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WALL STREET: COT report nel segno della prudenza
Anche se arriva una tregua apparente sulla tematica “trade war” il mercato non si fida. Gli operatori quindi sono cauti, sanno che è una pausa momentanea e non un accordo. E forse il mercato ha già scontato tutto. (Guest Post)
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, la tregua nella trade war fra Usa e Cina ha portato un po’ di sollievo sui mercati finanziari internazionali. Come detto più volte, il tiro alla fune di Trump non può durare all’infinito. L’effetto boomerang sull’economia Usa è, infatti, già molto evidente, e Trump non può rischiare di presentarsi alle elezioni del prossimo anno con l’economia americana in recessione.
E’dunque molto probabile che nei prossimi mesi si addivenga ad un accordo, seppur parziale, tra Usa e Cina. D’altronde tentare di azzoppare la maggior fonte della domanda globale degli ultimi 10 anni non è un esercizio intelligente per nessuno. Se, infatti, si frappongono ostacoli alle esportazioni delle merci della Cina, quest’ultima avrà meno possibilità di fare acquisti di merci dagli altri Paesi. La politica dei dazi, non a caso, ha già prodotto un chiaro ed inequivocabile rallentamento dell’economia globale. Rallentamento particolarmente marcato in Europa, in Italia e Germania in particolare, essendo queste le due maggiori economie manifatturiere del Vecchio Continente. La tregua è dunque una buona notizia anche, e soprattutto, per Noi. Parliamo tuttavia solo di una tregua e non di un accordo pieno e definitivo. Non facciamoci, pertanto, prendere da facili entusiasmi, perché i problemi sul tappeto sono ancora tanti, ed il confronto fra i due colossi dell’economia mondiale continuerà, anzi costituirà l’asse fondamentale delle dinamiche economiche dei prossimi anni, e decenni.
L’Occidente, a mio avviso, deve, al più presto, prender atto dei nuovi equilibri dell’economia globale e cercare, non di andare allo scontro, quanto piuttosto di governarli e gestirli. D’altronde andare allo scontro con un Paese di un miliardo e mezzo di persone, è una partita già persa in partenza. La contesa sarà ancora lunga e difficile, irta di ostacoli, e di non facile soluzione, per ora godiamoci questa tregua e cerchiamo di capire quali potrebbero essere le reazioni, a breve, dei mercati finanziari internazionali.
Andiamo, pertanto, ad esaminare cosa ci indica, allo stato, lo scenario intermarket. Nell’ultima ottava, il dollar index è apparso alquanto debole, ha ceduto lo 0,5 %, ed è retrocesso a quota 98,30. Cedimento lieve, che non intacca la stabilità degli ultimi mesi ed anni. Le commodities, invece, hanno beneficiato degli effetti della tregua commerciale, e si sono apprezzate dello 0,65 % in termini reali. Evidentemente percepiscono, anch’esse, migliori prospettive per l’economia reale nei prossimi mesi. I riflessi più evidenti si sono però registrati negli andamenti del mercato obbligazionario. I rendimenti dei bond decennali americani sono, infatti, rimbalzati di ben 20 bps risalendo sino a quota 1,73 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, sono risaliti anch’essi di 19 bps, raggiungendo quota 1,60 %. L’inclinazione della yield curve Usa sì mantiene, pertanto, ancora lievemente positiva, ossia pari a 13 bps, e ciò ci fa pensare che in America non ci sarà una recessione prima delle elezioni presidenziali del novembre 2020. Il mercato azionario ha anch’esso reagito positivamente, ma con più moderazione. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, risale infatti solo dello 0,62 %, e raggiunge quota 2.970,27 punti, a non molta distanza dai suoi massimi storici.
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 35.108
Large Traders : +30.394
Small Traders : + 4.714
Quest’importante mercato, non cede quindi agli entusiasmi, e riconferma, la sua nuova, recente, moderata configurazione. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, sono state infatti pari a soli 1.923 contratti. In particolare, i Commercial Traders acquistano 502 contratti long, e riducono solo lievemente l’entità della loro abituale posizione di copertura, Net Short. I Large Traders, acquistano anch’essi 1.421 contratti long, e consolidano, sopra le trentamila unità, la loro attuale posizione Net Long. Gli unici a cedere sono gli Small Traders, che vendono l’intero lotto dei 1.923 contratti long. Rimangono però Net Long, e non invertono la loro posizione. I movimenti di quest’ultima ottava, sono dunque molto cauti ed attendisti. Gli operatori, nonostante i favorevoli eventi, non indulgono a particolari entusiasmi.
Evidentemente ritengono gli stessi interlocutori e non risolutivi. Da considerare con favore la lieve riduzione della posizione Net Long degli Small Traders, essendo questi, com’è noto degli operatori contrarian. Un po’ poco per prospettare, a breve, nuove fiammate rialziste degli indici azionari Usa. E’ probabile che gli operatori vogliano anche un ulteriore taglio dei tassi, ad opera della FED, per lasciarsi andare a maggiori entusiasmi. Tutto ciò mi induce a ritenere che la prolungata fase laterale, in corso, continui, anche nelle prossime settimane. L’attuale assetto del mercato dei derivati azionari Usa è infatti statisticamente un assetto solo lievemente rialzista, peraltro, molto volatile ed incerto, come dimostrato anche dagli andamenti di quest’ultima ottava. Solo il ritorno degli Small Traders in posizione Net Short sarebbe un segnale chiaramente rialzista, ma per il momento questo segnale non c’è. Riconfermo pertanto la mia view rialzista, ma senza grosse aspettative, rimango cioè alquanto cauto ed attendista..
View moderatamente rialzista, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo difficile 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 12,13 %. La perdita attuale è ascrivibile alla nostra errata posizione short d’inizio d’anno, nonchè alla successiva estenuante fase di lateralizzazione del mercato. Nel frattempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 19,67 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance del 31,8 %. Un incidente di percorso, per un portafoglio che nei precedenti 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua del 16,2 %, e che presenta una equity line in progresso di circa il 150 %. Non perdo, quindi, la fiducia in esso, anzi sulla base della pregressa esperienza storica, confido, nei prossimi mesi, di poter recuperare almeno una parte dell’attuale inaccettabile sotto-performance. A tal fine, in coerenza con quanto sopra espresso, questa settimana modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè 67,5 al 75 % le mie posizioni long, e riduco, nel contempo dal 32,5 al 25 % le mie posizioni short, ossia assumo una moderata posizione rialzista pari al 50 % del mio portafoglio.
Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.
LUKAS