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THOMAS COOK: tra default e fallen angels parte la crisi del debito
EBBENE SI. Lo stavo aspettando, era solo una questione di tempo e alla fine… E’ arrivato.
Ed è la solita conferma di un detto arcinoto: la storia si ripete e la stupidità dell’essere umano… Anche!
La notizia del giorno è quella del possibile default di uno dei colossi tra i tour operator: Thomas Cook, azienda fondata ben 178 anni fa, ed ormai ad un passo dal fallimento. Anzi, togliamo in condizionale. CLICCATE QUI e guardate voi stessi il sito internet.
A livello di peso specifico si tratta, per chi non la conoscesse, di una società con circa 20.000 dipendenti (tutti a casa?) ed un fatturato di 10 miliardi di Euro.
500.000 turisti sparsi per il mondo dei quali 160.000 che temono per il loro viaggio di rientro dalle ferie. E tutto questo la dice lunga delle dimensioni del problema.
(…)Schiacciata da un debito gigantesco di 1,7 miliardi, Thomas Cook è saltata nonostante un piano di salvataggio da 1 miliardo che era in rampa di lancio. (…) E’ un fallimento beffa per il paese (UK, ndr), e soprattutto per i taxpayers di Sua Maestà: riportare a casa i 160mila turisti costerà molto di più che se si fosse salvata la compagnia coi soldi pubblici: Thomas Cook è andata in bancarotta per “soli” 200 milioni. Le banche coinvolte nel salvataggio volevano un ulteriore sforzo finanziario, per garantire a Thomas Cook di sopravvivere nei mesi invernali, quando le prenotazioni calano drasticamente. Ma, paradosso, un salvataggio di Stato, ventilato nel convulso fine settimana ma scartato per non far pagare al contribuente il conto di un’azienda privata, sarebbe costato molto meno che ora organizzare il rientro di migliaia di cittadini inglesi.(…)
Tranquilli, non mi riferivo a questo, quando parlavo di “stupidità dell’essere umano” anche se, a conti fatti, questo conteggio fa pensare non poco…
(…) Gli aerei a terra di Thomas Cook, che fu fondata nel 1841 a Leicester dal signor Cook, sono un terremoto ben peggiore di Brexit per il paese, al momento: i 9mila dipendenti del tour operator (22mila in tutto il mondo) sono ora a rischio. E le scosse causano un effetto domino su tutta l’economia inglese: i costi del rimpatrio andranno a gravare sui conti pubblici. E in più ci sono altri 600mila clienti di Thomas Cook rimasti col cerino in mano: persone che avevano già prenotato le vacanze. Per loro sarà un Natale amaro senza viaggi, e senza soldi. Ma pioveranno migliaia di ricorsi e richieste di risarcimento. Chi pagherà? (…) [Source]
Avete letto bene. Altro che Brexit. Thomas Cook può essere, oggi, un piccolo tsumani per Londra anche perché, come tutte le cose, non bisogna fermarsi all’evidenza. Thomas Cook sarà anche fallita, ma tutto quello che ci ruota attorno? E il sistema bancario come incasserà il colpo?
Ma non solo. E qui arriviamo alla “stupidità dell’uomo”.
Quest’azienda che fatturava 10 miliardi come può fallire così “in scioltezza”? Semplice, perché spesso di fanno i conti senza l’oste e basta che un piccolo meccanismo salti per far rovesciare tutta la baracca. E in questo caso è il debito ad essere stato decisivo…
Debito? Abbiamo mai parlato di debito? Abbiamo mai parlato su questo blog di fallen angels?
Il management ha fatto quello che chissà in quanti altri manager hanno fatto: approfittare del momento particolarmente “cool” dei tassi di interesse per riempirsi di debiti e fare qualche acquisizione, facendo il fatidico “passo più lungo della gamba”.
E fu così che MyTravel fu comprata da Thomas Cook ma attenzione, anche se era un’operazione harakiri, non si è fermata qui ed ha continuato a fare shopping. Fino a saltare come un tappo di champagne.
Morale: un management sicuramente inadeguato ma anche affamato di premi, bonus ecc. Che quindi ha gonfiato la società (di debiti) come un pallone per poi scoppiare. Adesso il bubbone è scoppiato. Tre almeno sono le domande brucianti che mi vengono in mente:
– L’impatto che questo default di Thomas Cook può avere sui mercati e sulla psicologia degli investitori
– Quanto pesa sui vari money manager il titolo Thomas Cook nei portafogli
– Un cambiamento di stile nei confronti delle società a rischio downgrade, stringendo un po’ le cinghie e portando le stesse a diventare fallen angels. Ma se già adesso sono cariche, con un costo del debito che lievita, proprio come Thomas Cook, chi le salva?
E allora chiudiamo con la stupidità umana: la storia, come sempre, fa statistica ed insegna nulla. Banche centrali e governi possono anche cercare il miracolo per raffreddare il rischio recessione. MA quando poi succede un imprevisto, nulla riesce a controllare questa valanga di liquidità e la psicologia degli investitori (oltre che gli insensibili algoritmi).
FORD: crolla un angelo PESANTE!
Assieme al default di Thomas Cook giunge anche la notizie del downgrade di Ford. Eccovi servito, a proposito, un bel “fallen angel”.
Il primo angelo è caduto. Con mossa che, figlia dei tempi, non ha stupito, né sconvolto i mercati più di tanto, Moody’s ha tagliato il rating del debito senior di Ford da Baa3 a Ba1. Di fatto, togliendo l’investment grade a circa 84 miliardi di debito del colosso automobilistico Usa, a causa di “significative sfide sia di mercato che operative”. Insomma, con una singola decisione, l’universo dei junk bond si è “guadagnato” altri 100 miliardi circa di controvalore. (Source)
Insomma, i bond soprattutto border line con l’area junk bond hanno fatto performance addirittura maggiori dell’equity. Vi sorprendete se sta scoppiando qualche bolla qua e la? Intanto quasi silenziosamente il controvalore globale di obbligazioni con yields negativi è calato di 2,4 trilioni di dollari, avendo raggiunto il suo record massimo di 17 trilioni solo a fine agosto. Questo accade proprio quando BCE e FED comunicano le loro mosse per i prossimi mesi. Definiamolo “curioso” e fermiamoci qui.
Quindi stiamo allerta. Il problema numero UNO resta il DEBITO. Ve l’ho detto in tutte le salse. Thomas Cook è la prima. Vediamo gli effetti di questo default e speriamo che tutto si fermi li.
STAY TUNED!
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