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BREXIT: fuga da Londra [Atto IV]
Ora finalmente anche chi ci diceva che eravamo troppo pessimisti o magari troppo europeisti dovrà ricredersi. E sono convinto che in molti non hanno ancora capito l’impatto di quanto sta avvenendo. Londra, una città che vive di terziario, che ha nella City il suo cuore nevralgico, sta per vivere un momento rivoluzionario. E probabilmente proprio nella capitale londinese potremo toccare con mano molto presto gli effetti della Brexit, che nell’effettivo non è ancora nemmeno partita ma che invece, per le banche, sta per diventare IL problema.
Ormai il titolo “Fuga Da Londra” inizia ad essere inflazionato anche su questo blog. E’ infatti il quarto post che nasce con questo titolo:
- FUGA da LONDRA! [Atto I]
- BREXIT: FUGA DA LONDRA (e occhio alla stagflazione)! [Atto II]
- OTTOBRE: per i gestori “Cash in King” e “fuga da Londra” [Atto III]
Ecco perché l’ho chiamato “Fuga da Londra!: Atto IV”, proprio per continuare il discorso, conscio del fatto che non è finita qui. E la cosa che voglio sottolinearvi è che stavolta, a dirvelo, non è un inutile blogger italico sognatore ed ignorante, ma il signor Anthony Browne, capo della “British Bankers’ Association”.
Forse il suo parere è un pelino più autorevole del mio e sicuramente la sua parola rappresenta un qualcosa di molto realistico visto la carica che il signor Brown rappresenta. L’articolo è uscito sul The Guardian, (CLICK HERE) ma è stato ripreso anche dal Fatto Quotidiano.
(…) “La maggior parte delle banche internazionali ha creato gruppi di lavoro che stanno valutando quali operazioni dovranno essere trasferite, in modo da garantire i propri impegni con i clienti, quando farlo e come. Le loro mani fremono sul tasto del trasferimento. Molte banche piccole hanno pianificato di avviare le procedure entro Natale: altre più grandi dovrebbero iniziare nei primi mesi del 2017”. (…)
BREXIT: Forecasting models – the CBR model
Avete capito? Altro che incontri ed impegni con il neo primo ministro May. Qui le banche scappano comunque, e non importa se sarà Hard Brexit o Soft Brexit. Brexit è, punto, basta ed avanza.
(…) “Colleghi di banche europee concordano sul fatto che, nel settore dei servizi finanziari, è vitale mantenere un mercato integrato e che non farlo sarebbe autodistruttivo. Lo pensano anche le autorità regolatrici di Regno Unito ed Unione Europea. Se la trattativa venisse lasciata a loro, avremmo una soluzione rapida e razionale. Ma la politica sta trionfando sull’economia e saranno i politici a decidere”. (…)
Quindi se si deve fare una scelta tra Gran Bretagna ed Unione Europea, le banche hanno deciso di propendere per quest’ultima. E non c’è politico che tenga anche perché le banche hanno capito che con la politica non si va da nessuna parte (visto che May & Co non sembrano certo molto vicini alle problematiche bancarie), mentre certe tematiche dovrebbero essere discusse da ben altre autorità. Anche perché poi, nel frattempo, la linea politica del governo May si è andata definendo su linee populiste e fortemente anti elitarie. Tutto quindi contro al mondo delle banche che, a quel punto, non hanno più avuto dubbi. Cosi’ parlò il primo ministro May (evviva il populismo!)
(…) “Oggi, troppe persone in posizioni di potere si comportano come se avessero più cose in comune con le èlite internazionali che con la gente comune, i loro impiegati, i passanti. Ma chi pensa di essere un cittadino del mondo è un cittadino di nessun luogo. Non può il senso profondo della parola “cittadinanza”. E quindi, ai manager che guadagnano una fortuna ma non si preoccupano dei loro collaboratori. Alle multinazionali che trattano gli obblighi fiscali come degli optional. Al direttore che intasca enormi dividendi pur sapendo che le pensioni aziendali stanno per saltare. Vi avverto. Non potete continuare così”. (…)
BREXIT: sarà questo il futuro dell’UK?
Per carità, non dice mica cose sbagliate, ma è benzina da buttare sul fuoco del populismo. E per un sistema bancocentrico come quello inglese è un discorso che stona non poco. I media la definiscono una guerra culturale ed è vero. Ma in questo momento sarebbe opportuno cercare di salvare tutto il salvabile e poi col tempo iniziare a lavorare ad una dura e complessa rivoluzione culturale.
Però è chiarissimo. Prima col fantoccio (desaparecido) Farage e poi oggi con la May, coloro che volevano la Brexit hanno puntato proprio su principi non certo elitari. E dire che i mercati non hanno reagito è un eufemismo. Basta guardare la sterlina, vera banderuola della Brexit.
EURGBP by @ElliottForecast
ATTENZIONE PERO’ : La cosa che è ancora da capire è DOVE andranno tutte queste banche. Un’alternativa valida non è poi così semplice da trovare, con le stesse caratteristiche fiscali senza poi dimenticare la lingua. E poi gli ingenti costi, non proprio digeribilissimi visto l’attuale momento di mercato. Sembra comunque che una sia la certezza. In un modo o nell’altro, Londra perderà sicuramente lo scettro di centro finanziario mondiale. E’ solo una questione di tempo, nemmeno troppo tempo leggendo le parole dette da Brown. Ma ricordate, qui parliamo sempre e solo di banche ma c’è anche molto altro.
La regina Elisabetta II potrebbe essere tra le “vittime” più colpite dagli effetti negativi della Brexit. Secondo il Sunday Telegraph, le finanze della sovrana inglese rischiano un buco da milioni di sterline se verranno a mancare i fondi europei per l’agricoltura. – (Source)
Chi guadagna da BREXIT? Via @24infodata
Certo, poi non ci sono solo le banche…. E malgrado tutto gli stessi inglesi non sembrano ancora così pentiti. Mah, proprio perché non è successo ancora nulla per far loro cambiare idea. La svalutazione della sterlina? Alla fine giova alle esportazioni. Quindi Brexit No problem, fino ad ora… Anche se ci sono pareri più che autorevoli che intravedono per la Gran Bretagna un futuro veramente alternativo: UK un nuovo PAESE EMERGENTE. Credo che questa analisi dica veramente tutto. Ma gli inglesi, con un pizzico di incoscienza, ancora non se ne rendono conto. Avranno ragione loro? Decisamente MOLTO difficile….
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NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)
Quello che a me interessa sottolineare sono le conseguenze a livello sistemico della Brexit. POi sono d’accordo con te che la questione è squisitamente politica prima ancora che finanziaria. Ma la politica NON può ignorare la finanza e viceversa.
Inoltre non dimentichiamo che gli effetti veri e definitivi della Brexit li vedremo solo tra 20 anni e che, come dicevo nel post, non si è ancora capito DOVE le banche andranno.
Che sia una ultima disperata minaccia per cercare di trovare un compromesso da parte della “British Bankers’ Association”?
Lo scopriremo nemmeno troppo tardi, secondo me…
La mia opinione, che certamente può essere sbagliata, è che fra venti anni il sistema non sarà più lo stesso.
Credo che la GB sul lungo periodo potrebbe avere dei grossi problemi relativamente alla sua questione con la UE ma CREDO ANCHE che non nel lungo ma NEL BREVE, tutt’al più medio, sarà la UE ad avere i veri problemi.
Si potrebbe scoprire che la GB aveva fatto bene ad andarsene prima che il tetto della casa comune gli cadesse sulla testa.
E questo non solo per noi in Europa ma perché vedo segni di forte insofferenza popolare
1) verso banche e finanza
2) verso il cosmopolitismo quindi con una forte spinta a ritornare ai nazionalismi
La mia idea, che è anche una speranza a cui tengo molto, è che siamo sulla soglia di una sorta di Polanyi Moment ossia uno di quei passaggi ciclici della storia in cui le ragioni della comunità tornano a riconquistare la loro preminenza sui fattori puramente economicistici che, come è ovvio, sono lo strumento per il mantenimento del potere delle élite attualmente in carica.
È un avvicendamento ciclico, quindi anche quella preminenza riconquistata in futuro diventerà a sua volta ingiusta e sarà superata ma adesso rappresenta “la rivolta” e quindi non escludo che si compirà, in un modo o nell’altro la vera R…
Vediamo, non c’è tanto da aspettare; se ho ragione il 2017 sarà un anno estremamente movimenttato.
Alla storiella che i nonnetti patrioti erano andati a votare all’ultimo minuto ribaltando i risultati delle elezioni avrei nutrito dei dubbi. Penso che per motivi di sicurezza nazionale doveva vincere Brexit e così han fatto votare anche i fantasmi della Grande Guerra. La democrazia è un’illusione qua e ovunque.
Poi alle decine di giornali inglesi darei 0 considerazione perché in realtà appartengono a due sole compagnie che di fatto hanno il monopolio dell’informazione.
Ovvio che ci saranno dei cambiamenti, Londra attirerà sempre più chi può permetterselo. C’è gente che paga 9000 sterline per avere il diritto di rimanere permanentemente e poi anche la cittadinanza che gli europei saranno costretti a prendere ha un costo non da poco.
Non è un segreto che mangiare a Londra è caro, e con i dazi lo diventerà ancor di più. In compenso aumenteranno gli stipendi e dovranno cambiare le durissime condizioni di lavoro pensate per gli stranieri se ci tengono a rimpiazzare la massa lavoratrice europea, perché a comandare son bravi tutti…
Con l’abbattimento delle tasse sulle transazioni finanziarie, Londra diventerà ancor di più una città elitaria, mondialista, per soli milionari. E’ inutile che ci prendiamo per il culo; grandi movimenti di capitali verso l’UK potranno solo che fare bene alla sterlina.
§- G. Rayner (Telegraph, com, THE), “EU referendum: Queen asks guests to give her three reasons why Britain should remain in Europe” – June 21, 2016
http://www.telegraph.co.uk/news/2016/06/21/queen-asks-guests-to-give-her-3-reasons-why-britain-should-remai/
Nota, ATTENZIONE: il Telegraph ed il Sun sono giornali smaccatamente conservatori (di destrissima); innumerevoli volte (sono stati) sputtanati dalla Regina, ufficialmente e direttamente.
Buon inizio di settimana – REALE.
サーファー © Surfer [Occhi e concentrati sull’India!]
Clearly, a “what’s in this for us” mentality prevails.
India is looking towards the future, while British allusions to empire, or the assumed camaraderie of the Commonwealth, are based on the past.
°l°
Britain would do well to not take India for granted for post-Brexit business.
°l°
§- N. Sud (Oxford Department of International Development, Conversation, com, THE), “Why Britain cannot bank on India for post-Brexit business” – October 17, 2016
https://theconversation.com/why-britain-cannot-bank-on-india-for-post-brexit-business-66246
To understand – the dominoes, too. If it starts (or part).
Many (hedge) Funds and Companies, with the depreciation of the Rupee, had invested on the Pound – having their own interests in the UK.
They ended up with two National currencies depreciated – which are “reserve currency” -; even for the New Development Bank of BRICS (NDB BRICS): ie, The Asian Infrastructure Investment Bank – AIIB.
In one word: BLOOD-letting.
Let’s go on to swing https://www.youtube.com/watch?v=hdw1uKiTI5c
And the Vultures all start circling – briefly.
サーファー © Surfer [Nikita è una Mia Amica]
Sì ma questa è un’analisi economica mentre la questione è politica.
Significa che tu, DT, fai un’analisi il cui presupposto (economicista) è: la situazione va messa in ordine e dopo tutto funziona per bene (nello stesso “sistema”, intendo).
“Politico” invece significa: questa situazione non va perché il sistema non va quindi non so ancora bene quale sarà il prossimo sistema ma intanto devo assolutamente cambiare questo.
La May ha detto chiaramente in un importante discorso al congresso dei Tories il 5 ottobre scorso che vuole governare per gli ordinary people e non per le élites internazionali.
Riporto testualmente e consiglio vivamente di leggere (ripeto, discorso recente):
“But today, too many people in positions of power behave as though they have more in common with international elites than with the people down the road, the people they employ, the people they pass in the street.
But if you believe you’re a citizen of the world, you’re a citizen of nowhere. You don’t understand what the very word ‘citizenship’ means.
So if you’re a boss who earns a fortune but doesn’t look after your staff…
An international company that treats tax laws as an optional extra…
A household name that refuses to work with the authorities even to fight terrorism…
A director who takes out massive dividends while knowing that the company pension is about to go bust…
I’m putting you on warning. This can’t go on anymore.
A change has got to come. And this party – the Conservative Party – is going to make that change.”
A questo aggiungo che il governo May si sta dimostrando come mai prima molto poco incline a mettersi agli ordini della City.
Se a questo si aggiunge che pare (“pare”) che addirittura la regina Elisabetta pochissimi giorni prima del referendum avesse espresso forti dubbi sulla necessità di restare in Europa…
Il trader che lavora nella finanza e la finanza vuole “stabilità” senxa porsi problemi sulla bontà del sistema.
Di fondo l’economicista ritiene che c’è una certa “natura umana” che è così da sempre e per sempre quindi inutile cercare di cambiare le cose. Bisogna “adeguarsi”.
La storia invece si fa con le passioni come il nazionalismo a cui allude la Theresa May e il coraggio della lotta contro un nemico spesso più forte come appunto le “élites internazionali”.
E “passione” vuol dire precisamente: “INVESTIRE DOVE NON GUADAGNERAI SOLDI” ma dove realizzerai un ideale condiviso con la tua comunità di appartenenza.
Non so quanto questa prospettiva possa entusiasmare un investitore professionale.
Fatto sta che le passioni esistono anche se la libertà di un popolo e l’orgoglio non sono quotabili in borsa e quindi non se ne può trarre profitto.
Penso quindi che nella questione Brexit si debbamo considerare anche altre questioni oltre a quelle puramente economico finanziarie.
Poi le lotte si vincono e si perdono ma a me basterebbe vedere che almeno una parte dello spirito di ribellione nazionale espresso dalla May e dai suoi votanti si manifestasse qui in Italia.