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Stelle cadenti: Sol Levante e Bel Paese
In questi giorni sono fuori sede, il che però non mi ha impedito di essere , in un modo o nell’altro a stretto contato con il blog e coi lettori. Sgattaiolando a destra e a manca sono venuto a scoprire una cosa che di per sé è non folle, ma certamente merita di essere presa in considerazione. Parliamo di Giappone.
Che il paese del Sol Levante non se la stia passando benissimo, beh, questo è un dato di fatto, ma proprio in questi giorni è successa una cosa strana, soprattutto se paragonata a quanto sta accadendo sul mercato.
Se da una parte abbiamo assistito ad un drammatico crollo (drammatico si fa per dire…) dei credit default swap, quei contratti assicurativi per garantirsi dal default dell’emittente, il che significa che sul mercato si percepisce un minor rischio default generalizzato, il Giappone, da sempre considerato un porto stra sicuro, ha visto i suoi credit default swap, alias i CDS, lievitare del 100%. Infatti sono passati da 35 a 65 punti basi nell’arco di poche settimane. Certo, si tratta sempre di percentuali bassissime, però la cosa vuol significare qualcosa.
Tanto per cominciare, proviamo ad usare un termine di paragone classico, ovvero paragoniamo i credit default swap di Germania, Francia e USA (22) con quello Giapponese. I tre stati prima citati sono le grandi roccaforti, i porti sicuri. Proprio come lo era il Giappone, ma oggi forse qualcosa sta cambiando. Addirittura incuriosisce il fatto che Addirittura il Giappone oggi stacca anche al Gran Bretagna che proprio come solidità, ultimamente, lascia un Po’ a desiderare, se presa come massimo esempio. I CDS della GB valgono circa 47.
Ma cosa sta accadendo dunque? Ce lo dice il Fondo Monetario Internazionale.
Affogati dal debito pubblico
Tanto per cominciare, come dicevo prima, il FMI ricorda a tutti che il primo problema per il Giappone (un Po’ come per l’Italia) è il debito pubblico. Come ricordato dal sito Il Sussidiario,
Il Fondo Monetario stima che il debito pubblico arriverà a quota 218% sul Pil quest’anno, 227% l’anno prossimo e 246% nel 2014.
Ma non è tutto. Debito pubblico elevato, ma risparmi elevati. Quese erano le due caratteristiche che accomunavano Giappone ed Italia. Il problema è che il Giappone non riesce più a mettere da parte i risparmi di un tempo. Anzi, il tasso di risparmio è crollato dal 15% del 1990 al 2% attuale. A questo poi va aggiunto il problema del calo demografico e conseguentemente della forza lavoro disponibile.
Il problema sta interessando tutti i grandi economisti, tanto che secondo alcuni, per il Giappone, ormai non c’è più via d’uscita. Un deficit pubblico non risanabile, un debito pubblico non recuperabile, il tutto associato ad un aumento dei fallimenti bancari e non.
A rincarare la dose, poi si è messo lo stesso Governo del Sol levante, il quale ha deciso di interrompere le operazioni di quantitative easing, vista la difficoltà del momento. Tutto sta prendendo le sembianze di uno strano harakiri.
Ma non è tutto: il Giappone deve anche fare i conti con una valuta che si sta rafforzando, inchiodando le esportazioni, e rallentando la già anemica ripresa economica.
Grafico Nikkei
Per carità, non è che il Giappone sia a rischio default ora, ma certo è che la situazione rischia di degenerare ulteriormente. E il caso Toyota-Kawasaki, con il loro ritiro dalle corse, non fa che confermare lo stato di difficoltà anche dei big player giapponesi.
Propongo però ai lettori di fare mente locale a quanto scrito prima e, visto che paragonavo Italia e Giappone, chiedo di immaginare per un attimo…ma se per il Giappone il futuro non è proprio roseo, che ci tocca aspettare a noi, poveri italiani.
Che fine farà la nostra vecchia e malandata Italia?
Non facciamoci troppe illusioni. Da noi sarà altrettanto dura.
Crescita anemica e comunque sempre al di sotto delle “locomotive” Germania e Francia, tanto per intenderci. Quando ci sarà da crescere, cresceremo di meno, ma se ci sarà da scendere, scenderemo eccome.
Ormai il nostro paese ha un fardello inesorabile sulle spalle da sopportare, uno zainetto che complica tremendamente il nostro cammino verso il futuro.
Cara vecchia Italia, chissà se un giorno potrai essere il Paese che tutti nelle elezioni ci hanno venduto come raggiungibile con l’impegno e la volontà.
STAY TUNED!
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