Il tempo è galantuomo ma non fesso

Scritto il alle 14:40 da Danilo DT

La mia view ormai la conoscete a memoria.

Questa crisi non può ancora considerasi risolta e probabilmente gli strascichi si subiranno per molto tempo. Ma tanto per essere allegri, mi sto accorgendo che, udite udite, la mia visione è addirittura ottimistica se raffrontato a quanto scritto e pensato da diversi altri personaggi illustri della finanza. E badate bene, non parlo di buontemponi sporadici, ma di persone che parlano dimostrando coi numeri le loro tesi. Poi che siano giuste o sbagliate, a livello revisionale, è tutto discutibile, però quando si ha davanti ragionamenti come il seguente, diventa difficile contestare la realtà dei fatti.

Prendo come riferimento un articolo apparso su La Repubblica tempo fa, scritto dal Prof. Arcucci, non solo Insegnante universitario ma consulente ed analista per una società indipendente svizzera, la RFC.

Il Prof Arcucci nella sua relazione ci spiega il perché questa crisi ha radici molto profonde:

Exit Strategy

Dopo la seconda guerra mondiale e fino al 1970 il sistema economico godeva di 4 grandi stabilizzatori.
1) Lo stato sociale moderno assicurava circa il 35% dei redditi delle famiglie attraverso i trasferimenti sociali.
2) L’aumento reale dei salari secondo l’idea di Henry Ford: “io pago bene i miei dipendenti perché abbiano il denaro per acquistare le mie macchine”. Aumentando il potere d’acquisto dei lavoratori cresceva il consumo e il risparmio che alimenta gli investimenti: un circolo virtuoso.
3) La politica fiscale e monetaria mirante a stabilizzare le oscillazioni del ciclo economico nell’ottica Keynesiana del deficit spending.
4) Tutto ciò avveniva nell’ambito del sistema monetario internazionale di Bretton Woods (1944) che era legato direttamente o indirettamente ad un supporto reale, l’oro. Ciò poneva un vincolo alla possibilità dei pubblici poteri di svilire il valore della moneta aumentandone la quantità con un semplice colpo di manovella.

A seguito di Bretton Woods, periodo in cui le riserve valutarie sono salite del 55% in 30, da quando siamo passati al regime di fiat money le riserve valutarie sono salite a dismisura (di 30 volte dal 1971): sapete cosa significa? Che siamo sommersi dalla carta straccia!!!

Fiat money

Cosa significa “Fiat Money”? non temete, nulla a che fare con Marchionne e le automobili torinesi.

The term fiat money is used to mean:
• any money declared by a government to be legal tender.[1]
• state-issued money which is neither legally convertible to any other thing, nor fixed in value in terms of any objective standard.[2]
The term derives from the Latin fiat, meaning “let it be done”. Where fiat money is used as currency, the term fiat currency is used. Today, most national currencies are fiat currencies, including the US dollar, the euro, and all other reserve currencies. (By: Wikipedia)

Quindi con il termine “Fiat Money” si intende la moneta a cui l’autorità pubblica attribuisce la funzione di mezzo legale di pagamento, indipendentemente dal suo valore intrinseco.
Fiat money a palla , dunque, massa monetaria alle stelle e quindi… inflazione…

Questo passaggio alla fiat money anche sul piano internazionale cui si è associato l’aumento dell’offerta dei titoli da parte delle pubbliche amministrazioni, di cui l’invenduto sul mercato veniva acquistato dalle banche centrali, ha generato una grande espansione della massa monetaria. Nei decenni 1970 e 1980 ciò si è tradotto in un pesante fenomeno inflazionistico, ma dal 1990 con la globalizzazione che inondava i mercati occidentale di prodotti a basso prezzo, i tassi di inflazione si sono abbassati e sono rimasti bassi, pur in presenza di una crescita enorme di offerta di moneta.

Ed ecco dunque spiegato cosa è realmente successo. Una valanga di denaro “accomodante “ che ha drogato il mercato, contribuendo in modo decisivo alla più grande bolla speculativa della storia, una bolla speculativa che in regime Bretton Woods non sarebbe mai avvenuta.

E poi che è successo? Beh, il resto è storia moderna. Arriva il 2007, e ci porta il grande crollo del mercato, innanzitutto immobiliare e poi azionario, terminato (si fa per dire) grazie all’interventismo dei governi che…cosa hanno fatto per risolvere il problema? L’unica soluzione era stampare carta.

E quindi via con le rotative, denaro facile per tutti, con politica a livello mondiale di tasso zero che ha drogato nuovamente il mercato, dandogli ossigeno e forza. Ed illudendo per l’ennesima volta il mondo. Infatti tutto quanto creato è artificioso e non è salubre. Questa non è vera e sana ripresa economica.

Una crisi lunga 40 anni

Pensiamoci bene. Questa crisi dunque, non è una crisi nata in 12-24 mesi. Ha radici profonde, addirittura germogliate 40 anni fa. Ed è per questo che pensare ad una exit strategy è assolutamente un’illusione che dobbiamo toglierci dalla testa. E il Prof. Arcucci, in perfetta sintonia con quanto scritto in passato dal sottoscritto, dice:

È illusorio pensare che, dopo aver dato al mercato drogato da 40 anni di finanza un’ulteriore massiccia dose della medesima, ora si possa pensare di realizzare un ritorno graduale a condizioni di normalità: la exit strategy è solo uno slogan e una pia illusione. Non ci sarà nessuna exit strategy perché il mercato non la sopporta neppure in modesta misura.
La cosa che ognuno a questo punto si domanda è: ma allora dove andiamo a parare? Dirlo è assolutamente impossibile ma tracciare delle ipotesi realistiche non è poi così complicato, in quanto tutto diventa una conseguenza di quanto è accaduto.

Previsioni per il futuro

In linea col prof. Arcucci, il quale traccia due ipotesi, una più drammatica e l’altra un po’ meno, tutto questo “doping” lo pagheremo in futuro. Secondo me sarebbe un errore escludere, anche nel breve periodo , un ulteriore rally dei mercati (i livelli del 61.8% di Fibonacci non sono poi così lontani). Ma tutto dipenderà neanche tanto dall’economia bensì da quando la droga finirà. Detto in altri termini, fin quando il sostegno pubblico di Governi e banche Centrali darà la possibilità al sistema economico di alimentarsi e di crescere in modo artificioso, ci ritroveremo con:

1) bassa volatilità
2) percezione del rischio fortemente sotto la media
3) restringimento degli spread sui bond corporate, high yield ed emergenti
4) listini azionari in crescita
5) commodity forti

Quindi in perfetta sintonia col mercato che ci si può ritrovare, in ambito di cicli economici, in una fase di espansione economica. Ma mai come ora tale espansione sarà finta e pericolosa.

E un bel giorno…

quando il mercato sarà salito ancora di più. Quando le valutazioni delle aziende saranno ancora più risicare ed il P/E sconteranno l’inverosimile, quando i bond avranno raggiunto prezzi assurdi e gli spread saranno limitati, quando avremo raggiunto un mondo economicamente forte e sempre quel giorno…sarà finita la benzina pubblica, allora arriverà la grande inversione. E non sarà una correzioncina. Sarà un’ecatombe che porterà via tutto il mercato e si pagheranno in un amen 50 anni di eccessi e di finanza speculativa e creativa.

Nulla si crea e nulla si distrugge. Ma tutto si trasforma (Lavoisier)

 

Sfruttiamo le tendenze, ben consapevoli che la realtà dei mercati finanziari non rispecchia la realtà dell’economia VERA. Accettiamo i rally e le tendenze delle borse. Non impazziamo cercando di capire perché i mercati salgono mentre invece la disoccupazione resta al 9.8%. Non inventiamoci come nuovi guru della finanza. Impariamo umilmente ad adeguarci al mercato. Ma stiamo pronti.

Il giorno dell’Apocalisse arriverà nel momento più inatteso

 

La parola apocalisse deriva dal greco ἀποκάλυψις (apokalypsis), composto di apó (“separazione”, usato come prefissoide anche in apostrofo, apogeo, apostasia) e kalýptein (“nascosto”, come in Calipso), dunque significa un gettar via ciò che copre, un togliere il velo, letteralmente scoperta o rivelazione. (Wikipedia)

Intendiamo Apocalisse quindi come giorno dove il velo della menzogna e della finanza creativa verrà spazzato via, e ci ritroveremo cacciati nella cruda realtà. Quel giorno sarà il vero giorno del Giudizio, o se preferite l’Apocalisse nella versione sopra descritta. E in quel giorno (dove gli stimoli saranno finiti e l’economia dovrà andare avanti per conto suo) gli Stati non potranno più intervenire, causa bilanci in rosso, debito pubblico esorbitante e ovviamente impossibilità di operare sui tassi, essendoci già il tasso zero.

Visione distorta? Eccessivamente pessimistica? Catastrofista? Io cerco il realismo, non il catastrofismo. E con questo chiedo ai lettori di intervenire alla discussione cercando di dimostrare in modo chiaro e concreto se e come la mia visione è errata. Perché se così non fosse, come avrete capito, è solo una questione di tempo. E il tempo è galantuomo.

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