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WALL STREET: target raggiunto. Ma il mercato sembra non essere sazio

Scritto il alle 17:31 da Lukas

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Ci stiamo avvicinando ai massimi storici e il COT report supporta un quadro che resta ancora positivo. Small traders sempre piùshort e Commercial sempre bene in allerta. Quindi tutto come previsto. Si continua a salire. (Guest Post)

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, ha stabilito il suo nuovo massimo storico. L’up-trend in corso non può, pertanto, essere più considerato un rimbalzo di tipo correttivo. Siamo, invece, ancora di fronte alla continuazione del mercato toro, di carattere secolare, iniziato nell’ormai lontano 9 marzo 2009, intervallato, di tanto in tanto, da fisiologiche correzioni. Un evento davvero eccezionale che dovrebbe far seriamente interrogare molti analisti ed operatori. Ed invece si preferisce cercare futili giustificazioni ed improbabili ragioni. E dire che i dati provenienti dall’economia reale ce ne offrono una continua occasione. Ad esempio in quest’ultima settimana sono stati pubblicati i dati sulla disoccupazione Usa, dati spettacolari, tasso pari al 3,6 %, ai minimi degli ultimi 50 anni. Orbene a me viene spontanea una domanda, anzi la domanda : com’è possibile che non ci sia nel contempo nessuna pressione al rialzo sui salari ? Che fine ha fatto la ben nota curva di Phillips che abbiamo studiato nei vecchi manuali di economia ? Mi piacerebbe conoscere, al riguardo, le riflessioni e le considerazioni dei lettori del mio post.

Ed ancora, com’è possibile che dopo 10 anni di crescita pressoché ininterrotta, seppur a tassi moderati, non si intravvede e non si scorge nessuna apprezzabile variazione sui prezzi delle commodities ? Ed infine, perché i tassi ed i rendimenti obbligazionari rimangono ai livelli più bassi dal secondo dopoguerra ad oggi ? Si vuole giustificare tutto questo con i buy-back, con le decisioni accomodanti delle Banche Centrali, o con altre surreali ipotesi ? Quello che osserviamo è figlio di un complotto, di una manipolazione, manipolazione e complotto di carattere planetario ? Beh cerchiamo di esser seri, ed impegniamoci a capire cosa sta davvero accadendo nelle dinamiche più profonde dell’economia reale. La mia modesta impressione è che ci troviamo di fronte ad una trasformazione profonda del sistema capitalistico.

Trasformazione indotta dall’enorme rivoluzione tecnologica ancora in corso, dai cambiamenti profondi avvenuti, nel frattempo, nella demografia, che ci stanno portando in una nuova era, a Noi per molti versi ancora sconosciuta ed ignota. Osservare ed analizzare l’andamento dei mercati può aiutarci a capire di più della trasformazione strutturale in atto , perché si sà i mercati anticipano e non seguono. Riflessione che può costituire, per Noi, un indubbio vantaggio, anche sul piano prettamente personale, ossia nel nostro quotidiano lavoro.

Ciò doverosamente detto, vediamo cosa ci indicano questa settimana i dati dello scenario intermarket. Il dollar index, ha subito un improvviso indebolimento – 0,5 % ed è retrocesso a quota 97,52. Le commodities, hanno anch’esse stornato pesantemente, – 1,65 % in termini reali. Strani e sospetti, questi movimenti sul dollaro e sulle commodities in concomitanza dei massimi a Wall Street. Il mercato obbligazionario Usa, invece, ha subito l’effetto delle solite parole ( o minacce ? ) di Powell. I rendimenti dei bond decennali americani, infatti, lievitano di 3 bps e risalgono a quota 2,53 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, risalgono invece di 5 bps e raggiungono quota 2,34 %. Si riduce pertanto nuovamente la pendenza della yield curve Usa, oggi pari a 19 bps, ma l’ipotesi di una recessione dell’economia americana appare ancor oggi lontana e non prossima. I mercati azionari, come già accennato, sono di nuovo sui massimi. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, quota oggi 2945,64 punti, nuovo massimo storico.

Ciò premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 22.207
Large Traders : + 24.010
Small Traders : – 1.803

Si conferma, pertanto, la favorevole configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto al report della scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei diversi operatori sono pari a 9.388 contratti. In particolare, i Commercial Traders, le MANI FORTI di questo mercato, sembrano esser paghi del risultato raggiunto, ossia dei nuovi record di Wall Street, e mollano un pò, cedono infatti l’intero lotto dei 9.388 contratti long, ed incrementano l’entità e la consistenza della loro abituale posizione di copertura, Net Short. I Large Traders, invece, acquistano la gran parte del lotto, ossia 8.156 contratti long, e consolidano l’entità della loro posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano i residui 1.232 contratti long, ma non mutano la loro posizione, che resta ancora inopinatamente Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava non mutano l’assetto di questo importante mercato. S’intravvede però la volontà delle Mani Forti di lasciare agli altri operatori il compito di trainare gli indici Usa oltre gli attuali livelli. E questi ultimi ce la faranno ? Beh indubbiamente essi hanno minor potere e minor forza finanziaria dei Commercial, lecito pertanto attendersi un rallentamento dell’attuale up-trend. Le condizioni macro restano però ancora estremamente favorevoli. Personalmente mi attendo che il nostro benchmark azionario mondiale, L’S&P 500, nei prossimi mesi, varchi la fatidica soglia dei 3.000 punti, peraltro, ormai a portata di mano. Mi attendo, cioè, un mercato in linea e coerente con l’attuale moderata crescita economica, ossia un mercato che cresce ad un ritmo del 5 – 6 % all’anno. Riconfermo quindi la mia view rialzista.

View rialzista che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questa prima parte del 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 3,88 %, ascrivibile alla nostra errata posizione short d’inizio d’anno, assunta in assenza di informazioni da parte della CFTC, causa shutdown Usa. Nello stesso periodo il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 18,20 %. Conseguita pertanto una sotto-performance del 22,08 %. Un incidente di percorso, per un portafoglio che nei precedenti 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua del 16,2 %. Incidente che non fà, però, venir meno la fiducia nel mio trading system. Anzi, sulla base della pregressa esperienza storica confido, nei prossimi mesi, di poter recuperare l’attuale sotto-performance. In coerenza con quanto sopra detto, modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, ossia riduco dall’ 87,5 al 77,5 % le mie posizioni long, ed innalzo, nel contempo, dal 12,5 al 22,5 % le mie posizioni short, assumendo una posizione Net Long pari al 55 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

1 commento Commenta
apprendista
Scritto il 8 Maggio 2019 at 13:11

Per quello che vale la mia opinione ottimo articolo ben spiegato ed illustrato con valide riflessioni sulle aberrazioni attuali.
Grazie

I sondaggi di I&M

VEDO PREVEDO STRAVEDO tra 10 anni!

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