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Criptovalute, errori da non fare (VI): inflazione nel mirino
Oggi parliamo una caratteristica delle criptovalute essenzialmente monetaria: l’inflazione. E’ una caratteristica che sfugge a certi “novizi” di questo mondo e che lo credono una facile terreno per arrotondare il proprio stipendio ma che invece ha le sue insidie. Come sempre, per qualunque cosa nuova, per non rischiare di rimanere con il cerino in mano è necessario informarsi.
L’argomento, come vedremo, e’ direttamente collegato alla puntata sulla capitalizzazione che potete trovare a questo Link.
Una precisazione
Qui a seguire non si parlerà di economia o di teorie monetarie: qui a seguire cercherò solamente di evidenziare una caratteristica delle criptovalute peché chi approccia l’argomento sappia della sua esistenza e delle problematiche che può comportare.
La filosofia di questi articoli “Errori da non fare” e’ proprio quella di mettere in guardia i nuovi arrivati sulle caratteristiche di questo mondo, informare, dare la possibilità alle persone di prendere coscienza con degli “asset” che spesso hanno comportamenti molto diversi da quelli tradizionali. Ognuno con i propri soldi è libero di fare quello che vuole, anche buttarli dalla finestra, ma almeno, prima di buttarli, guardate fuori: a raccoglierli potrebbe esserci qualcuno non di vostro gradimento.
Inflazione monetaria
Tutte le criptovalute hanno una certa inflazione. Anche Bitcoin. E’ un meccanismo generalmente adottato per immettere le monete sul mercato. Potrebbero farlo più o meno gradualmente, ma tutte hanno questa caratteristica.
Generalmente il tasso di produzione di una criptovaluta, cioè il nuovo conio, è stabilito nell’algoritmo stesso. L’algoritmo ddi Bitcoin, ad esempio, prevede la creazione di 12,5 bitcoin ogni 10 minuti, bitcoin che vengono immessi nel mercato assegnandoli a chi si occupa della validazione delle operazioni che viaggiano nella rete (i minatori).
Questo valore si dimezza ogni 4 anni fino alla completa emissione di tutte le monete previste, cioè 21 Milioni (oggi siamo circa a 18 Milioni).
La rete Ethereum invece crea circa 3 ether ogni minuto, ma non esiste un limite di emissione, cioè attualmente l’algoritmo prevede un’inflazione infinita, perché la piattaforma è nata con lo scopo principale di gestire applicazioni decentrate (gli smart contract) e solo secondariamente la parte monetaria.
In altri casi invece l’emissione è curata da un “amministratore” che detiene tutte le monete, già create fin dal primo momento; ad esempio Ripple dovrebbe rientrare in questa casistica, che per l’appunto è contestata in quanto non decentralizzata.
La situazione comunque è alquanto diversificata per cui, ripeto, anche qui è importante documentarsi caso per caso. Molte fonti le potete trovare in questo precedente articolo (Link qui) proprio dedicato a dove reperire informazioni.
Tanto per fare un altro esempio, Stellar Lumens (XLM) ha una inflazione perpetua dell’1%, come riportato in questa pagina , del sito Messari.
L’errore
Scegliere di investire in una criptovaluta senza controllare qual’è il suo tasso di inflazione potrebbe dimostrarsi un errore piuttosto importante. Una criptovaluta che ha una forte inflazione, infatti, rischia di deprezzarsi con il passare del tempo, com’è successo al dollaro se lo confrontate con l’oro del 1971.
E’ vero che nuovi utenti potrebbero dare al suo prezzo delle spinte al rialzo, ma l’inflazione (o ancora peggio, l’inondazione del mercato con nuove monete) potrebbe comportare altrettante spinte verso il basso. In un momento di calma, con scarso afflusso di nuovi utenti, i grandi detentori di queste Altcoin potrebbero farsi prendere dalla paura e decidere di vendere tutto, lasciando a chi e’ rimasto, “la zucca vuota”.
Ecco perché è sempre fondamentale informarsi.
La bizzarria di Bitcoin
Bitcoin in tutta la storia delle criptovalute è quella che lascia perplesse molte persone perchè dal punto di vista dell’inflazione monetaria ha un comportamento inverso a quanto ci si aspetta.
Infatti, se inizialmente aveva una emissione molto elevata di monete (50 ogni 10 minuti), questo numero sta andando via via diminuendo tanto che, dopo il 2030, ne verranno prodotte pochi decimali ogni 10 minuti. Questo andamento comunque procederà fino alla creazione di 21 Milioni di monete, il numero massimo previsto dall’algoritmo.
Questo è un comportamento che nel gergo viene detto “deflazionistico” e si scontra con le teorie economiche dominanti (generalmente dette “keynesiane”) che tendono alla stampa “illimitata” di denaro. Del resto sono stati proprio i dubbi sulla stabilità del moderno sistema monetario che nel 2008 hanno spinto Satoshi Nakamoto, o chi per esso, a studiare un sistema alternativo, cioè Bitcoin.
Questo modello di inflazione “deflazionistica, con una moneta che alla fine è scarsa, è un modello che ha portato per Bitcoin il soprannome di “Oro Digitale”, perché è una risorsa con alcune caratteristiche in comune con l’oro: è costosa da “estrarre” ed scarsa come lo sono i metalli preziosi. Ce ne sono anche altre in comune, ma diciamo che queste costituiscono la principale essenza di stimolo per i “cassettisti” (nel gergo hodler), cioè coloro che lo usano in piani di accumulo a lungo termine.
Anche altre criptovalute hanno questa caratteristica deflattiva, come ad esempio Litecoin, ma purtroppo non ho trovato un sito con un elenco dettagliato; se volete approfondire la questione dovete verificare caso per caso.
Ricordo infine che nel sito Coinmarketcap è possibile attivare un filtro che esclude le criptovalute non-minabili; attivandolo verranno visualizzate solo le crypto che hanno un algoritmo che “paga” ad intervalli regolari chi si occupa di validare le operazioni (i minatori) con monete di nuovo conio.
Prossimi Argomenti
Non sono in grado di promettere nulla, ma mi piacerebbe portare qui su Intermarket & More l’articolo “Modeling Bitcoin’s Value with Scarcity”, un articolo che negli Stati Uniti ha creato un certo dibattito; dato che è molto lungo ed ha avuto anche aggiornamenti, ne riparleremo.
Per gli errori da non fare, il prossimo argomento in cantiere sono gli exchange.
Ultimo appunto
Sta per arrivare la versione in lingua italiana di un libro leggendario: “The Bitcoin Standard“, un titolo che ovviamente vuole sfidare il Gold Standard. Come andrà a finire ? Lo scopriremo solo leggendo.
Il libro non è ancora pronto ma per chi fosse interessato, è possibile prenotarlo in questa pagina.
Buonasera Marco,
Complimenti vivissimi, i suoi articoli sono istruttivi, veritieri.
Continui così, grazie.
Cordialmente
Salvatore Coniglio