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CINA: petrolio, yuan e colonizzazione
In un momento dove la crisi impazza ed la recessione domina, assistiamo ad un avvenimento che va ben oltre al semplice accordo commerciale. Protagonista anche stavolta la Cina.
Come ben sappiamo , uno degli elementi fondamentali per permettere la crescita di un paese è l’energia, e tutto ruota lì attorno. Dove c’è energia, c’è ricchezza, c’è potere, c’è sviluppo. E non è certo un caso che le guerre per il controllo dei pozzi petroliferi sono da sempre una costante.
Sgattaiolando sul web e sul sito del Financial Times, sono venuto a scoprire che la Cina, tramite un’offerta del colosso Cnooc, si messa a caccia di licenze. Ed ha proposto alla Nigeria, paese produttore dell’Africa, la concessione di 16 licenze per un controvalore che (a quanto sembra) si avvicina ai 30 miliardi di dollari, anche se fonti non ufficiali mi hanno fatto sapere che l’offerta potrebbe addirittura arrivare a 50 miliardi di dollari. Cifre enormi soprattutto se paragonate a quanto i “vecchi” colossi come Exxon o Shell per far due nomi ( ma non dimentichiamo anche l’Eni) hanno finora concesso per queste licenze. E questo accordo seguirebbe quelli stipulati qualche settimana fa con l’Angola e il Niger, più l’accordo da 16 miliardi con Chavez e il suo Venezuela. Ma attenzione. Non fossilizziamoci solo sul petrolio. E’ giusto ricordare che la Cina è diventato ormai un partner commerciale di primissimo ordine per l’Africa. Nell’ultimo anni, gli scambi commerciali con i paesi africani hanno avuto un incremento del 32% toccando quasi i 107 miliardi di dollari.
Ma non è tutto.
Non paghi dell’accordo fatto con la Nigeria i rappresentanti della CNPC (China National Petroleum Corp) fanno un altro accordo importantissimo con l’Iran, per assicurarsi la produzione di un’area finora poco sfruttata ma dalle grandi potenzialità. Quindi Iran (oltre all’Irak) partner chiave per la questione energetica cinese.
Morale (cinese)
Ormai dobbiamo accettare la realtà. Sta partendo una guerra, una guerra commerciale che vede prima attrice e protagonista al Cina. E la prima sfida viene lanciata proprio sul campo dell’energia, settore chiave, ma questo “neocolonialismo”, state pur certi, non si fermerà qui, sia dal punto di vista energetico (tutto sappiamo benissimo l’effettivo incremento di risorse energetiche consumate in Cina ed i tassi di crescita del paese cinese). E tutto questo è l’ennesima conferma che gli equilibri economici mondiali stanno mutando a favore dell’Asia, con tutto quello che ne deriva, dal punto di vista economico ed anche valutario.
Non è dunque un caso che Robert Zoellick, presidente della World Bank, lancia un monito sulla leadership del dollaro USA. E il messaggio sottintende un grande outsider in arrivo: lo yuan, il quale molto probabilmente si trascinerà dietro lo yen.
Grafico Yuan – Dollaro USA
Come vedere dal grafico, il cambio Yuan Dollaro non è proprio molto significativo. Per quale motivo? Perché tra le due valute c’è una sorta di cambio fisso con rivalutazione pilotata.
Ultimamente però , tale rivalutazione (dello yuan cinese) si è placata. Ma nel momento in cui si arriverà a dover lasciare (come è giusto che sia) fluttuare liberamente lo yuan cinese, aspettiamoci grossi sconquassi sul valutario. E a quel punto, veramente, potremmo aspettarci di tutto.
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