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VENERDI in rosso: perché non è solo una correzione
La giornata di venerdi non è certo stata brillante per i mercati finanziari. Una semplice correzione? In realtà no perché questa volta c’è una novità. Quell’elemento che sembrava inattaccabile ed inscalfibile, finalmente, inizia a dare segni di debolezza. Il mondo del lavoro sembra all’alba di un periodo di debolezza. Una situazione che possiamo definire quantomai logica, visto il contesto economico. Ma che veniva sempre rimandata tanto che, per molti, non sarebbe mai arrivata. Invece forse ci siamo.
Perché il mondo del lavoro era così “nel mirino”? Perché in molti si chiedevano se era possibile avere una recessione senza un aumento del tasso disoccupazione.
La resilienza del mondo del lavoro è stata più volte spiegata in passato, ma le motivazioni sembravano anche ormai sulla soglia della saturazione.
Siamo in un contesto singolare, dove mancano i lavoratori, sia poco specializzati che quelli più tecnici, con imprese che non vogliono lasciarli andare perché temono di non ritrovarli.
Ma poteva essere uno scenario che durava all’infinito? Beh, credo proprio di no e difatti i dati di venerdi hanno confermato che anche il momento anomalo è arrivato all’epilogo.
Negli Stati Uniti, la creazione di posti di lavoro ha registrato qualche segno di rallentamento. A giugno sono stati creati infatti “solo” 209.000 posti di lavoro, sotto le attese fissate a 225.000 unità e sotto al dato di maggio (a 306.000 unità).
Nonostante questo dato, altri indicatori mostrano che il mercato del lavoro rimane solido: i salari orari sono aumentati del 4,4% in un anno, superiore alle attese de 4,2%, e il numero di ore lavorate è aumentato – anche in questo caso più delle attese. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, è in calo al 3,6%. (Source)
Il tasso di risparmio del periodo Covid ha aiutato i consumi, la supply chain adesso è tornata efficiente. Insomma le munizioni straordinarie che si potevano sparare sono state sparate. E adesso quindi il mercato può cominciare a diventare più “ordinario”.
Il tutto in un contesto inflattivo ancora elevato. E quindi che possiamo aspettarci?
Per assurdo, il rallentamento del mondo del lavoro porta ad un rischio recessione molto maggiore. SE l’indebolimento arriverà, dovremmo anche avere una frenata inflattiva. Le due cose potrebbero quindi portare la FED a ragionare in modo proattivo su un primo taglio tassi. Quello che il mercato si aspetta per una ripartenza ciclica.
Correzione si, la profondità della stessa non possiamo saperla ma è quantomai propedeutica e necessaria per far si che il decorso naturale delle cose ci porti ad un nuovo ciclo economico con borse toniche, speriamo, per un periodo lungo.
E questa volta l’intermarket sarà sicuramente d’aiuto per capire cosa succede.
Inflazione, tassi, dati macro. Il mercato probabilmente sta tornando ad essere più trasparente e normale.
STAY TUNED!
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