ARGENTINA: si avvicina la resa dei conti

Scritto il alle 11:11 da Danilo DT

In arrivo il fallimento? Probabilmente si. Controproposta inaccettabile di Buenos Aires e default nuovamente possibile.

La saga “Nuovo Default Argentina” sembra volgere al termine. Nei giorni scorsi, il Governo di Buenos Aires ha proposto ai soggetti che avevano indetto una mega causa contro il Governo Sudamericano uno swap, uno scambio che proprio gli hedge funds NON potevano accettare. Infatti hanno proposto lo stesso swap già visto nel 2010. Ovviamente proposta bocciata. E ora la palla passa al tribunale che a breve deciderà e ci dirà se l’Argentina dovrà pagare la cifra monstre di 1.33 miliardi di USD.
Intanto ecco che il mercato reagisce subito ed i CDS decollano letteralmente.

The cost to insure Argentina’s debt rose to its highest levels since March 2009 in reaction to the sovereign’s payment proposal to holdout creditors late Friday night in a court filing.
The cost to insure Argentina’s bonds for a year rose 718 basis points to 7,589 basis points Monday morning, according to data provider Markit. The cost to insure these bonds for five years rose 338 basis points to 3,442 basis points Monday morning. (Source) 

Vola quindi a 7589 bp. Il mercato quindi vede il default Argentina come molto più di una ipotesi. Secondo diversi esperti, la Kirchner in un modo o nell’altro dovrà pagare. E se non avrà i soldi, ovviamente, sarà fallimento.  Ma quando arriverà l’esito della causa? Secondo alcuni già nei prossimi giorni, secondo altri entro la fine di aprile. Certo è che la situazione per Buenos Aires sembra definitivamente compromessa.

CDS Argentina 5yr: ora a 3.378 bp

CURVA CDS Argentina tutte le scadenze: a 6 mesi vola a 8.750 bp

Per approfondimenti, cliccate QUI per leggere i precedenti articoli sull’argomento.

Le ultime di Bloomberg e di Reuters sul rischio default Argentina.

UPDATE: Importante!!!

Tango bond, pronto il nuovo piano

Questo round va al giudice americano Thomas Griesa. L’Argentina ha proposto una soluzione che prefigura un piano di rimborso, per gli obbligazionisti holdouts, analogo a quello di coloro che hanno già sottoscritto le offerte del 2005 e del 2010.
Il ministro argentino dell’Economia, Hernan Lorenzino, evita così lo spettro di un default da 1,33 miliardi di dollari. Evitato almeno per i prossimi 90 giorni, il tempo tecnico necessario alla Corte americana per valutare l’offerta.

Va ricordato che questa è la tappa successiva alla decisione della Corte d’Appello di New York che ha dato ragione ad alcuni fondi speculativi americani.
La proposta effettuata due giorni fa da Buenos Aires equipara quindi gli ultimi holdouts, che sono il 7% del totale, a coloro che hanno accettato le precedenti offerte. Il trattamento sarà lo stesso, non vi sarà, quindi, alcuna discriminazione per chi è rimasto fuori fino ad ora. Ma neppure un vantaggio, perché ciò aprirebbe il baratro di una nuova interminabile trattativa con chi ha sottoscritto, negli anni scorsi, un accordo di concambio con il Governo argentino.
Ecco la proposta arrivata dal Governo di Buenos Aires.

Vi sarà un concambio, a scelta, tra obbligazioni Par 2038 e le obbligazioni Discount.


Nel primo caso si tratta di obbligazioni Step up, con cedola attuale al 2,26% fino al 2019, poi con cedola al 3,38% dal 2019 al 2029 e infine con il 5,375% dal 2029 al 2038. Il rimborso avverrà in dieci quote dal 2029, senza taglio nominale. I 100mila euro di vecchi titoli saranno sostituiti con 100mila euro di nuovi titoli.

Nel secondo caso si tratta di obbligazioni Discount al 7,8%, con un taglio del capitale del 66,3% e scadenza al 2033.

Le condizioni praticate sono identiche, sia per coloro che posseggono titoli denominati in euro o in dollari. Viene inoltre consegnato un titolo legato alla crescita del Pil. Quando supera il 3,22% annuo attiva un pagamento per l’anno seguente.
Gli interessi maturati vengono concessi fino alla data di accettazione della proposta.

«Il nodo gordiano – spiega Enzo Farulla, analista finanziario indipendente, già Raymond James – riguarda proprio gli interessi. Gli holdouts vorrebbero calcolarli sui coupon delle vecchie cedole, che era compreso tra il 9% e l’11%, e non sul 2,26 del nuovo concambio».
Ciò significa che scatterebbe la clausola “pari passu” e il 93% di coloro che hanno già accettato avrebbe diritto alle migliorie contrattuali ottenute dal 7% dei sottoscrittori. Un braccio di ferro, quindi, quello tra il Governo argentino e il giudice Griesa che non accenna a perdere tensione. «Tuttavia il potenziale default che farebbe nuovamente sprofondare l’Argentina nell’abisso – spiega Farulla – avrebbe ripercussioni su tutti i mercati finanziari e genererebbe un vero e proprio caos». A vantaggio dell’Argentina, che peraltro ha gravi responsabilità in merito alla scarsa trasparenza dei dati macroeconomici, va riconosciuto che ha onorato i suoi impegni dopo la ristrutturazione del debito. Punire Buenos Aires creerebbe un pericoloso precedente e istillerebbe ulteriori incertezze sul futuro di Cipro e della Grecia.

 

STAY TUNED!

DT

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7 commenti Commenta
capfed76
Scritto il 2 Aprile 2013 at 15:00

Ciao Dream,
Posto per la prima volta, anche se ti seguo da un po’… ciao 🙂
In teoria da quello che so io, la maggior parte del debito argentino è ormai in mani agli argentini Poi secondo il FMI stesso, l’argentina dovrebbe avere riserve totali per 41 miliardi se non ho letto male: http://www.imf.org/external/np/sta/ir/IRProcessWeb/data/arg/eng/curarg.pdf
Quindi non sembra che possa andare in default per quella cifra contesa…

Scritto il 2 Aprile 2013 at 23:51

Vero, peccato però che l’Argentina ha messo nero su bianco, al momento della precedente ristrutturazione (per incentivare un maggior numero di sottoscrittori) che se in futuro ci fossero stati dei rimborsi migliorativi a terze parti, chi aveva aderito alla conversione ne avrebbe beneficiato.
Appena riesco cerco la documentazione che lo descrive in modo più chiaro.
Morale: l’Argentina ha sicuramente i soldi per pagare questi signori (se vuole)…. e gli altri?

ihavenodream
Scritto il 3 Aprile 2013 at 10:18

L’Argentina non pagherà nulla, è già tanto quello ke gli ha offerto, non escluderei ke venga accettato, questi hf ho letto hanno comprato i titoli quando erano già spazzatura, pagandoli quindi una miseria, d’altronde se l’argentina non paga, gli hf cosa possono fare? Pignorare le sedi delle ambasciate argentine? Il problema dell’argentina è ben diverso e, per certi versi, più grave…risiede nel fatto ke utilizza una moneta ke nessuno vuole, neanke gli argentini e non essendo l’Argentina un paese autonomo per risorse ed energia, questa situazione non può durare in eterno…insomma un po’ la stessa cosa ke accadrebbe in Italia se uscisse dall’euro…

Scritto il 3 Aprile 2013 at 10:28

Ecco qui un articolo che spiega meglio il tutto.

Tango bond, pronto il nuovo piano

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-04-02/tango-bond-pronto-nuovo-094837.shtml?uuid=AbNLBZjH

capfed76
Scritto il 3 Aprile 2013 at 10:55

Grazie dei chiarimenti. In effetti, si tratta di hf, quindi il loro scopo era quello di pretendere più soldi di quanti ne avrebbero avuti normalmente (chi possedeva quei titoli), perché il paese era andato in default ristrutturando il debito. Credo che come dice nell’articolo che riporti del sole 24 ore, punire l’argentina dopo che ha onorato il debito (ristrutturato) creerebbe un precedente pericoloso, soprattutto in questo momento di grandi incertezze sull’economia globale… Vedremo cosa deciderà il giudice, certo che se dovesse dare torto all’argentina sarebbe un bel guaio e forse inizierebbe un nuovo processo di default-ristrutturazione lunghissimo… In merito al commento di Ihavenodream, anche se l’italia non è autonoma dal punto di vista energetico, è invece un paese molto industrializzato e meta turistica importante, ottava potenza mondiale per gdp, rispetto all’argentina, penso che sarebbe molto più avvantaggiata, visto che produce ed esporta parecchio, quindi anche se uscisse dall’euro potrebbe permettersi di acquistare energia, di fatti, l’ha fatto quando c’era la lira…

kry
Scritto il 3 Aprile 2013 at 11:16

capfed76@finanza,

….. poi come c’ha ricordato Papa Francesco l’argentina si trova alla fine del mondo, mentre noi siamo al centro del mondo.

ihavenodream
Scritto il 3 Aprile 2013 at 13:57

capfed76@finanza,

Quando c’era la lira, non c’era l’euro, in ke valuta vuoi ke gli importatori fossero pagati? In marchi? L’Italia è un paese industrializzato? E’ quali sarebbero le industrie? Dimmi una sola industria con più di 300 addetti in Italia che non sia in crisi, e ke non rikieda aiuti pubblici di vario genere per andare avanti…a parte la mafia…anche l’Unione sovietica era industrializzata, e in più era davvero autosufficiente, l’Italia esporta? Si semilavorati e prodotti finiti…ergo senza materie prime il nostro export si azzera…

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