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Chart of the year: il rapporto tra debito/PIL e disoccupazione
Eurozona: Esiste una relazione tra debito pubblico e tasso di disoccupazione?
A questa domanda si può rispondere: direttamente certo che no. Ma indirettamente, è ovvio che tra questi due importanti dati ci siano delle correlazioni molto forti. Infatti, un alto tasso disoccupazione comporta, per gli Stati, un maggiore impegno (economico) in quanto devono poter creare quelle condizioni necessarie per far riavviare la produttività e l’occupazione.
Ma tu guarda… sempre lì andiamo a parare. Crescita economica ed lavoro.
E viceversa, quando uno stato è dissestato finanziariamente, con impossibilità di intervento, si ritrova con un maggiore tasso di disoccupazione.
Questo grafico spiega tutto e mette in evidenza i cosiddetti “scenari anomali”.
Grafico tasso disoccupazione vs rapporto Debito/PIL
E’ molto interessante vedere che la linea mediana rappresenta per la maggior parte dei dati presi in esame, un eccellente punto di riferimento.
Ma è altrettanto interessante valutare le anomalie che questo grafico esprime.
E permettetemi, pensateci un attimo: questo grafico è molto più importante di quanto voi possiate immaginare in quanto mette in risalto in modo ideale i due punti FONDAMENTALI su cui tutto è collegato in questa crisi: debito (e indirettamente deficit) e disoccupazione (e indirettamente produttività e crescita economica).
Torniamo alle anomalie: le prime due sono evidenti e mettono realmente a nudo le due realtà più a RISCHIO di tutta l’Eurozona. E con questo grafico ci togliamo tutti i problemi e capiamo dove realmente guardare con massima allerta.
In primis Grecia (e già si sapeva) e poi dopo Spagna (e qui sfido chiunque a dire che non si aspettava magari il Portogallo, l’Ungheria o l’Irlanda).
La Spagna la vedete in rosso ed è veramente in una condizione allarmante. Lontanissima dalla mediana, se non si interviene con urgenza il pallino si sposterà rapidamente verso destra e ancora vero l’alto. Morale: collasso assoluto.
In merito all’Italia, con un debito pubblico al 120% è lecito aspettarsi in prospettiva un tasso di disoccupazione che tenderà verso gli 11 punti percentuali (11%). A meno che si riesca ad intervenire tempestivamente sul debito, si liberino risorse da investire nella crescita e si prenda una direzione ben diversa da quella fino ad ora percorsa.
Morale: si fanno tanti conti e tante analisi. Alla fine i fattori che veramente fanno la differenza sono questi. E da questi dipenderà il futuro nostro e dell’Eurozona.
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DT
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i dati ufficiali sulla disoccupazione italiana non valgono nulla, la disoccupazione REALE NON PUO’ ESSERE INFERIORE A QUELLA FRANCESE
il futuro dell’europa è chiarissimo: DISGREGAZIONE, è solo questione di pochi anni
per evitare la disgregazione occorre inventarsi una forma efficiente di stati uniti europei ma sappiamo che al momento è solo utopia, solo sulle rovine di questo sistema potebbe nascere qualcosa di più rispettoso per il parco buoi ma dubito, più facile che si ritorni alle vecchie monete coi propri governucoli ladri e filo-mafiosi
l’italia è un problema serio perchè di ricchezza privata delinquenziale non tassabile ce n’è parecchia e le prospettive di vita dei giovani nullatenenti e dei pensionandi ex operai/impiegati sono da suicidio di massa
meglio investire in estonia, polonia o danimarca?
mi raccomando, non investite prendendo in considerazione SOLO un basso livello di disoccupazione o SOLO un basso rapporto debito/pil
il deficit/pil preso da solo è un parametro monco e fuorviante
per valutare la stabilità/forza e attrattività di un Paese per gli investimenti occorre associare altri indicatori e definire un criterio per considerare un paese come:
– emergente (espansione economica e della ricchezza pro-capite)
– galleggiante (maturo, stabile)
– affondante (es. venezuela e italia)
l’investimento possibile su un Paese da parte di noi piccolini può ripartirsi su queste tre asset class: valuta, bond governativi e listino azionario
per una panoramica veloce questo sito offre qualche spunto:
http://www.oecd.org/document/18/0,3746,en_2649_37443_20347538_1_1_1_37443,00.html
Grafico interessante, ma IMHO l’interpretazione e’ sbagliata.
Guardando i dati come quelli di un esperimento scientifico, direi che ci sono 2 “misure” sbagliate (Spagna e Grecia), e che, per le altre, la disoccupazione non e’ dipendente dall’indebitamento, essendo questa circa costante attorno al 10%.
IMHO cosa significa?
In merito al tuo commento ,tieni conto che il debito deve essere considerato con il DEFICIT, ovvero quell’elemento che contribuisce all’aumetno del debito pubblico.
Prova a ragionarlo con queste dinamiche e vedrai che i conti tornano…
DT, e’ strano che un blogger di esperienza come te non conosca il significato dell’acronimo “In My Humble Opinion” 😉 . Per carita’, poi e’ dialetto e qui parliamo italiano … mi scuso.
E scusaaaaa… Io conosco solo l’Itaglian, il Piemontese (un pò) e il Mandrogno. L’inglese in slang non lo conosco affatto …. scusa x l’ignoranza!
DT, se interpreto bene, il grafico è costruito in modo che la linea nera sia la media interpolata dei punti che corrispondono al dato di ciascuna nazione.
Concordo con l’interpretazione che spieghi nel post.
Ricordo la definizione di disoccupazione, al fine della sua comparazione fra diversi stati:
http://circa.europa.eu/irc/dsis/employment/info/data/eu_lfs/lfs_main/lfs/lfs_concepts_and_definitions.htm
Trovate anche un diagramma di flusso per capire meglio la definizione.
Quindi in alcuni Paesi come l’Italia, non risultano disoccupati chi sta ricevendo un sussidio di disoccupazione, è in cassa integrazione (straordinaria nel caso di liquidazione dell’azienda) oppure in mobilità, lavori socialmente utili, lavori di pubblica utilità, ecc.
Ecco spiegato perché il nostro dato è più basso rispetto a quello della Francia: abbiamo più ammortizzatori sociali che “occupano” il lavoratore e, permettetemi, “falsificano” le statistiche verso il basso (che però, considerato il momento è da considerarsi un aspetto positivo!).
Quindi è evidente che il nostro dato, comparato con gli ammortizzatori di altre nazioni, è molto più alto di quello visualizzato nel grafico.
Permettimi però di dare un’altra lettura.
Vedo che in realtà il tasso di disoccupazione è abbastanza ininfluente dal tasso di debito pubblico in rapporto al PIL (anche se c’è una leggera tendenza ad aumentare). Infatti i pallini sono distribuiti in maniera piuttosto uniforme tra il 6 e il 14% di disoccupazione nel range che va dal 40 al 90% all’incirca del rapporto debito pubblico/PIL.
Quindi lo leggerei semplicemente in questo modo: oltrepassato un certo livello di indebitamento pubblico rispetto al PIL è molto facile, per l’impossibilità di finanziare adeguate politiche del lavoro in caso di una crisi economica prolungata come quella attuale, che la disoccupazione aumenti inesorabilmente verso l’alto raggiungendo degli estremi ingestibili.
Il dato della Spagna lo consideriamo anomalo, come percentuale di debito pubblico, perché sappiamo benissimo che il suo debito in realtà è molto più alto e viene mascherato abilmente (come quello di altri stati). In questo, il grafico ce lo dimostra chiaramente ed inesorabilmente. C’è qualcosa che non va: il pallino dovrebbe stare molto più a destra, con un debito pubblico più alto. Ma in tal caso, la linea, essendo una media, ecco che diventerebbe più orizzontale per accentuare la sua pendenza all’aumentare del debito (come dovrebbe essere e come risulta dall’interpretazione appena data).
Lo stesso vale per l’Italia, per quello che spiegavo prima: in questo caso l’anomalia è la percentuale della disoccupazione che è troppo bassa per il livello del debito pubblico rispetto al PIL (come correttamente Gremlin prima ha indicato). Altra nazione che aumenterebbe, sebbene di poco la pendenza della curva in tale zona.
Però, tutto sommato, anche se avessimo il dato della Francia (in realtà qualcuno ha fatto i conti ed è poco più alto, attorno all’11%) il dato è comunque molto più positivo rispetto agli altri PIIGS.
Nuova dimostrazione del fatto che la I dell’Italia, nell’acronimo PIIGS non ci dovrebbe andare, almeno per il momento finché non viene eroso l’ingente risparmio privato dei cittadini, accumulato in questi anni e che adesso, come sappiamo, non riescono più ad aumentare. Guarda caso è l’azione che viene svolta per farci rimanere credibili da parte degli investitori che vanno a rifinanziare il nostro debito pubblico!!
Quindi darei tutto sommato una interpretazione molto positiva per il nostro Paese… visto che il grafico riesce ad individuare molto bene, dove, a causa della crisi occupazionale e dell’elevato indebitamento, la continuazione di questa politica di austerity è molto probabile che se, continuata nei prossimi anni, scatenerà devastanti effetti sociali (con probabili rivolte).
Però sappiamo bene che in realtà, non ne siamo assolutamente immuni neanche noi. Perché? A causa dell’enorme disparità tra Nord e Sud che non abbiamo mai voluto colmare (e di decenni ne sono passati!), che viene mediata nel dato visualizzato nel grafico.
Il nostro tallone d’Achille, a livello sociale, è proprio il Sud, da monitorare attentamente nei prossimi anni.
Spero che i politici attuali e futuri, soprattutto chi segue le politiche del lavoro in questo Paese, ne tenga ben conto! Soprattutto in un momento come questo in cui la lotta all’evasione aggrava ancora più la situazione di quelli che erano abituati a lavorare in nero, con qualche mese regolare al fine di avere il diritto a ricevere i sussidi vigenti.
Aggiungo che, sulla base di quanto enunciato prima, se dovesse perdurare l’attuale crisi economica, conosciamo già quali Paesi non si possono permettere più di rimanere in Europa perché devono per forza svalutare il loro debito pubblico per migliorare le condizioni del lavoro e risolvere il loro sempre più grave problema occupazionale: i PIGS
Chissà se la Germania ne è al corrente.
scusa l’ignoranza, vorrei chiederti se al debito pubblico dell’Italia viene incluso il debito delle regioni, province e comuni.
La risposta è qui:
http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/risorse_correlate/Andamento_e_composizione_del_Debito_Pubblico_al_31.12.2011.pdf
Prime due righe.
Se vuoi approfondire “le definizioni del SEC95” menzionato, ti consiglio di leggere in particolare pag. 205 del seguente documento:
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_OFFPUB/KS-42-02-585/IT/KS-42-02-585-IT.PDF
Notare la frase “… fatta eccezione per gli strumenti finanziari derivati”.
Per approfondire questo aspetto, anche se scrivessi un libro, credo che nessuno ne sarebbe interessato. 😉
Eccellente Lampo, i tuoi commenti completano in modo ideale il post! 😉
BELLISSIMA QUESTA ECCEZIONE SUI DERIVATI
non solo gli enti locali sono passati dagli usurai locali alle banche internazionali usuraie mascherate con contratti swap di tutti i tipi, ma pure il MINISTERO DELL’ECONOMIA ha fatto derivati e Monti si guarda bene dal confermare perchè questa è con tutta probabilità la VERA causa della bancarotta italiana e per fare in fretta a turare le falle finanziarie si è approffittato a man bassa del parco buoi che non può altro che continuare ruminare imprecazioni e suicidi dentro ai pascoli assegnati secondo normativa (recinti legali)
il gotha finanziario internazionale ha scoperto questo cancro creato dai nostri governi (uso il plurale perchè è impossibile al momento sapere qual è stato il primo governo a truffare in questo modo gli italiani) solo nell’autunno scorso e abbiamo visto cosa hanno fatto i listini azionari, in particolare il Dax
Ciao… grafico interessante… come al solito.
Mi piacerebbe però riuscire a vedere un grafico modificato, realizzato pesando l’influenza delle varie economie, per capire se la retta interpolante cambia, e se sì, di quanto…
Oppure capire se nella costruzione della retta è stato dato peso appunto al valore relativo delle varie economie…