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DOPPIA FACCIA DELLA LIQUIDITA’

Scritto il alle 10:24 da Danilo DT

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Sui giornali, nei blogs (compreso questo!) e in ogni dove si parla sempre di crisi: crisi immobiliare, crisi subprime, crisi finanziaria e…crisi di liquidità.
E proprio a questo riguardo volevo mettere in chiaro un paio di cose, che ai più probabilmente non sono molto chiare. Vedrò di farmi capire con un esempio.
Chi segue un po’ il blog avrà letto il post dove parlo dei tassi a breve negli USA, dove hanno raggiunto picchi veramente “giapponesi”, ovvero rasenti allo zero.
La legge di mercato vige anche in quest’ambito. La forte domanda contribuisce a far lievitare il prezzo e quindi a far scendere il rendimento.
Ma…come sarebbe? Ma se c’è la crisi di liquidità! Come è possibile tutto ciò? Sembra strano ed invece è tutto molto chiaro.


Eccesso di liquidità e la Risk Adversion

La crisi di cui tutti parlano è legata non al fatto che ci sia la teorica assenza di denaro liquidi nel sistema finanziario, bensì al fatto che alcune partite/assets non siano facilmente vendibili e quindi il liquidi. Se seguite il ragionamento capirete cosa intendo dire.
La chiave di tutto sta in due parole che fungono da perfetto collante a questo scenario: Risk adversion, ovvero avversione al rischio. In questo periodo, di grossa volatilità e enorme incertezza, abbiamo a che fare con un grande ritorno di “avversione” a tutto quello che comporta rischi finanziari. Pensate alle azioni, pensate ai titoli corporate, pensate persino ad alcuni “beni rifugio” e ad alcune commodities.
La Risk Adversion porta gli investitori ad un forsennato “fly-to-quality” e quindi ad uno spostamento impressionante di denaro su quelle attività definite “free risk”, ovvero esenti da rischi. E quindi operazioni di durata breve con rating massimo. Da qui l’ondata di acquisti dei famosi T-Bills citati giorni fa.
Ma allora, ce n’è di liquidità? Se intendiamo la liquidità nel modo più classico rispondo così: “SI, ce n’è a bizzeffe” ed è pronta ad essere investita. Ma gli operatori sanno bene che il “timing” per operare oggi non è il migliore, a causa dell’incertezza su tanti aspetti (vedi post dedicato alle “questioni irrisolte“). E allora? E allora si sta liquidi, pronti a tornare sui mercati quando le cose andranno meglio. Ma non quando ci saranno dei semplici raggi di sole, ma quando sarà concreto un miglioramento strutturale. Oggi la poca voglia di rischiare porta anche a situazioni paradossali. Un esempio? A parte l’illiquidità di prodotto strutturati che fino a qualche mese fa erano la norma sui mercati, mi ha colpito particolarmente la vicenda Bear Stearns: JP Morgan prima la acquisisce a 2 $ e poi alza il prezzo a 10$. Cosa volete che sia, sono solo 5 volte di più… Quindi tutte le valutazioni hanno un sapore di relativo, di teorico e di pericolo. BS valeva molto più di 2 $ (a livello di book value almeno valeva 9$) e quindi a 10 l’offerta si fa più congrua, ma in questo momento tutto è ancora troppo relativo, anche se di occasioni di acquisto sui mercati, lo ricordo, ce non sono a bizzeffe. Questione di timing.


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Grazie e buona lettura!
DT

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