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Derivati: l'Italia rischia seriamente
Ieri sera ho avuto il malaugurato onore di vedere, su Rai Tre, la trasmissione “Report”.
“Malaugurato onore”, in quanto ho avuto la conferma di come il sistema politico-economico italiano sia marcio e decrepito. Per farla breve, l’interessante trasmissione “Report” ha messo in luce un lato di quei famosi “derivati” di cui tanto si parla.
La vera bomba sulla “finanza dei derivati” , in Italia, è scoppiata con il caso Italease. Gran bella fregatura per un bel numero di soggetti ed imprese, che si sono visti recapitate a casa delle lettere con grosse richieste di denaro. E fino a qui nulla di nuovo. Si poteva pensare che la vicenda fosse chiusa così, con un gruppo di sfortunati e truffati imprenditori, costretti a rientrare di cifre importanti, a causa di un “assicurazione” che doveva proteggere il debito. Assicurazione che , alla fine della fiera, ben poco ha protetto…
Ma ben poco si sapeva della situazione nel settore pubblico.
Lo scandalo del settore pubblico
La causa di tutto? La massa di debiti in cui navigano Regioni, Province e Comuni. Gli Enti pubblici hanno sempre bisogno di soldi e li trovano facendo mutui e obbligazioni. Poi si fanno sistemare i debiti dalle banche che si inventano operazioni di finanza strutturata. Con generose commissioni (ovviamente) pagate agli intermediari, oi cosiddetti costi impliciti, che non si vedono esplicitamente ma che sono presenti in modo massiccio. E con questo meccanismo, si spostano i debiti in là nel tempo e il pacco bello confezioanto se lo ritroveranno le giunte future. Il tutto, ripeto, a vantaggio di banche d’affari del calibro di Banca OPI, Merrill Lynch, Nomura, per citarne alcune, che approfittano della ghiotta occasione ed incassano commissioni esose. D’altronde, già qualche anno fa si era messo in luce il fatto che il bilancio di diversi grossi istituti di credito (anche Italiani) fondavano gli utili proprio su un volume enorme di operazioni di finanza strutturata. Questo teoricamente poteva significare l’aleatorietà di tali utili. Peccato che proprio queste operazioni erano montate in modo tale da garantire sempre utili per le banche e scaricare tutti gli eventuali rischi ai soggetti a cui venivano accollati.
Come cucinare il Pollo Pubbico
Ma torniamo agli Enti Pubblici. Queste operazioni di finanza strutturata veniva quindi a costare un bel po’ di soldi. Quindi, bisognava trovare il pollo che, senza saper bene cosa stava accadendo, ed ammaliato da incassi temporanei che “fanno sempre comodo”, accettava operazioni spericolate con benefici effetti nell’immediato, ma catastrofiche conseguente per il lungo periodo. E, indovinate un po’, quale pollo si poteva andare a spennare, se non un pollo che ha fondamentalmente una bassa cultura finanziaria, e la necessità di “spostare” debiti tramite “swap”, al fine di far ricadere grane e problemi su coloro che verranno in futuro? Ebbene si, parliamo del settore pubblico, o se preferite dell’Azienda Italia. Ma non mi riferisco allo Stato: difatti le banche hanno un debole per le Regioni, le Province e i Comuni, perché di solito non capiscono i rischi che corrono e non si accorgono dei costi impliciti nelle operazioni “swap”.
Cosa sono questi “Swap”?
Gli “swap” fanno parte della famiglia dei derivati (la stessa dei derivati emessi sui mutui subprime che hanno messo in crisi le borse di mezzo mondo) e si chiamano così perché derivano il loro valore da variabili esterne. Sono strumenti complessi e rischiosi, dove chi ne sa di più lucra profitti abnormi, e chi ne sa di meno perde tutto. Pare che in Italia non si possa vivere senza i derivati perché non hanno lasciato fuori nessuno, dalla grande Regione al piccolo Comune di montagna, dalla lavanderia, al policlinico, all’istituto delle suore. Almeno così configurava ieri sera dalla trasmissione “Report”. Sono almeno 30 mila le imprese private coinvolte, e 900 gli enti pubblici che ci stanno rimettendo centinaia di milioni.
Perdite fittizie? Non c’è problema…
Ma qui arriva il comico. Nel settore pubblico non funziona come nel settore privato, dove anche le perdite potenziali devono essere iscritte a bilancio. Nel pubblico le Perdite potenziali non vengono scritte da nessuna parte, e rimangono quindi debiti che possono venire “nascosti” dall’Amministrazione. Ma fino a quando? Fino alle rispettive scadenze. E quindi con potenziali “sorpresine” che possono portare in default Comuni , Province e Regione, proprio come è successo per il Comune di Taranto.
A volte scrivevo che, a causa dei derivati, dobbiamo pensare di essere seduti su una polveriera, pronta ad esplodere. Invece questa volta E’ diverso. Noi VIVIAMO in una polveriera, gestita ed amministrata in un modo pazzesco , che può solo portarci alla rovina collettiva. Sto esagerando? Allora vi invito stasera all 21 (se non ricordo male ) su RaiSat. Dovrebbe esserci la replica di Report trasmessa ieri sera. E poi…fatemi sapere.