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Perché l’ITALIA non sarà immune dai rischi del Brexit
Avrete sicuramente visto, se non sulle pagine di questo blog (mi riferisco a QUESTO POST) almeno su altri siti o giornali, che in caso di Brexit, l’Italia è uno dei paesi che ne subirebbe le minori conseguenze. In base al sondaggio condotto da S&P Global Ratings sui 20 Paesi più esposti al rischio di una Potenziale Brexit, sarebbero Irlanda, Lussemburgo, Malta e Cipro le Nazioni più esposte a “pericoli” dal punto di vista commerciale e migratorio.
(…) A calcolarlo è lo S&P’s Brexit Sensitivity Index (BSI), che tiene in considerazione le esportazioni di beni e servizi verso il Regno Unito rapportate al PIL domestico, i flussi migratori bidirezionali, le controversie con controparti UK nel settore finanziario e gli investimenti diretti stranieri verso Londra.
A sentire le conseguenze della fuoriuscita del Regno Unito dall’Ue, anche Canada e Svizzera, nonostante i due Stati non figurino tra i membri dell’Unione Europea. (FIRST)
Quindi possiamo stare tranquilli vero? Ah no, i mercati finanziari. Il rischio crollo sarebbe generico. Ma poi ci sarebbe un ribilanciamento e tutto si andrebbe a sistemare, soprattutto sui paesi con minore impatto dal Brexit. Non è vero?
No, non è vero. Se pensate a questo state sottovalutando in modo enorme gli effetti indiretti di una Brexit sui paesi strutturalmente più deboli. Italia in primis che, non scordiamolo mai, ha un fardello debitorio di immani dimensioni da gestire.
Per sintetizzarvi al meglio cosa potrebbe succedere all’Italia in caso di Brexit, mantenendo secondo me un deciso realismo, vi propongo il pensiero di Giulio Sapelli, recentemente apparso su IlSussidiario.
(Cliccate sul testo per leggere l’articolo)
Se poi vogliamo esagerare, facciamone tranquillamente un problema sistemico. I riflessi sul sistema bancario europeo potrebbero diventare ingestibili. Le banche del Vecchio Continente (ne parliamo tute le settimane) hanno una maggiore esposizione alla leva finanziaria rispetto alle realtà USA, il che le rende più vulnerabili agli eventi sistemici. E in questo sistema finanziario europeo, le banche italiane, lo hanno dimostrato in borsa negli ultimi mesi, sono tra le più sensibili e, permettetemi, tra le più deboli, vista anche la forte esposizione non alla leva finanziaria ma alle insolvenze. Quindi, in caso di Brexit, le banche italiane potrebbero avere non pochi problemi di sostenibilità, mettendo a repentaglio la già non proverbiale solidità patrimoniale italiana.
Dite che anche in questo caso Draghi salverà capre e cavoli? Il problema, lo ripeto, è di tipo sistemico, ma non solo: sopratutto politico. Quindi andiamo BEN oltre le possibilità di difesa di Super Mario della BCE. Anche perchè il problema non sarebbe solo l’Italia. Portogallo, Spagna ed ovviamente Grecia, e poi non dimentichiamoci dell’Irlanda. Le sue banche si salverebbero dallo tsunami? Tanti auguri.
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Segnalo analisi di Der Spiegel:
http://www.spiegel.de/international/europe/all-you-need-to-know-about-the-brexit-referendum-in-the-uk-a-1097629.html
Brexit sarebbe la molla per cambiare molto sia nella sfera finanziaria che in quella politica.
Comunque, anche se le scommesse parlano chiaro, c’è troppa incertezza sul risultato; non credo che prenderò posizione con long o short.