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Unicredit: Parte il buy-back sui bond
Utilizzato il denaro in cassa per diminuire costo del debito e…guadagnare qualche soldino.
Banche sempre protagoniste del mercato. E lo saranno ancora di più, con la complicità della BCE. E’ ben noto l’impatto dell’operazione LTRO, che nella prima versione ha elargito al sistema bancario europeo la cifra “monstre” di 489 miliardi di Euro, che le banche potranno utilizzare per tre anni pagando alla banca centrale il modico tasso dell’1%.
Già girano voci sull’ammontare del prossimo LTRO di febbraio, previsto per importi leggermente più bassi ma non per questo meno importanti (325 miliardi di Euro).
Colgo l’occasione per sottolineare il fatto che questo denaro non è “stampato” dalla BCE ma consegnato come contropartita di un pacchetto di titoli dati in garanzia. E quindi è da considerare un prestito vero e proprio.
Ovviamente le banche, carenti di liquidità, si ritrovano con un vero e propria toccasana dei bilanci, una manovra di politica monetaria non convenzionale che dà una grossa mano al sistema. E questa liquidità, come viene utilizzata? Viene reinserita nel sistema economico con prestiti alle imprese? Al momento purtroppo no. Le banche non si fidano assolutamente. Preferiscono invece utilizzare il denaro soprattutto per esigenze proprie (la liquidità come detto è molto carente nel sistema) oppure per comprare titoli di Stato soprattutto a scadenze non lunghe e poi per fare la cosa più logica del mondo. Ricomprarsi il debito presente sul mercato,quello che alla banca costa di più.
Ebbene si, si tratta di buy-back dei propri bonds.
La banca pioniera in questa attività è Unicredit. Mercoledì scorso ha lanciato un buy-back pari a 3 miliardi di Euro su alcune sue obbligazioni subordinate. Un buy-back che non solo permetterà di diminuire il costo degli interessi, ma porterà anche degli utili, visto che il buy-back non è effettuato a 100, bensì sotto la pari. Si prevede un utile per UCG di circa 490 milioni di Euro ed un Core Tier 1 che lievita al 10,9%. A patto che l’operazione sia ben accettata dai risparmiatori i quali dovranno accettare una perdita in conto capitale SE hanno acquistato i bond ad un prezzo pari al nominale.
In aggiunta al relativo Prezzo di Acquisto, i portatori dei Titoli offerti e accettati dall’Acquirente riceveranno un pagamento in denaro che rappresenta l’ammontare dei dividendi non distribuiti ma maturati sul valore nozionale (nel caso di Preferred Securities) o interessi (nel caso di Titoli di Debito), su tali Titoli, dall’ultimo dividendo o pagamento di interessi incluso e fino a, ma non inclusa, la data in cui i relativi Titoli sono acquistati da UniCredit S.p.A. in conformità all’Invito (tale importo, per ciascuna serie di Titoli, è definito come il relativo “Importo Maturato”).(…) Le Offerte possono essere presentate solo per un importo di liquidation preference minimo (nel caso delle Preferred Securities) o di valore nominale minimo (nel caso dei Titoli di Debito) pari a €50.000 o £50.000 (a seconda dei casi) (l'”Importo Minimo di Offerta”) e, in ogni caso, tranne che per le Notes 2016 Euro, successivamente per multipli interi di €1.000 o £1.000 (a seconda dei casi). Le Offerte relative alle Notes 2016 Euro possono essere presentate solo in denominazioni da €50.000. (…)L’Acquirente può decidere di acquistare i Titoli fino ad un massimo importo aggregato di liquidation preference (nel caso di Preferred Securities) e di valore nominale (nel caso di Titoli di Debito) pari a €3.000.000.000 (l'”Importo Massimo di Accettazione”). (…) La Data di Lancio è fissata al 24 gennaio 2012 con l’Annuncio dell’Invito; la Distribuzione del Documento di Invito all’Offerta e l’inizio del periodo durante il quale le Offerte dei Titoli possono essere presentate. Il Termine finale è programmato alle 5:00 p.m., CET, 3 febbraio 2012 quando, nel dettaglio, è previsto il Termine finale per la ricezione di valide Offerte di Titoli. L’Invito scade, salvo che l’Acquirente lo estenda o lo concluda prima, a proprio insindacabile giudizio. L’Annuncio dei Risultati dell’Offerta e di Soddisfacimento delle Condizioni è previsto per le 11:00 a.m. circa, CET, 6 febbraio 2012, ovvero non appena praticamente possibile. (Source)
Eccovi qui di seguito I titoli oggetto dell’Offerta. Secondo me l’unica che ci guadagna alla fine è sicuramente Unicredit. Per gli altri dipende da tanti fattori: prezzo di acquisto, gestione del rischio ecc.
Descrizione dei Titoli | Valore Nominale o di Liquidation Preference emesso | ISIN/Common Code | Prezzo di Acquisto | Ordine di priorità |
Perpetual Non-cumulative Non-voting Fixed/Floating Rate Preferred Securities emessi da BA-CA Finance (Cayman) Limited (I “Titoli BA-CA 1”) |
€ 250.000.000 | DE000A0DD4K8/020317256 | 50,00% | 1 |
Perpetual Non-cumulative Non-voting Fixed/Floating Rate Preferred Securities emessi da BA-CA Finance (Cayman) (2) Limited (I “Titoli BA-CA 2”) |
€ 150.000.000 | DE000A0DYW70/021299707 | 50,00% | 1 |
Non-cumulative Guaranteed Fixed/Floating Rate Perpetual Trust Preferred Securities emessi da UniCredito Italiano Capital Trust III (I “Titoli UCI Trust III”) |
€ 750.000.000 | XS0231436238 /023143623 | 71,00% | 1 |
Non-cumulative Guaranteed Fixed/Floating Rate Perpetual Trust Preferred Securities emessi da UniCredito Italiano Capital Trust IV (I “Titoli UCI Trust IV”) |
£ 300.000.000 | XS0231436667/023143666 | 66,00% | 1 |
Non-cumulative Step-Up Fixed/Floating Rate Subordinated Notes emessi da UniCredit S.p.A. (le “Notes UC T1”) |
€ 500.000.000 | XS0527624059/ 052762405 |
79,00% | 1 |
Non-cumulative Step-Up Fixed/Floating Rate Subordinated Guaranteed Notes emessi da UniCredit International Bank (Luxembourg) S.A. (i “Titoli UC Lux T1 Euro”) |
€ 750.000.000 | XS0470937243/ 047093724 |
81,00% | 1 |
Non-cumulative Step-Up Fixed/Floating Rate Subordinated Guaranteed Notes emessi da UniCredit International Bank (Luxembourg) S.A. (le “Notes UC Lux T1 Sterling“) |
£350.000.000 | XS0372556299/ 037255629 |
72,00% | 1 |
Upper Tier II Subordinated 6.70 per cent. Fixed Rate Notes due 2018 emessi da UniCredit S.p.A. ai sensi del €60,000,000,000 Euro Medium Term Note Programme (le “Notes 2018 Euro”) |
€ 1.000.000.000 | XS0367777884/ 36777788 |
87,00% | 2 |
Upper Tier II Subordinated Fixed Rate Notes due 2016 emessi da UniCredito Italiano S.p.A. ai sensi del €50,000,000,000 Euro Medium Term Note Programme (le “Notes 2016 Euro”) |
€ 900.000.000 | XS0241369577/ 024136957 |
86,00% | 2 |
Upper Tier II Subordinated Fixed Rate Notes due 2016 emessi da UniCredito Italiano S.p.A. ai sensi del €50,000,000,000 Euro Medium Term Note Programme (le “Notes 2016 Sterling”) |
£450.000.000 | XS0241198315/ 024119831 |
75,00% | 2 |
I Titoli BA-CA 1 ed i Titoli BA-CA 2, i Titoli UCI Trust III e i Titoli UCI Trust IV sono congiuntamente definiti come “Preferred Securities”, e le Notes UC T1, le Notes UC Lux T1 Euro, le Notes UC Lux T1 Sterling, le Notes 2018 Euro, le Notes 2016 Euro e le Notes 2016 Sterling sono congiuntamente definite come “Titoli di Debito”. Il prezzo che deve essere pagato dall’Acquirente per i Titoli offerti e accettati per l’acquisto in conformità all’Invito (tale importo, per ciascuna serie di Titoli, è definito come il relativo “Prezzo di Acquisto”) è indicato nella precedente tabella.
Stay Tuned!
DT
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sono usciti i dati 2011 sui più attivi operatori su primario e secondario titoli di stato italia: prima Barclays, seconda e terza Banca IMI e Unicredit, quarta e quinta JPmorgan e Deutsche Bank..quindi..siamo ostaggi degli stranieri sui volumi e sulla formazione dei prezzi…e si è visto…
Hmmm…. a me sembra che manchino un paio di nomi USA altisonanti, per esempio GS e MS. Ma la sostanza non cambia…
ci saranno ma non sono tra i primi 5 (questo riporta il Ministero delle Finanze), sono uscite Citigroup e Société Générale dai top dealer più attivi.
Non posso che sorridere (di nascosto). Ancora oggi dopo 3 anni i più non hanno compreso che cosa è una deflazione da debito, la confondono con un calo dei prezzi e quindi si … azzano perchè il calo dei prezzi non lo vedono. Solo che il calo dei prezzi è al massimo una conseguenza di una deflazione da debiti che per ora non si materializza per l’azione di cartelli monopolistici non attaccati dalle pseudo riforme di qualsiasi governo colluso. La deflazione da debiti è il calo del valore dei crediti mark to market. Ora, la politica dei tassi zero ha tra i vari effetti, l’azzeramento degli interessi e della possibilità di realizzare guadagni. L’unica azione razionale è quindi quella di ripagare i debiti che costano assai più dei possibili guadagni in un mondo ZIRP. E allora la deflazione da debiti si avvita, la politica di Bernanke e Draghi invece di aiutare a uscire dalla crisi ci spinge sempre più dentro. Quello che fa Unicredit è in larga scala quello che cerca di fare ogni Luigi Rossi e John Smith di questo dissestato occidente. Chi non ha compreso la natura di una deflazione da debiti si affanna a vedere segnali di ripresa, guarda i grafici, vede rotture al rialzo che non si materializzeranno mai e perderà soldi, li perderà tutti. Perché questa crisi in assenza di un radicale cambio nella sua gestione durerà almeno sino alla fine del decennio. E non si salverà nessuna categoria di asset (cioè di credito) tranne forse i metalli preziosi e nessun mercato è attraente a meno che riesca a produrre un reddito basso ma costante con un rischio credito gestibile.
a_rnasi@finanza:
Dream Theater,sono usciti i dati 2011 sui più attivi operatori su primario e secondario titoli di stato italia: prima Barclays, seconda e terza Banca IMI e Unicredit, quarta e quinta JPmorgan e Deutsche Bank..quindi..siamo ostaggi degli stranieri sui volumi e sulla formazione dei prezzi…e si è visto…
Fonte?
john_ludd@finanza: Non posso che sorridere (di nascosto). Ancora oggi dopo 3 anni i più non hanno compreso che cosa è una deflazione da debito, la confondono con un calo dei prezzi e quindi si … azzano perchè il calo dei prezzi non lo vedono. Solo che il calo dei prezzi è al massimo una conseguenza di una deflazione da debiti che per ora non si materializza per l’azione di cartelli monopolistici non attaccati dalle pseudo riforme di qualsiasi governo colluso. La deflazione da debiti è il calo del valore dei crediti mark to market. Ora, la politica dei tassi zero ha tra i vari effetti, l’azzeramento degli interessi e della possibilità di realizzare guadagni. L’unica azione razionale è quindi quella di ripagare i debiti che costano assai più dei possibili guadagni in un mondo ZIRP. E allora la deflazione da debiti si avvita, la politica di Bernanke e Draghi invece di aiutare a uscire dalla crisi ci spinge sempre più dentro. Quello che fa Unicredit è in larga scala quello che cerca di fare ogni Luigi Rossi e John Smith di questo dissestato occidente. Chi non ha compreso la natura di una deflazione da debiti si affanna a vedere segnali di ripresa, guarda i grafici, vede rotture al rialzo che non si materializzeranno mai e perderà soldi, li perderà tutti. Perché questa crisi in assenza di un radicale cambio nella sua gestione durerà almeno sino alla fine del decennio. E non si salverà nessuna categoria di asset (cioè di credito) tranne forse i metalli preziosi e nessun mercato è attraente a meno che riesca a produrre un reddito basso ma costante con un rischio credito gestibile.
ho deciso di stamparmi la tua Summa e di appiccicarmela vicino al PC….
💡
zero interest rate policy…
se sei una banca prendi a prestito allo 0% (per sempre in USA) per 3 anni in Europa (ma poi LTRO verrà esteso al 2200 quindi…) e li usi per ricomprarti bond sui quali paghi il 6% o per speculare alla grande sui titoli a breve di paesi come l’Italia alla faccia dei contribuenti che di fatto trasferiscono i loro risparmi nelle casse delle banche (e di tanti altri ladroni)
se sei un cliente della banca, i soldi non te li danno se ne hai bisogno e se te li danno, sono al 6%
se sei un risparmiatore, o sei molto bravo a giocare al grande casinò di Draghi e Bernanke, oppure sei carne da macello
REPRESSIONE FINANZIARIA e se le cose si mettono male, arriverà un altro genere di repressione.
Mitici. Pensate che le posizioni di monopolio-oligopolio sulle materie prime e sul resto del sistema produttivo-distributivo innescheranno anche un contemporaneo processo di aumento dei prezzi?
Il prezzo delle materie prime è artificialmente elevato nel breve periodo mentre nel lungo può essere che ci saranno problemi di scarsità. Non ora e neppure per il petrolio. La speculazione (o meglio le grandi banche di investimento che si sono inventate questo mercato) pensano di giocare sul sicuro perchè sono confidenti nella crescita della Cina dove la quota di PIL determinata da investimenti fissi è al 50% (pura follia). Cina che è già record del mondo nella manipolazione di alcune materie prime come il rame che viene acquistato dalle imprese private e appostato come collaterale per avere cash (il locale shadow banking ha imparato velocemente dal nostro). In sostanza, con certezza, finirà male, malissimo o peggio ma nessuno sa quando perchè la creatività dei “financial geeks” è smisurata.
Grazie per il chiarimento. Forse i financial geeks stanno sottovalutando un aspetto, quello della “creatività” sociale… Il problema nostro è che non prenda la strada di strumento dei predetti…
sarebbe anche una soluzione possibile al problema grecia, buyback concordato del suo debito con un prestito straordinario, nessun default e nessun contagio.
Scusate ho una curiosità.
Mettiamo il caso che tutti i PIIGS decidano di uscire dall’Euro (e dalla EU) e di dichiarare default 100% contemporaneamente. Della serie, azzerare il debito reciproco nonchè nazionalizzare (per garantirne il funzionamento) le banche interne creditrici nonchè eventuali industrie strategiche e di fare una sorta di “Euro 2” o similia o anche di tornare alle monete originarie.
Potremmo almeno cercare di verificare l’impatto in termini negativi, dove verrebbe percepito, in che distribuzione diciamo “sociale”, chi ci perde (all’interno e all’esterno dei PIIGS) e chi ci guadagna e con quali dirette conseguenze?
Chi sopravvive e come, e con cosa, ed a quale titolo?
Ovviamente è solo un semplice esercizio teorico, ma mi piacerebbe capire con precisione cosa succederebbe a sgonfiare di colpo la bolla del debito con un crack sistemico.
Ipersvalutazione per tutti? per alcuni? Carestia in tutto l’ex-occidente? Sviluppo finito? Ricominciamo tutti da capo nel globo intero o che tipo di assestamento ci sarebbe?
E’ probabile che si sentirebbero venti di guerra, ma a parte questi chi e come sarebbe in condizioni di attuare anche costosissime “guerre”? E nei confronti di chi?
Chiedo troppo lo so…ma almeno un idea…..:)
beh dai, sul perpetuo Bank Austria Creditanstalt chi non è entrato a 30 sul titolo a Novembre ? Un occasionissima !! 😆 😆
a parte le battute, credo che chi avesse posizioni in portafoglio e tutt’ora le abbia sia ben sopra gli 80/90 cent. quindi presto fatti i conti. è come un haircut del 30/40% minimo. Come diceva lo spot ” Unicredit: un gesto concreto…quello dell’ombrello..”