E adesso (finalmente) anche gli economisti vedono un rialzo tassi a Giugno

Scritto il alle 11:00 da Danilo DT

aumento tassi usa

Quando scrissi QUESTO POST, ricordo che fui anche un po’ frainteso. Secondo alcuni, sembrava quasi che mi fossi ricreduto lodando la ripartenza “convincente” (??!?) della macchina economica USA. In realtà quel post, come scritto dall’autore sia in coda allo stesso e poi ribadito nei commenti, voleva invece farvi capire che il quadro macroeconomico poteva favorire enormemente quantomeno la “voce” di un possibile rialzo dei tassi a giugno.

Ed in effetti…eccovi serviti!

Un numero crescente di economisti si attende che la Federal Reserve alzerà i tassi sul denaro in uno dei prossimi due incontri, con una decisione in netto contrasto con quella del mercato, ancora molto preoccupato per la crescita globale. (…)

Ed ecco qui il grande problema. Alzo i tassi per ricreare quel “cuscinetto necessario” e anche per uscire quanto prima dallo scomodo status ZIRP, oppure “ascolto” l’economia globale e, onde generare danni ancora peggiori soprattutto ai paesi emergenti, non faccio nulla ancora per un po’?

(…) Il 51% dei 53 economisti più noti al mondo intervistati dal Financial Times hanno detto che credono che la banca centrale americana farà una stretta monetaria a giugno o a luglio. Una convinzione cresciuta soprattutto dopo la pubblicazione dei verbali dell’incontro di Aprile, in cui i governatori hanno aperto a un rialzo dei tassi. Tuttavia la maggior parte degli economisti sentiti dal Financial Times sostengono che i dati delle prossime due o tre settimane faranno la differenza e daranno il quadro finale per la scelta. (…)

Più della meta, una considerazione statistica che si fa importante ma non perdominante. Il mondo degli economisti è praticamente spaccato a metà. Ma come detto sopra, tutto dipenderà dai dati macro dei prossimi giorni. E non solo, aggiungo io. Già in passato il mercato ha “bocciato” prima del meeting, certi interventi di politica monetaria, generando artificiosamente una volatilità illogica quanto pilotata….

(…) La banca centrale inoltre da tempo sta cercando di far capire che non vuole aspettare i dati di una economia con una forte crescita, ma che per questa nuova stretta basta un miglioramento moderato delle condizioni. (…) Esiste tuttavia un gruppo di economisti che sostiene che la Fed alzerà i tassi non prima di settembre. Secondo molti analisti infatti un rialzo a giugno potrebbe portare forte volatilità nei mercati. Altri sostengono che il referendum del 23 giugno (pochi giorni dopo l’incontro della Fed) spingerà l’istituto a non fare alcuna mossa. Questo perché, come si legge nei verbali dello scorso aprile, l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa potrebbe provocare non pochi problemi a livello globale. (America24) 

In queste ultime frasi è detto tutto. Visto l’acceleramento, ci starebbe anche un rialzo dei tassi, ma poi ci sono anche dei fattori esterni all’economia USA. In primis il referendum (Brexit) e poi ancora la crisi Grecia: insomma le scuse non bastano mai. E ora la palla passa al mercato, il vero “regista” della situazione. Le prossime due settimane, tra andamento e reazini dei mercati, condite ciu nuovi dati macro, saranno decisive. Meglio aspettare sulla riva del fione il fatidico “cadavere che passa”.

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Danilo DT

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2 commenti Commenta
albertopletti@gmail.com
Scritto il 23 Maggio 2016 at 11:54

Intanto i sondaggi ufficiali sul referundum britannico danno in lieve vantaggio la vittoria dello status quo: tutte le istituzioni sono contro brexit e ormai esse affermano che i cittadini britannici pagherebbero un’eventuale brexit con recessione, svalutazione della sterlina, dei prezzi delle case, aumento di inflazione, meno lavoro, più spese. E’ quasi un ricatto.

paolo41
Scritto il 23 Maggio 2016 at 12:57

dopo due mandati come presidente, durante i quali non ha fatto praticamente ….. niente…. sia in politica interna che estera (dove ha fatto più danni della grandine) sta “ordinando” alla Yellen che l’economia USA necessita di un aumento dei tassi !!!!!!!

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