Competitività economica: l’Italia sta morendo

Scritto il alle 14:40 da Danilo DT

Costo unitario del lavoro e produtttività. Ecco dove occorre intervenire, senza MAI dimenticare che l’austerity fine a se stessa non ci porta da nessuna parte se non alla catastrofe.

Quante volte avete sentito la parola competitività in questi giorni di propaganda politica?
Dieci, cento, mille volte?
In effetti non posso negarvi che GIUSTAMENTE il focus della casta politica, come ho più volte ricordato, deve essere indirizzato proprio alla competitività economica, alla crescita, all’apparato produttivo.
Ma attenzione, quello che ancora non si è capito che l’elemento BASE da cui occorre partire per garantire una ripartenza economica e tentare un recupero della competitività è senza dubbio un concetto: l’austerity FINE a se stessa non porta da nessuna parte. Occorre dare stimoli concreti. E il primo stimolo assolutamente fondamentale per ridare competitività all’economia italiana è la detassazione del lavoro.

Guardate questo grafico di Société Générale. Rappresenta il costo unitario del lavoro nei vari paesi dell’Eurozona. Ed è un indicatore che dovrebbe essere sbattuto in faccia ai vari economisti ed ai politici che in questi giorni ci stanno regalando perle di saggezza per farsi eleggere nell’ennesimo governo farsa che ci accompagnerà nei prossimi anni. Perché questo grafico DEVE preoccuparci? Perché l’Italia, terza nazione per importanza economica dell’Eurozona, è il fanalino di coda, essendo il paese con il più alto costo unitario del lavoro. E mentre che ci siete, guardate con attenzione il comportamento di altri paesi dell’Eurozona, in primis di Irlanda, addirittura Spagna o, incredibile, della fallita Grecia!!! Nessuno peggio di noi!!!

E a questo grafico, accompagniamo questo secondo studio. La produttività. Come potevamo prevedere ITALIA fanalino di coda anche in quest’ultima analisi. Invece le “disastrate” Spagna ed Irlanda hanno invertito in modo deciso la tendenza.

Signori, ora forse vi è chiaro.

L’ITALIA STA ECONOMICAMENTE MORENDO.

STAY TUNED!

DT

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18 commenti Commenta
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 15:14

…sistemato i grafici che prima erano invisibili

tamerlano
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 15:30

Meglio del vangelo questo articolo! Sacrosante verità! Leggevo proprio recentemente dell’Irlanda che, dopo essersi risollevata da una crisi senza fine negli anni 70/80, è riuscita ad superare la crisi dei subprime, dove le sue banche erano invischiatissime. Come? Con tassazioni a livello del 7%.
Ieri un mio cliente (Industria tessile, e non è mica il primo) mi ha detto: ” Per me lavorare a Busto Arsizio (dove sta ora) o a Mendrisio è lo stesso, logisticamente parlando, ma chiudo qui e vado là dove mi sono accordato (sic, provate ad accordarvi qui con l’Agenzia delle Entrate…) per avere una tassazione fissa del 10,5% per 7 anni. Ogni commento è superfluo. Ma noi siamo un Paese che celebra Gianni Agnelli, uno dei peggiori imprenditori di tutti i tempi.

Scritto il 24 Gennaio 2013 at 15:37

tamerlano@finanzaonline,

Grazie, più che Vangelo è semplice realtà che spesso viene trascurata. Parole parole parole e poi le cose che contano vengono tralasciate…
Detassare il lavoro significa minor costo per le imprese, maggior potenziale di consumo per la gente e tutto ciò che ne deriva…

atomictonto
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 16:26

Faccio notare grazie al solito puntuale e chiaro grafico di DT che l’ultimo governo Berlusconi (2008-11) è quello che ha creato il maggior aumento di pressione fiscale sul lavoro (non solo imposte dirette sui redditi dei lavoratori ma anche mille gabelle e bolli alle imprese) degli ultimi 10 anni.
Purtroppo finche qualcuno continuerà ad andare in giro a raccontare frottole (sia di dx che di sx, ben inteso!) e troverà pure gente che gli crede…

paolo41
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 17:22

tamerlano@finanzaonline,

…uno dei più grandi “pirati” dell’ultimo secolo…

atomictonto@finanza,

la maggior parte degli aumenti è una conseguenza dei tagli lineari apportati da Tremonti, che scaricandosi sulle regioni nel tentativo di ridurrre i costi della politica, hanno provocato balzelli e gabelle sulle aziende, peraltro senza una contemporanea riduzione dei costi della struttura della politica, che anzi sono continuati ad aumentare e a gravare sul bilancio dello stato.

E…infine, non dimentichiamo chi è stato quel furbo che ha introdotto l’Irap, la tassa più nefanda che esista!!!!!

ottofranz
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 17:27

La competitività passa anche per una difesa da chi agisce in dumping Quella globalizzazione a senso unico che ci hanno spacciato ci sta uccidendo

Possibili soluzioni ce ne sono un sacco

Basterebbe anche solo distribuire, ad esempio, in busta paga parte dei costi ( io azzerderei tutti) che il datore di lavoro paga in termni di contribuzione.

Possibile che non si possa lasciar libero il lavoratore di scegliere la compagnia di Assicurazione più conveniente (controllata dallo Stato) per quanto riguarda previdenza Infortuni , malattia e quant’altro , obbligandolo solo ad avere quanto richiesto ?

Occorre cominciare a snellire la Burocrazia che è un costo ed un peso che ci impedisce di correre, oltre essere terreno del clientelismo più bieco

ferrariferrari
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 17:28

IL FEDERALISMO FISCALE DI TREMONTI
prima si pagavano le tasse quasi esclusivamente solo allo stato, poi col FEDERALISMO FISCALE, si sono aggiunte le tasse alle regioni, ai comuni, agli altri enti territoriali quali i consorzi di bonifica, aziende dei rifiuti e compagnia bella

Gigi
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 17:52

ferrariferrari@finanza,

Il federalismo fiscale serve a vedere chiaramente chi e come spende le tasse raccolte sul territorio.
Se tutto va a Roma, tutte le Regioni sembrano uguali: il risultato é che nessun Governatore é indotto a risparmiare (o a spendere bene) perché ciò non verrà mai visto da nessuno.
Prova ne é che alcune Regioni hanno aumentato le proprie tasse al massimo continuando a rendere servizi pessimi, altre hanno erogato servizi migliori senza portare la pressione fiscale al tetto previsto.
In tal modo si é visto bene chi sperpera e chi invece spende meglio: ma, ovviamente, questo sistema di maggior trasparenza non conviene a chi ha la coscienza sporca.
Ridurre le tasse é invece altra cosa.

Gigi
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 17:54

paolo41,

“…E…infine, non dimentichiamo chi è stato quel furbo che ha introdotto l’Irap, la tassa più nefanda che esista!!!!!….”
Sbaglio o si trattava di Prodi?

ferrariferrari
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 18:17

Gigi</stron
forse non mi sono spiegato, il vero federalismo fiscale si ha quando le tasse vengono pagate all'ente territoriale più vicino al contribuente, e poi il medesimo ente territoriale tratterrà la quota di sua competenza e provvederà a versare le tasse riscosse agli altri enti territoriali e non. nel federalismo fiscale puro si ha un solo ente territoriale esattore. un sistema che si avvicina al federalismo fiscale puro è quello svedese, dove si paga in tasse il 30% al comune ed il 28% allo stato. in italia, quando è arrivato il federalismo fiscale, non vi è stato un trasferimento di competenze ad imponendum dallo stato al comune (o ad altro ente territoriale più vicino al contribuente) ma al primo esattore si sono aggiunti altri esattori e si sono aggiunte nuove tasse, con l'effetto di aumentare oltremodo la tassazione, mentre invece l'ammontare totale della tassazione non sarebbe dovuta variare.

derekz
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 20:44

Come mai la Spagna svetta in produttività con il suo tasso di disoccupazione al 26%?

gainhunter
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 21:27

Eccovi un grafico esplicativo sulla competitività tedesca:

Non è tutto qui, certamente, perchè loro hanno un’inflazione un po’ più bassa, e allora guardiamo gli stipendi deflazionati:

Occhio che ridurre il costo del lavoro per alcuni vuol dire COMPRESSIONE DEGLI STIPENDI.

In altre parole, dopo aver fatto chiudere le imprese impoverendo gli imprenditori più volonterosi e tenaci e facendo scappare all’estero quelli più furbi, ora che l’offerta di forza lavoro è aumentata (come conseguenza della disoccupazione) si vuole ridurre il prezzo del lavoro impoverendo ulteriormente i lavoratori. E questo è fondamentale se si vuole ridurre il costo (anzi, meglio parlare di retribuzione) del lavoro.
Lo so che le persone normali per “riduzione del costo del lavoro” intendono “riduzione delle tasse”, ma io ho dei forti sospetti che l’intenzione di chi governa sia di ridurre le retribuzioni; come farebbe lo stato a rinunciare a parte degli introiti delle tasse sul lavoro ora che oltre ai 60 miliardi di interessi annui si aggiungeranno altri 60 miliardi annui per il fiscal compact e altri x miliardi per salvare i vari creditori degli stati tramite l’ESM? Oppure vogliamo ridurre i contributi, e quindi le pensioni? Oppure si abbassano le tasse recuperando i soldi dall’evasione fiscale (con le relative terribili ricadute sull’economia che abbiamo visto nell’ultimo anno)?

paolo41
Scritto il 24 Gennaio 2013 at 22:45

gainhunter,

bravo gain!!!! sempre più mi domando come fa a durare….prima o dopo la corda si spezza..

gainhunter
Scritto il 25 Gennaio 2013 at 02:03

paolo41,

Eh sì… 😐

Gigi
Scritto il 25 Gennaio 2013 at 12:27

ferrariferrari@finanza,

“…quando è arrivato il federalismo fiscale, non vi è stato un trasferimento di competenze ad imponendum dallo stato al comune (o ad altro ente territoriale più vicino al contribuente) ma al primo esattore si sono aggiunti altri esattori e si sono aggiunte nuove tasse, con l’effetto di aumentare oltremodo la tassazione, mentre invece l’ammontare totale della tassazione non sarebbe dovuta variare…”

Verissimo ! Perfettamente d’accordo !

Ma allora la domanda é: come hanno fatto quelle Regioni che non hanno aumentato le tasse più di tanto pur continuando ad erogare buoni servizi al cittadino? E perché le altre (la maggior parte) le ha aumentate sino al massimo possibile e continuano a dare servizi pessimi?
Vuol dire che le risorse ci sono, basta gestirle onestamente.
Vedi che il federalismo ha messo subito in evidenza chi ruba e chi no?
E’ per questo che la maggior parte delle Regioni non vuole il federalismo: per continuare a rubare senza essere ……visti !

ilcuculo
Scritto il 25 Gennaio 2013 at 17:21

Credo che aggregare i numeri in questo modo non sia troppo utile, sarebbe meglio analizzare come è composto il costo del lavoro e confrontare le diverse voci per capire da dove arriva questo problema.

Perchè non arriva ne dal numero di ore annue lavorate ne da un alto livello di stipendio dei lavoratori dipendenti.

Considerando che i lavoratori Italiani sono in genere “smart and resilent” non penso si un problema di capacità.

Sicuramente gli investimenti per migliorre la produttività (nuove attrezzature, nuovi processi, aggiornamento informatico) sono stati molto modesti in Italia nell’ultimo decennio dove gli imprenditori hanno investito in capannoni invece che in processi, attrezzature d’avanguardia e Ricesca e Sviluppo.
Direi che anche dimensione delle aziende gioca a sfavore.

Poi nautralmente c’è il cuneo fiscale….

idleproc
Scritto il 25 Gennaio 2013 at 19:55

gainhunter,

Già, tutto il sistema produttivo è soggetto ad esproprio ed è una politica economica studiata a tavolino, per niente casuale e senza alternativa visto chi ha condotto e conduce il gioco reale. L’IMU ad es., che alla fine non è un gran introito ha lo scopo preciso di “smobilizzare il capitale” di chi non può più permettersi la casa… non sono fessi, sanno esattamente quello che fanno. Salvano e gonfiano la cassa finanziaria dello roulette globale.

paolo41
Scritto il 25 Gennaio 2013 at 20:23

ilcuculo@finanza,

ma, come avrai notato i soldi per coprire le malefatte delle banche sono sempre pronti; proviamo a pensare a tutti gli aiuti che il sistema finanziario ha avuto… se solo la metà fosse stata indirizzata alla R&S e ad investimenti in infrastrutture.

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