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Petrolio: si devono riaprire i rubinetti?
Sul petrolio se ne sentono veramente di tutti i colori. C’è chi dice che siamo inondati dal petrolio e che il mercato è pilotato da dei burattinai maldestri. C’è chi dice che di petrolio invece ce n’è poco, che bisogna assolutamente sviluppare fonti energetiche alternative. Secondo me il mercato del petrolio resta comunque uno dei più pilotati in assoluto. E proprio il fatto che esiste l’OPEC, che dovrebbe tutelare il mercato mentre a volte non si capisce bene cosa combini, più un cartello di società USA che domina il mercato, tutto questo ci conferma la situazione quantomeno anomala che si vive nell’ambito della gestione dei pozzi petroliferi.
Una premessa tanto logica quanto importante: il petrolio prima o poi si esaurirà, o se preferite si arriverà ad un punto che costerà tantissimo estrarlo (vedi ad esempio le sabbie bituminose presenti in Canada). A quel punto prenderanno inderogabilmente piede tutte quelle energie rinnovabili che oggi non partono con decisione, anche perchè, diciamolo pure, dietro al mondo dell’oro nero ci sono dei giochi di potere e delle società che vogliono mantenere un certo livello di protagonismo economico…. diciamola così in modo un po’ colorito.
Comunqeu sia, dati alla mano, Aie denuncia il fatto che mai come quest’anno le scorte di benzina sono state così basse. Viene quindi richiesto nuovamente un intervento da parte dell’OPEC che dia l’input per un nuovo segnale di apertura dei rubinetti. Dall’altra parte il cartello dice: ” Ma signori, il petrolio che vi stiamo dando è più che sufficiente”. Peccato che i signori dell’OPEC si stanno dimenticando che il petrolio ora viaggia a 63 $/bar (WTI). Però sempre i signori dell’OPEC vedono anche che il $ (valuta con cui si paga il petrolio) è debole e allora… perchè contribuire ad abbassarne il prezzo e diminuire i guadagni, quando già il $ basso limita i loro utili?
Il grafico qui sopra parla abbastanza chiaro e si vede ultimamente una certa correlazione tra petrolio e $. E magari questo tema sarà approfondito con la collaborazione del collega Ardat (dico bene?). A buttare poi benzina sul fuoco (è il caso di dirlo) ci si mettono anche i problemi africani con attacchi militari in Niger o gli incendi in Congo. tutto fa brodo. E tutto fa salire il prezzo. Diamo anche una guardatina al grafico…
L’impostazione tecnica direi che è quasi da manuale. Ennesimo rimbalzo sulla trendline in prossimità di 2 medie mobili importanti poste a 55 e 200 . I ritracciamenti di Fibonacci al momento si sono anche comporatti egregiamente. E’ chiaro che al momento vedo il petrolio impostato bene, con particoalre attenzione se dovesse scendere sotto i 62 $/bar.
Un’ ultima cosa. Tempo fa un lettore mi ha chiesto il motivo per cui il WTI (qualitativamente migliore) quotava meno che il Brent del Mare del Nord.
Le scorte elevate del petrolio greggio negli USA hanno creato una situazione anomala: la quotazione del petrolio Brent (del mare del nord) a premio rispetto al petrolio quotato a New York (light, sweet – tipicamente il WTI). Raramente nella storia si è visto un differenziale così ampio a favore del Brent, il che potrebbe creare delle opportunità di arbitraggio tra i due. Generalmente il Brent è più sensibile agli avvenimenti nel Medio Oriente, perché è il punto di riferimento per i produttori della zona. Ora però la forbice appare spropositata. io preferirei puntare sul WTI rispetto al Brent. Anche eprchè se ci fosse di nuovo un ritorno alle “vecchio mode” il WTI dovrebbe valere più del Brent, cosa esattamente opposta a quella attuale.