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Mr. Smith fa i conti con l'oste – II parte

Scritto il alle 10:20 da Danilo DT

Il dato di ieri sull’inflazione è stato in linea con le attese. Un +0.3% che non sorprende i mercati e rassicura parzialmente tutti quelli che temevano un rallentamento della politica espansiva di Bernanke. Difatti, grazie ad un’inflazione “under control”, il buon Ben potrà continuare a tagliare i tassi e molto probabilmente lo farà già nella prossima seduta di dicembre. Il consensus ora vede questa eventualità per circa il 50% degli operatori (per l’esattezza il 47.5%), mentre il 35% prevede tassi invariati. Quindi non c’è ancora la certezza (anzi, tutt’altro…) che BB tagli i tassi. Anche perché i dati statistici vedono un costo della vita aumentato del 3.5% , oltre le previsioni della FED. Inoltre i dati sulla disoccupazione sono peggiorati. A tentare una compensazione ci ha provato il Philadelphia FED, un indice dell’attività manifatturiera, migliore delle attesa ma, ahimè, con un outlook peggiorativo. Morale: non è assolutamente un compito semplice quello di Bernanke.

Crescita economica o inflazione? O forse stagflazione?

Il dubbio amletico che tormenta BB è il seguente: privilegiare la crescita economica oppure limitare l’inflazione? Per certi versi mo0lti di voi potrebbero anche pensa re che la scelta migliore sia quella di privilegiare proprio la crescita economica. Però attenzione. Che succede se in uno scenario inflativo si tagliano i tassi. Si combina un bel guaio e, dopo alcuni effetti benefici, arriva la catastrofe. E la situazione diventa irreparabile (vedi il post sul “guidatore ubriaco”). Ma non è tutto….

 la grande paura che inizia a girare tra gli operatori ha un nome: stagflazione. Sarebbe lo scenario peggiore. Rallentamento economico e inflazione in aumento. Con questo scenario (sempre più realistico) BB ha le mani legate. Se taglia peggiora inesorabilmente le cose.

Nuova iniezione di liquidità

E nel frattempo, tanto per fugare ogni dubbio sul fatto che la crisi di liquidità (e con se la crisi del settore bancario) è passata, ieri la FED ha iniettato sul mercato una cifra record di liquidità, la bellezza di 47.25 miliardi di dollari. Era un’operazioni per certi versi attesa, ma non di queste dimensioni.

E la BCE inizia anche a fare i conti con l’oste

E se la FED inizia a toccare con mano l’arrivo dell’inflazione, in casa BCE le cose non sono poi tanto differenti. A fare la differenza sono i prezzi delle commodities agricole, che hanno influito molto negativamente sugli indici dei prezzi europei. Il che va aggiungersi all’aumento dell’energia (petrolio sempre in area 90-95 $/bar). Quindi in area Euro i tassi non calano di certo, probabilmente rimarranno stabili, e se la situazione dovesse peggiorare ulteriormente, Trichet non esiterà ad alzare. E secondo me tutto questo non può essere visto in chiave positiva per le borse.

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