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MARIO DRAGHI: una nuova Europa che non è mai esistita
Su quanto sia finta l’Unione Europea scrivo da anni e sempre da tempo immemore cerco di portare avanti un’idea di Europa più coesa. Una vera Unione Europea che sia però non solo morale, ma fiscale, monetaria, militare e anche più politica. Tutta utopia che poi si discute sempre ma che non viene mai messa a terra per mille motivi. A poche settimane dalla presentazione del suo rapporto sulla competitività futura dell’Europa, Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, ci parla del suo punto di vista. Un “cambiamento radicale”. Sostiene la necessità di cooperazioni specifiche e rafforzate in settori dove l’integrazione è carente, come l’unione dei mercati dei capitali, essenziale per stimolare la crescita economica europea.
Andiamo con ordine. Durante una conferenza a La Hulpe, Draghi ha delineato il suo rapporto, che verrà pubblicato dopo le elezioni europee di giugno. Ha sottolineato come il mondo sia cambiato e come le vecchie regole siano state messe da parte, evidenziando la concorrenza sleale da parte di paesi come Cina e India.
“Abbiamo bisogno di un’Unione Europea adatta al mondo di oggi e di domani”, afferma Draghi, proponendo un cambiamento radicale per rispondere a queste sfide.
Draghi identifica tre aree chiave su cui l’Europa deve concentrarsi:
a) l’uso efficace delle economie di scala,
b) la fornitura e il finanziamento di beni pubblici europei,
c) e la garanzia di risorse essenziali come materie prime e manodopera.
Questi aspetti richiedono una riflessione su come organizzare l’Unione, cosa fare insieme e cosa mantenere a livello nazionale.
Per assicurare coerenza tra i diversi strumenti politici, Draghi propone lo sviluppo di un nuovo strumento strategico per il coordinamento delle politiche economiche. In alternativa, suggerisce la possibilità di procedere con un sottoinsieme di Stati membri in casi specifici.
Draghi fa riferimento al “28mo regime”, un meccanismo che permette la creazione di un regime giuridico parallelo senza armonizzazione normativa tra i paesi. Esempio di ciò è l’unione dei mercati di capitale, un tema complesso e ostacolato da interessi nazionali contrastanti. Semplificando il tutto:
– occorre riflettere “su cosa vogliamo fare a livello Ue e cosa vogliamo mantenere a livello nazionale”. “Non possiamo concederci il lusso di rimandare le risposte a una futura revisione del Trattato”
– l’Europa è costruita per il “mondo di ieri“, prima del Covid, della guerra in Ucraina, dei conflitti in Medioriente e del ritorno della rivalità tra potenze
– l’Europa ha guardato troppo alla competizione interna, come è avvenuto durante la crisi del debito sovrano, dimenticando la sfida internazionale
– è mancata una strategia per proteggere l’industria da condizioni di disparità globali
– manca una linea comune su “risorse e input” fondamentali. E non solo su quello!
– In Europa “abbiamo giustamente un’agenda climatica ambiziosa. Ma in un mondo in cui i concorrenti controllano molte delle risorse di cui abbiamo bisogno, una simile agenda deve essere combinata con un piano per mettere in sicurezza le catene di approvvigionamento”
– occorre “favorire le economie di scala“. Usa e Cina possono contare su mercati enormi mentre l’Europa è frenata dalla frammentazione
– la sfida non è solo individuare i beni pubblici europei, ma capire anche come finanziarli. In tal senso è fondamentale anche la Capital Markets Union, nel caso anche con una cooperazione rafforzata
– è necessario “un nuovo strumento strategico per il coordinamento delle politiche economiche”
Bene, tutto molto bello. Ma cosa di quanto scritto da Mario Draghi verrà messo a terra? Anche se ormai è persin tardi e soprattutto è evidente la perdita di potere politico ed economico del Vecchio Continente, l’urgenza sull’argomento è ASSOLUTA.
Nessuno può negare la necessità di un’Europa più unita e pronta a rispondere alle sfide del presente e del futuro, con una visione di cooperazione rafforzata e con un cambiamento radicale che potrebbe essere la chiave per rilanciare la crescita e l’integrazione europea.
Il vero problema che continueremo a parlarne ancora, ci saranno incontri e riunioni e tanti bei progetti che poi non saranno mai messi a terra e l’Europa pian piano sparirà dai radar. Una storia che è già scritta.
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“…..e l’Europa pian piano sparirà dai radar. Una storia che è già scritta.” Eh già…già scritta nei piani. Come nei piani c’è un Draghi già previsto al posto della Ursula, quel Draghi che tra l’altro, ex Goldman Sachs e premiato da un centenario Kissinger (il potere USA per eccellenza!) quale miglior statista, e memorabile membro dell’equipaggio del Britannia, sarà li per fare gli interessi anglo-americani.
Pronto a chiedere scusa se i fatti mi smentiranno.