WALL STREET: siamo vicini al top di mercato?

Scritto il alle 14:55 da Lukas

La settimana scorsa abbiamo preannunciato il proseguimento della fase rialzista, ma adesso iniziamo a notare che la situqziozne si inizia a fare un po’ “tirata”. (Guest Post)

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno, credo, ulteriormente sorpreso la gran parte degli investitori. Prosegue, infatti, con ritmi sorprendenti il processo di recupero delle quotazioni dei mercati azionari. Un’inversione a V davvero eccezionale che ha ben pochi precedenti storici.

Evidentemente il mercato ritiene totalmente debellata la minaccia di ulteriori strette monetarie ad opera della FED. In realtà, il ritmo di rialzo dei tassi del 2018, imposto dalla FED, appariva del tutto illogico e non proprio giustificato da un’economia che si prospettava, peraltro, in rallentamento. Ciò aveva molto spaventato gli investitori, che temevano il realizzarsi di un vero e proprio corto circuito, ossia un’economia in decelerazione associata e combinata con un costo del denaro in rapida crescita. Pericolo che appare oggi del tutto sventato.

Non mancano tuttavia le contraddizioni. Il temuto rallentamento dell’economia globale appare, infatti, al momento, meno grave e meno profondo di quanto si temesse. Ciò è dimostrato dall’andamento delle quotazioni delle commodities che dall’inizio dell’anno non mostrano particolari segnali di debolezza, anzi appaiono in buona tenuta, ed in crescita. Basti pensare che il prezzo del petrolio è risalito a quota 58,52 dollari al barile, dai circa 42 di meno di tre mesi orsono. E’ prematuro fare previsioni, ma se il temuto rallentamento dell’economia globale si rivelasse meno grave del previsto, o addirittura una balla, allora i 2 ulteriori aumenti dei tassi, previsti per il 2019, dalla FED, tornerebbero prepotentemente d’attualità. Ed in tal caso come reagirebbero i mercati ? Non potendo comunque fare previsioni attendibili sui corsi futuri dell’economia mondiale, è consigliabile e saggio, a mio avviso, seguire step by step l’evolvere della situazione, e non assumere particolari rischi.

Al momento lo scenario intermarket, appare alquanto contraddittorio, e non ci fa intravvedere un evoluzione chiara e definita dell’economia mondiale. Il dollar index, dopo un periodo di forza, questa settimana registra uno storno dello 0,73 %, giustificato dal record storico del deficit della bilancia commerciale Usa. I dazi imposti da Trump, come previsto, non sembrano avere alcun effetto sul problema. Non è infatti con questi che si risolve il problema, serve invece un massiccio recupero di competitività dell’economia Usa. Lo storno della valuta Usa, favorisce ed alimenta il recupero delle quotazioni delle commodities, che lievitano dello 0,7 % in termini reali. Negli ultimi 2 mesi il recupero è pari al + 3,4 %, e ciò è in palese contraddizione con una prospettiva di rallentamento economico globale. Prospettiva accreditata invece dai mercati obbligazionari.

I rendimenti dei bond decennali americani, anche in quest’ultima settimana, arretrano infatti di 4 bps, e retrocedono a quota 2,59 %. I rendimenti dei bond a 2 anni arretrano anch’essi di 3 bps e retrocedono a quota 2,44. La yield curve Usa mantiene comunque ancora un’inclinazione positiva, seppur lieve ( 15 bps ), e ciò ci induce a pensare che anche in questo 2019 non vi sarà una recessione dell’economia Usa. Prospettiva, quest’ultima, che rassicura alquanto i mercati azionari che, non a caso, continuano con ritmo sostenuto il loro processo di recupero. Oggi, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, quota infatti 2.822,48 punti, ossia il 12,59 % in più delle quotazioni di fine 2018.

Ciò premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale , pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : + 5.330
Large Traders : + 3.053
Small Traders : – 8.383

Come potete notare, muta ancora la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto al precedente report, le variazioni nelle posizioni dei diversi operatori sono pari a 12.159 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, dopo aver trainato l’imponente rimbalzo di questa prima parte del 2019, cominciano a prender profitto, cedono infatti l’intero lotto dei 12.159 contratti long, ma restano ancora e significativamente in posizione Net Long. I Large Traders, invece, acquistano 9.406 contratti long, ed invertono la loro posizione che passa da Net Short a Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano anch’essi 2.753 contratti long, ma restano inopinatamente in posizione Net Short, confermandosi, anche in tal caso, degli operatori contrarian. Situazione, quella del mercato dei derivati azionari Usa, chiaramente in evoluzione.

L’assetto attuale, ha pochi precedenti, essendo un assetto storicamente transitorio e di breve durata. Resta pertanto da vedere quale sarà l’evoluzione futura. La cosa certa è che i Commercial traders torneranno presto nella loro abituale posizione, che è quella di copertura Net Short. Se a comprare saranno solo i Large traders allora il rialzo delle quotazioni proseguirà, seppur a ritmi meno intensi degli ultimi 2 mesi. Se invece anche gli Small traders torneranno in posizione Net Long, il mercato diventerà nuovamente più volatile ed instabile, come accaduto in gran parte del 2018. Ancor peggio se dovessero essere solo gli Small traders a trovarsi in posizione Net Long, in tal caso infatti sarebbe altamente probabile una nuova inversione ed un nuovo pesante storno degli indici azionari Usa e di conseguenza degli altri indici internazionali. Ipotesi e scenari per ora solo ipotizzabili e non ancora concreti. Al momento la situazione è questa, e quindi confermiamo la nostra view che resta rialzista.

View, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In quest’inizio del 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 3,05 %, ascrivibile alla nostra errata posizione short d’inizio d’anno. Nel frattempo il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 14,58 %. Conseguita pertanto una sotto-performance del 17,63 %. Una eccezione, non proprio piacevole, per un portafoglio che nei precedenti 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16,2 %. Episodio che non mina, tuttavia, la fiducia nel mio trading system. Anzi, proprio sulla base della pregressa esperienza storica confido, nei prossimi mesi, di poter recuperare l’attuale sotto-performance. Rispetto alla scorsa ottava, modifico l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 65 all’87,5 % le mie posizioni long, e riduco, nel contempo, dal 35 al 12,5 % le mie posizioni short, ossia assumo una marcata posizione rialzista, pari al 70 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

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