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CESI: USA in forte rallentamento, meglio Europa
L’unica grande certezza è che il futuro nessuno lo può prevedere. Ancor meno nel mondo della finanza. Anche se ci sono indicatori chiari, anche se ci sono cicli maturi, nessuno può dire se e come ci sarà un vero rallentamento. Tanto che, dopo infinite parole, le borse continuano a salire, macinando record su record contro le previsioni di molti analisti. Complice la politica monetaria, il sentiment, il possibile accordo Cina USA, le trimestrali USA. Insomma le motivazioni e le scuse sono numerosissime. Intanto però ci sono dei dati che voglio portare alla vostra attenzione. Fanno parte della mera statistica? Ognuno la pensi come vuole. Io intanto vi presento l’aggiornamento del solito CESI. Il motivo?
Il CESI USA è tornato in negativo. Mentre è visibile un miglioramento del CESI Europe.
Wall Street ovviamente non si sta muovendo coerentemente. E’ il preludio della correzione? Nessuno lo può certificare, ma di certo un raffreddamento dei negoziati sulla trade war, e la mancanza di altre notizie positive potrebbero dare il via ad un movimento di storno. Ma prima di gridare “al lupo”, aspettiamo segnali più concreti.
STAY TUNED!
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e il CESI della Cina come va? te lo domando perchè ho avuto occasione di vedere sul canale CNBC un’intervista ad Alberto Forchielli, che è un apolide che vive a HK, ma ha attività in tutto il mondo ed è un profondo conoscitore della situazione cinese. Esperto in economia e finanza, oltre a investire in proprio, è consulente di varie gruppi finanziari.
In sintesi ha sottolineato che la Cina sta attraversando una profonda crisi dovuta al fatto che la crescita è drogata da un enorme debito sul quale sta cercando di intervenire senza significativi successi con azioni di deleveraging. Secondo lui il “gioco” del trade con gli USA non hanno grande influenza sulla situazione economica interna cinese dove il 75% del PIL è fatto da aziende private che non riescono più a trovare credito da quando è stato praticamente distrutto il mondo delle “sdadow banks”. La maggior parte delle attività private sono ritenute poco affidabili dalle banche di Stato e per avere credito sono costrette a dare garanzie o sottoscrivere mutui ipotecari, Il restante 25% del PIL sono aziende statali che ottengono credito pur essendo altamente inefficienti e burocratizzate. La recente riduzione del prime rate annuale è un primo misero tentativo di venire incontro alla crisi.
Secondo lui la trade war è, per sommi capi, una farsa che fa comodo a Trump e a Xi per nascondere le problematiche interne.
Effettivamente non è che siamo circondati da dati economici estremamente positivi; nei paesi industrializzati sia il manufacturing e recentemente anche il mondo dei servizi cominciano ad alternare segnali positivi a dati negativi. Abbiamo inoltre interi continenti come l’america latina scossi da crisi economiche e sociali e ciò vale anche per il medio-oriente o il nord-africa anzichè l’area indo-pachistana per non parlare di HongKong che nella sua minuta dimensione presenta gravi problematiche geopolitiche dove i potenti fanno come gli struzzi nascondendo la testa sotto terra per non vedere.
Personalmente ritengo che il vero problema sta nella guerra fra Cina e USA per primeggiare nella tecnologia e vedo gli americani in questo momento in vantaggio. ma non sottovalutiamo il fatto che l’evoluzione tecnologica è la causa del forte disequilibrio che si è venuto a creare nella classi sociali con un’accumulo di sempre maggiore ricchezza su poche aziende che monopolizzano qualsiasi nuovo sviluppo con il beneplacito dei rispettivi governi.
Noi europei ne siamo tagliati fuori e subiamo questa deglobalizzazione totale (mi viene in mente che più di 15 anni fa mi pubblicasti un paio di post sulla globalizzazione e i suoi effetti) e saremo probabilmente i primi a subirne le conseguenze.