che si generi l’impressione di una vivacità democratica ma che in definitiva si alimenti in maniera costante il trasferimento di ricchezza solo in alcune specifiche direzioni.
Pensateci, non è poi così difficile. Loro hanno sempre il piatto pieno.
Voi i debiti, il rosso in banca, le contravvenzioni e le contestazioni di un sistema che diventa sempre più difficile.
Voi scendete sempre più in fondo mentre loro, anche quando perdono le elezioni (guarda caso), sempre più in alto, col piatto sempre pieno e sempre i rappresentanti del popolo stabiliti da loro, non da voi, non dal vostro voto, ma dalle segreterie di partito…
Possono anche cambiare nome 10 volte in un secolo, ma ci sono sempre e mangiano tanto.
Voi, se chiudete la vostra azienda o se vi mandano a spasso, nel migliore dei casi dovete imparare a fare un altro mestiere, loro no, mai… si riciclano e ritornano sempre a nostre spese…
Fanno finta di sputarsi addosso e di mandarsi a cagare (a furia di grugnire nel porcile ci si abituano) ma mangiano sempre tutti nello stesso piatto.
Qual è la mia colpa? Quella di aver voluto votare come tanti negli ultimi 30 anni, con la paura che se non andavo a votare chissà chi poteva vincere e chissà che male me ne poteva derivare…
Guardando il risultato forse forse mi conviene cambiare idea e gestire meglio le mie paure…

idleproc
Scritto il 18 Novembre 2013 at 09:55

E’ un sistema oligarchico che ovviamente si autoriproduce e per entrarci e “salire” devi accettarne le regole.
Se guardate bene, al di là delle specificità e del cialtronismo sbracato dei “nostri”, si estende a quasi tutta Europa. Ingloba al suo interno anche la parte “alta” del sistema economico-finnziario ed è profondamente sclerotizzato.
Se li ascoltate quando parlano tra di loro, si comprende perfettamente e vorresti stare da un’altra parte e ti senti oggettivamente “altro” e superiore.
E’ la ragione profonda, second me, per la quale non si è costruita un’europa reale dei popoli.
E’ un problema non solo italiano ma anche di quasi tutti gli altri e che si trascina nella storia europea dalla reazione successiva alla Rivoluzione Francese.
E’ un’opinione personale ma gli unici che hanno “compiuto” fino alla fine una rivoluzione democratica borghese sono proprio gli US.
E’ anche però percepibile il logoramento pluridecennale della democrazia borghese in US logoramento strettamente connesso all’elevatissima concentrazione del capitale e al suo peso politico che ha determinato le scelte politiche di protezione monopolista nella crisi in corso con l’autodichiarazione di essere “sistemici” di alcuni gruppi che già da un pezzo sarebbero fuori dal gioco.
Chi soffre in Italia? tutti quelli che stanno fuori dal “giro” e non hanno nessuna possibilità di determinarlo per ora: PMI, Industria e distribuzione a base nazionale, finanza orientata verso la produzione nazionale, lavoro.
per fare qualcosa serve un partito come rappresentanza politica e che nasca dal popolo senza riclati, può anche nascere “sua sponte” da un momento all’altro, i processi sociali nel dettaglio sono meno prevedibil di quelli finanziari.
Personalmente sono per le soluzioni “soft” se proprio non la vogliono tirare troppo, la corda.

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