Benzina sul fuoco: il petrolio e i bonds

Scritto il alle 16:30 da Danilo DT

Un lettore mi ha chiesto via email di approfondire una problematica decisamente molto importante. Colgo l’occasione per ringraziare i lettori che mi scrivono per criticare (più o meno positivamente…) il blog, ma soprattutto quelli che mi forniscono idee e spunti per scrivere articoli ed approfondire argomenti.
Torniamo a noi…. La questione è quella che potete già vedere nascosta tra le righe del titolo del post. Ovvero: esiste una correlazione logico/storica tra il prezzo delle obbligazioni a lunga scadenza (quindi lasciamo da parte le operazioni a breve scadenza) e il prezzo del petrolio?

Il filo di connessione è l’inflazione

Il mercato obbligazionario mondiale continua ad assistere ad un rally del prezzo del petrolio che sembra non avere fine. Il greggio sembra non volersi arrestare, e di questo ho già parlato di verse volte in passato, ed ormai sembra intenzionato al Nymex di toccare la soglia dei 90$ al barile. Si tratta di una dinamica estremamente pericolosa per i titoli di stato a livello mondiale, ed in particolare per i titoli dell’aera Euro. Il motivo? Fino ad oggi, i titoli di stato della Euro-Zone sono stati finora protetti dal rafforzamento anti-inflattivo del super-euro (che tra l’altro ha permesso la BCE a non alzare i tassi, come invece era previsto) . Però la domanda è la seguente. Potrà il Super Euro proteggere perennemente la nostra economia dall’inflazione potenzialmente innescata dal vertiginoso rialzo dell’oro nero?

Rischio sell off per i bonds Euro

Quindi risulta chiaro che il rischio potenziale di un crollo del mercato dei bonds è concreto. Quali sono le 2 condizioni che possono permettere la tenuta dei prezzi?
– Fly to quality: in questo caso fiumi di denaro si riverserebbero sui bonds che quindi reggerebbero bene la situazione di rischio. Le cause del fly-to-quality sarebbero legate a fattori geopolitica (tensioni internazionali) oppure a scossoni finanziari sui mercati (subprime e correzioni dell’equity).
– Un dollaro sempre più debole: e questo è ovviamenet il punto che già conoscevamo. E per fortuna (anche se sappiamo che dietro c’è..la mano invisibile..come la chiamava l’economista Smith…) c’è una correlazione forte tra petrolio e dollaro. E se questa correlazione dovesse saltare, trovandoci magari un cross stabile ed un WTI sempre più alle stelle, sarebbe un tremendo segnale inflattivo.

Oil inflation: il rischio è reale

Quindi si tratta di un rischio legato al prezzo del petrolio (oil-inflation) a cui di recente si è aggiunta una food-inflation e una wage-inflation. Queste ultime due sono l’inflazione causata dall’aumento dell’alimentare e dei salari. Ma ancora una domanda: sarebbe una situazione localizzata solo nei paesi area €uro? Risposta negativa: temo proprio che si tratterebbe di una situazione globalizzata, e come in tutte le altre cose, la “globalizzazione” renderebbe partecipi del fenomeno anche altrea aree geografiche. E quindi, vedete, torniamo al mio discorso fatto tempo fa.

Bernanke: e se ha sbagliato?

Ricordate cosa dicevo qualche settimana fa? E se Bernanke ha alzato i tassi in modo troppo aggressivo, sottovalutando questi fattori? IL rischio è che abbia praticamente “buttato benzina sul fuoco”, alimentando il rischio inflativo su scala globale. Ma non temete. I nodi verranno al pettine. Ma allora si dovrà correre i ripari con manovre urgenti di aggiustamenti, ma quanto sarà troppo tardi.

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