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CARTE DI CREDITO: insolvenze annunciate

Scritto il alle 11:38 da Danilo DT

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Dal titolo avrete capito che oggi parliamo di consumi e carte di credito, con un occhio di riguardo al tasso di insolvenza delle stesse. E vi dirò che questa volta, nel vedere che è successo, mi viene il sorriso sulle labbra. Sono piccole soddisfazioni, anche se a volte si vorrebbe aver sbagliato tutto.

Facciamo un salto indietro… Torniamo a circa un anno fa. In un post parlai della crisi e dei vari gradini che avremmo visto nel corso del tempo, articolo poi ripreso e completato ad ottobre sempre del 2008.

Per farla breve, in ambito di crisi, erano previsti 4 steps, 4 gradini:

* CRISI IMMOBILIARE
* CRISI FINANZIARIA
* CRISI ENERGETICA
* CRISI DEI CONSUMI

Il primo e il secondo step sono chiari e visibili a tutti.
Il terzo step è stato invece sfiorato, in quanto la recessione e la speculazione hanno provocato un crollo verticale del petrolio e hanno quindi evitato il collasso totale. Inoltre c’è per fortuna la volontà di cominciare ad investire sulle fonti alternative, e tutto questo ha aiutato un calmieramento del prezzi delle commodities energetiche. Crisi energetica (al momento) scampata.
E poi… E poi ci sarebbe stata la crisi dei consumi.
E qua ci fermiano.

I consumi insostenibili

Perché per arrivare a questo livello, bisogna ancora considerare un passaggio. E questo passaggio è il crollo della solvibilità del consumatore, il famoso Mr. Smith più volte citato.
Tanto per cominciare, il tasso di insolvenza sui mutui è certo lievitato, però quello che oggi più mi interessa valutare è un altro tasso di insolvenza. E’ quello legato all’assurdo quanto consumistico stile di vita di Mr. Smith, il quale utilizza la carta di credito in modo non proprio ortodosso.
Già sembra che, comunque, anche in questo ambito qualcosa stia cambiando. Ma siamo ancora molto lontani da una normalizzazione dello stile di utilizzo della moneta elettronica (non dimentichiamo che gli americani sono impareggiabili nello spendere denaro che ancora non posseggono tramite la carta di credito. E le banche USA sono altrettanto impareggiabili a rateizzare il più possibile gli importi da pagare, aumentando così la potenzialità di spesa).

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La crisi del credito al consumo

Ve lo ricordate questo post? Data: 30 gennaio 2008. Credito al consumo: già allora si iniziava denunciare il rischio di esplosione di una nuova bomba: l’insolvenza del credito al consumo.
15 giugno 2009: ormai i tempi sono maturi.

Come segnalato dalla mitica Rox ieri in un commento, i default sui pagamenti tramite carta di credito ha raggiunto il massimo degli ultimi 20 anni in USA. Si tratta di un fenomeno che era atteso, date le difficoltà del consumatore americano a fare quadrare i conti: infatti, molti americani devono ora fare i conti con la disoccupazione, una situazione che certo non favorisce il regolare pagamento delle rate. Il Fitch’s Prime Credit Card Delinquency Index (che misura i pagamenti in ritardo di più di 60 giorni) ha raggiunto a gennaio il 4,04%, record assoluto (la media storica è sotto il 3%).

Per quanto prevista, però, coinvolge ora più direttamente nella crisi soggetti come American Express, che starebbe subendo ingenti perdite, ma anche di tutte le banche che emettono carte di credito che, a prescindere dall’effetto sui bilanci (che dovrebbe essere ridotto rispetto alle perdite già subite), potrebbero portare ad un ulteriore downgrade del rating di questi istituti finanziari, complicando così la raccolta di capitali. (fonte: CNNMoney)

Ma la cosa più assurda è che mi è capitato addirittura di leggere che il mercato è positivo, in quanto si temeva un tasso di insolvenza ben superiore.
Quindi tutto bene… Tutto bene un corno !
Si sta premendo sull’accelleratore, stimolando in consumi, incitando a spendere e spandere. Però nel frattempo aumenta la disoccupazione, diminuiscono le entrate per le famiglie. E quindi, come si suol dire, la coperta è corta. O la gente inizia a stamparsi da sola il denaro, oppure è chiaro che i conti non possono tornare.
I nodi stanno venendo al pettine. E questa ennesima forzatura potrebbe costare molto, molto cara.

STAY TUNED!

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