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Albero della cuccagna fino a quando?

Scritto il alle 14:10 da Danilo DT

Perché ci impuntiamo così tanto sull’economia USA? Perché fino a prova contraria, i consumi dell’americano medio, conosciuto come Mr Smith, continuano ad essere fondamentali per la crescita economica USA e non solo USA, ma GLOBALE. Ma per far si che Mr Smith consumi, bisogna dargli i soldi. Ma la disoccupazione è alle stelle… E allora chi gli dà i soldi? Il Governo…. Ma fino a quando può continuare questo Albero della Cuccagna?

Una statistica fatta dal Wall Street Journal negli ultimi giorni deve far pensare a quello che succede nella realtà economica USA.

Tanto per cominciare la disoccupazione. Secondo il WSJ 6 dicasi 6 milioni di americani non hanno trovato lavoro nel 2010. E secondo il Dipartimento del Lavoro, questi dati non miglioreranno nei prossimi mesi. E di tutte le persone oggi disoccupate, circa la metà sono senza lavoro da più di sei mesi. Questo problema ha gravi ripercussioni sia sociali che economiche. Infatti molte di queste persone, dopo aver cercato lavoro ovunque, addirittura rinunciano a cercare un’occupazione, con conseguenze sia dal punto di vista economico ma anche sociale, anche perché chi è da più tempo disoccupato è depresso, ha meno stimoli e viene assunto mal volentieri. Ma non sono dati “statici” bensì dinamici: infatti questo numero è lievitato proprio nell’anno della “ripresa”, ovvero il 2010, crescendo di ben 2.7 milioni di unità. I conti non tornano…

Morale: queste persone vanno a carico dell’Amministrazione. I famosi Food Stamp che il nostro Mattacchiuz più volte ci ha spiegato.

Food stamp che non fanno altro che crescere. Guardate questa tabella:

Source: WSJ



La situazione si fa sempre più preoccupante.

More people tapped food stamps to pay for groceries in September as the recession and lackluster recovery have prompted more Americans to turn to government safety net programs to make ends meet.

Some 42.9 million people collected food stamps last month, up 1.2% from the prior month and 16.2% higher than the same time a year ago, according to the U.S. Department of Agriculture.

Nationwide 14% of the population relied on food stamps as of September but in some states the percentage was much higher. In Washington, D.C., Mississippi and Tennessee – the states with the largest share of citizens receiving benefits – more than a fifth of the population in each was collecting food stamps. (source: WSJ)

Fare i conti è fin troppo semplice. Una persona su 7 vive grazie ai food stamps o buoni pasto governativi. Ecco quindi perchè Bernanke si è detto preoccupato. I consumi continuano ad esserci grazie all’aiuto statale che però non è nato per essere un elemento “sostitutivo” del reddito da lavoro, ma solo come elemento temporaneo. Solo che ormai Mr Smith ha capito dove sta l’albero della cuccagna e vuole sfruttarlo il più possibile. Teoricamente all’infinito. Bernanke sa benissimo che se taglia i fondi alle classi più indigenti, i problemi sarebbero devastanti. Se però non taglia, i problemi sono diversa natura ma sempre devastanti nel lungo periodo. La questione è sempre quella: la coperta è corta e qualcuno deve pagare. Non si può pretendere che tutto si sistemi con un colpo di spugna che si chiama TARP, Food Stamp, quantitative easing ecc. il problema, così facendo si sposta in avanti e non si risolve un bel nulla.

Cero che, a conti fatti Bernanke si è infilato in  un vicolo cieco. Questa volta ci vuole veramente un miracolo.

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DT

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10 commenti Commenta
mattacchiuz
Scritto il 9 Dicembre 2010 at 14:29

reddito da lavoro??? rappresenta forse il 40% del pil usa… lasciamo perdere…

bergasim
Scritto il 9 Dicembre 2010 at 14:43

http://www.dol.gov/opa/media/press/eta/ui/current.htm

DEVASTANTE MA NON PER I MERCATI

lampo
Scritto il 9 Dicembre 2010 at 20:53

Pare che i cinesi oramai conoscano bene la situazione USA… e ne incomincino a fare pubblicità agli investitori…
http://it.finance.yahoo.com/notizie/Il-drago-all-attacco-i-Cinesi-trend-3058705727.html?x=0
(è di qualche giorno fa: mi scuso se già postata)

amensa
Scritto il 9 Dicembre 2010 at 20:54

mattacchiuz,

scusa Matta, ma cosa ci metti nel 60% mancante ?
a me 40% sembra un po’ pochino….

smsj
Scritto il 9 Dicembre 2010 at 21:06

amensa@finanza,

Si, un pò pochino:

mattacchiuz
Scritto il 9 Dicembre 2010 at 22:18

amensa@finanza,

ciao andreea, dopo ti pubblico i dati, scusa il ritardo…

mattacchiuz
Scritto il 9 Dicembre 2010 at 22:27

nella tabella, il reddito da lavoro è indicato con wage and salary disbursements
esso ammonta a 6485 miliardi di dollari, mentre il pil degli states è qualcosa di molto vicino a 15000 miliardi.

il resto sono benefits ( ti pago l’assicurazione e la macchina ), rendite da immobili, asset vari, interessi e soprattutto trasferimenti dal governo ai cittadini ( cassaintegrazione etc… )

i dati sono di ottobre. :mrgreen:

smsj
Scritto il 10 Dicembre 2010 at 01:14

amensa@finanza,

I miei sono dati corretti, come indicato nel grafico dove è indicata anche la fonte.
Nelle statistiche nazionali ed internazionali la stima che viene fornita delle quote distributive sul Pil è “corretta” per tenere conto del lavoro autonomo ed evitare che la sua minore o maggiore incidenza crei una distorsione quando si confrontano diversi paesi o diversi periodi in uno stesso paese. Questo aggiustamento per tenere conto del lavoro autonomo viene fatto nel seguente modo: si attribuisce ad ogni lavoratore autonomo il reddito medio da lavoro dipendente comprensivo di imposte e contributi e si aggiungono i redditi da lavoro autonomo così calcolati a quelli complessivi da lavoro dipendente. Si ottiene così una quota dei redditi da lavoro che comprende anche i redditi attribuiti al lavoro autonomo, mentre rientrano tra i profitti e altri redditi non da lavoro solo quella parte dei redditi individuali dei lavoratori autonomi (professionisti, commercianti, imprenditori ecc) che superano il reddito medio da lavoro dipendente. Il vantaggio è che la quota dei redditi da lavoro così corretta dipende solo dalla distribuzione del reddito, cioè dal rapporto tra salario e prodotto per lavoratore e non dipende più dall’incidenza del lavoro autonomo sull’occupazione totale.
8)

mattacchiuz
Scritto il 10 Dicembre 2010 at 08:34

secondo me dipende dal GDP che pigli, si quello nominale ( 14700 mld ) o quello “reale” (13277 mld)

se pigli il secondo, far uscire 60% è piuttosto facile, con il primo un pò più difficile. ad esempio, se pigli compensation of employees (8085 mld) e dividi per REAL GDP ( 13277 ) * 100= 60.9%,

cmq, al di la delle percentuali esatte, il concetto credo sia chiaro.

approposito, la tabella sopra non l’ho inventata io, è del census, e anche quei dati sono “corretti”…

Scritto il 10 Dicembre 2010 at 08:36

smsj@finanza,

mattacchiuz,

Entrambi veramente notevoli. Complimenti! 😀

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