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TFR in busta paga. Ecco perché NON conviene il QUIR
E’ stato per mesi un tormentone e poi è diventato realtà.
Il QUIR è un acronimo che significa “Quota integrativa della retribuzione”. E già qui si sente puzza di bruciato. Nossignori, non è un aumento che integra lo stipendio, è il TFR che viene versato in busta paga, una possibilità chtra le altre cose è per molti ma non per tutti. Rinfreschiamoci le idee.
Infatti possono presentare istanza per la liquidazione mensile della QuIR tutti i lavoratori dipendenti da datore di lavoro del settore privato, con rapporto di lavoro subordinato in essere da almeno 6 mesi, per i quali trovi applicazione l’istituto del Tfr.
I lavoratori interessati possono richiedere al datore di lavoro la liquidazione mensile della QuIR presentandogli istanza su un apposito modello debitamente compilato e validamente sottoscritto. La manifestazione di volontà esercitata è irrevocabile fino al 30 giugno 2018 o alla cessazione del rapporto di lavoro se antecedente. Il datore di lavoro deve accertare il possesso dei requisiti da parte del lavoratore. Come misura compensativa riconosciuta ai datori di lavoro, per i periodi di paga da marzo 2015 a giugno 2018, per i lavoratori che abbiano richiesto la liquidazione della QuIR, il datore di lavoro è esonerato dal versamento del contributo al Fondo di garanzia per il Tfr dell’Inps (0,20% o 0,40% per i dirigenti industriali) sulle quote maturande di Tfr corrisposte.
Ora, è chiaro che il QUIR è un’opzione e può anche essere utile in particolari momenti della vita. Ma se prendiamo il considerazione la convenienza o meno di aderire al QUIR ecco la risposta.
Quindi, conviene oppure no? Eccovi un’infografica risolutiva.
Allora diciamo le cose come stanno. Il QUIR rappresenta un salasso a livello fiscale. Tutto il resto può essere opinabile perché le esigenze dei lavoratori sono diverse e molto dipende anche dagli stipendi, Intanto però venderlo come opportunità mi sembra un tantino esagerato.
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Se può servire per evitare di ricorrere ad altre forme di credito al consumo e quindi al pagamento degli oneri di finanziamento o addiritura a procedimenti di pignoramento, ben venga. E’ un’opportunità facoltativa e come tale dipende solo ed esclusivamente dall’esigenza del lavoratore (comunque era una prassi già in uso precedentemente, è stata solo ufficializzata e regolamentata). Secondo me l’operato del governo è da apprezzare.
Tutto corretto se chi chiede il TRF non ha bisogno di soldi.Se invece ha bisogno di soldi e li deve chiedere a prestito, manca nello studio una variabile, gli interessi che dovrebbe pagare, forse superiori a 344 euro.
Chi ha bisogno di soldi subito non ha scelta: il QUIR costa meno di un prestito in banca.
Domanda: vista la rivalutazione ridicola del TFR, potrebbe chiedere il QUIR anche chi ritiene semplicemente di poter investire meglio quei soldi?
Riflessione: chi decurta il TFR chiedendo il QUIR, cosa si ritroverà al momento di andare in pensione?
Provocazione: non bisognerebbe dare la stessa opportunità a chi versa da tempo la quota del proprio TFR in un Fondo Pensione?
Questo articolo è’ un bel concentrato di ovvietà’ e luoghi comuni, e fa vedere come ragiona la maggior parte delle persone che non usano la testa da soli ma seguono il gregge, il che Franca,ente un po’ mi stupisce dato che seguo da molto il blogger e sebbene non sia sempre d accordo mi è’ sempre sembrato uno che la testa la usa…partiamo dalle ovvieta’: è’ meno vantaggioso fiscalmente, ma va? E chi lo ha mai negato, il fine della norma è’ dare la possibilità’ di accedere ad una parte della retribuzione che altrimenti sarebbe differita nel tempo, ed è’ sempre stato chiaro che si sarebbe perso il vantaggio fiscale, il che è’ anche logico… Infatti il motivo per cui lo stato ‘premia’ chi versa a fini pensionistici è’ legato proprio al fatto che lo faccia per questo fine, è’ un incentivo all’accantonamento che altrimenti molti non farebbero ( e non fanno), quindi se cessa questo fine è prendi i soldi subito è’ giusto che vengano tassati come il resto dello stipendio…
Non ‘conviene’: e sulla scorta di quale giudizio decidi tu cosa conviene a chi? Innanzitutto se uno ha bisogno di soldi ora gli conviene eccome, qui nn si entra neanche nel merito della fiscalità’, gli servono e basta, senza contare come giustamente osservato che se una persona si dovesse finanziare magari pagherebbe anche di più’…detto questo, chi stabilisce caso per caso quale sia la quota ‘ideale’ da versare ad un fondo pensione per ciascuno di noi? Seguendo il tuo ragionamento basato solo sulla fiscalità’ la risposta potrebbe essere solo una: il massimo possibile, infatti fatto che deduco dall imponibile i versamenti ho un guadagno immediato del 25/40% a seconda dello scaglione irpef, quindi perché’ tutti non versano di più’? Perché’ non hanno i soldi, oppure perché non si pongono minimamente il problema, vorrei proprio sapere se tu hai gia’ calcolato con gli attuali coefficienti di conversione quanto prenderai di pensione e se hai valutato se sia opportuno o meno versare di più’, ma già’ so la risposta…tutti quelli che dicono che ‘nn conviene’ perché’ non fanno versamento aggiuntivi fino al maxi della deducibilita’ annuale?(poco più’ di 5000 eur annui)… Perché’ e’ un popolo,di pecoroni che parla di cose che non conosce e va per sentito dire…quindi evitiamo di dare giudizi pressappochisti e demagogici….e lo stesso, e vado fuori tema ma davvero è’ una cosa che non mi piace, vale per le tue continue sponsorizzazioni al sito ‘ investimento migliore’, dove un gruppo di persone non meglio identificate proporne ‘soluzioni di investimento’ che altro non sono che portafogli scelti arbitrariamente e hanno lo stesso valore di uno che viene e ti dice ‘sono bravo guarda qua e fai come ti consiglio’, per di più’ in sul canale di internet! È’ assurdo che della gente investa i propri soldi e paghi per una cosa del genere su questo canale, è’ come seguire i consigli di un medico che scrive su internet e ti indirizza in base alle tue poche parole invece che visitarti, davvero artigianale, come il ‘long term momentum’ di Lukas…ma che significa, vuol sole dire che se fai stock picking meglio del benchmark hai un risultato migliore, è bravo tu, ma di ‘scientifico’ non c è’ proprio una mazza infatti lui sceglie i titoli non in base a modelli riproducibili genericamente ma sulla scorta di analisi personali, altrimenti se esiste questo modello/ sfera magica ce lo faccia vedere e ci facciamo due risate tutti insieme…buon fine settimana
Vorrei solo far notare un “particolare” di cui si è parlato ben poco e contro cui non si è mosso nessuno: l’aumento della tassazione sulla rivalutazione del tfr dall’11% al 17%.
Poi, su cosa sia più conveniente, dipende da soggetto a soggetto e soprattutto da come verrebbe utilizzato il tfr pagato in busta paga: se e come viene reinvestito (usandolo come fondo pensione “personale”), quanto tempo manca alla pensione, se ci sarà inflazione o deflazione. A suo tempo avevo fatto delle simulazioni per il mio caso e il risultato non era per niente ovvio, anche ipotizzando il reinvestimento in btpi (a maggior ragione se viene investito affidandosi a servizi di consulenza di un certo tipo – niente di particolarmente avventuroso, considerando come alternativa i fondi pensione).
Se invece il tfr viene speso, l’importante è sapere cos’è che si sta spendendo, e considerarlo come un prestito a se stessi.
@ DT
“venderlo () come opportunità mi sembra un tantino esagerato.”
…
operazione di mera campagnia elettorale, in effetti; ne più ne meno.
Fumo agli occhi degli sprovveduti e/o classico specchietto per le allodole.
Ero già arrivato alle tue conclusioni matematiche (che NON conviene beneficiarne in busta paga facendone richiesta) dopo aver fatto i miei compitini a casa.
Ciò nonostante è da prevedere che molta gente ne farà richiesta, dato il precario momento economico attuale, e su questo hanno giocato quelli dell’attuale governo (tutte entr fiscali in + per uno Stato che ne ha disperatamente bisogno, non importa se per farlo lo si compie sulla pelle dei poveracci).