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BANCHE USA: chi si avvantaggia della crisi
La crisi del secolo (così viene definita la tempesta sull’economia globale che si è abbattuta all’alba del nuovo millennio), secondo molti economisti, è ormai al capolinea.
Come ben sapete, io sono di diverso avviso, ed in passato l’ho già spiegato in alcuni miei post dove spiego il perché di questi miei dubbi sulla ripresa e su un scenario (tanto per parlare un po’ in codice) che non è, secondo me V-shaped, bensì sarà W-shaped.
La causa principale della grande crisi finanziaria, nata come crisi immobiliare e crisi subprime, per poi trasformarsi in crisi finanziaria sui derivati e sul leveraging (crisi ancor a da risolvere, in particolar modo su quest’ultimo punto!), sono state ovviamente l’ingordigia e la fame di denaro del settore bancario, che ha creato, alimentato e gonfiato una bolla senza precedenti.
Ma se un vecchio aforisma di Lavoisier recitava la frase “nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma” sembrava valido per tutto , in generale, con le banche USA occorrerebbe aggiornare tale aforisma, magari con un “nulla si crea, molto si distrugge ma poi si trasforma nuovamente in utili”.
Perché per le banche USA è andata proprio così.
I big sempre più big
Non solo le banche più grandi, colpevoli della crisi finanziaria, sono sopravvissute, ma hanno approfittato della situazione per espandersi ulteriormente e per diventare ancora più potenti ed influenti sui mercati finanziari.
Qualche esempio? Prendiamo un’analisi apparsa sul Washington Post di qualche giorno fa.
JP Morgan oggi detiene circa 1$ ogni 10 $ in deposito negli USA. O ancora, prendiamo Bank of America, sommiamoci assieme Citigroup. Queste 3 banche messe insieme hanno il dominio del credito ipotecario e oltre il 66% del mercato delle carte di credito. La verità quindi è che la crisi ha creato dei grandi colossi, ancora più potenti ed influenti, che di per se, sul mercato, fanno e faranno il buono ed il cattivo tempo, soprattutto in mancanza di una vera e propria riorganizzazione pilotata dal pubblico.
E qui aprirei una parentesi su quella banca di cui spesso parliamo: Goldman Sachs.
L’egemonia di Goldman Sachs è chiara a tutti. Assoluti dominatori sui mercati azionari e del reddito fisso, ormai hanno assunto un potere ed un’influenza che li mettono in una situazione di privilegio addirittura nei confronti del Tesoro USA che, quasi, si trova a dover sottostare alle regole della stessa Goldman Sachs.
Quindi ho la sensazione che il mercato si diventato preda di banche predatrici che assumeranno un dominio praticamente assoluto, un’egemonia dove lo stesso Stato USA si ritrova in una situazione di secondo piano. I dati della FDIC sono molto chiari. Questi colossi hanno benefici su tutti i fronti, anche sulla possibilità di prendere denaro a prestito dagli organi governativi più a buon mercato rispetto ai più piccoli concorrenti, anche perché servono credito più grandi e con minor rischio default.
Tutto questo deve fare meditare.
Stiamo diventando sempre più vittime di coloro che hanno creato la crisi, i quali dopo aver fatto danni, hanno approfittato della situazione di necessità di salvataggio del settore bancario per ampliare le dimensioni e diventare ancor più potenti.
Tutto questo lo trovo assurdo. Il carnefice diventa il salvatore della patria, e nel frattempo diventa più potente. Era questo il mondo migliore che ci aspettavamo? Era questo lo scenario previsto post-crisi? Ma la crisi non doveva ripulire il mercato dagli eccessi e riportare aria nuova?
Io sento solo una gran puzza di marcio. E state pur certi che le prossime vittime saranno le prede più vulnerabili. E quindi si corre seriamente il rischio di uno scenario di potere assoluto del sistema bancario di grosse dimensioni, con evidenti conseguenze sull’economia in generale.
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