ITALIA: lavoro per tutti! Ma i dati ISTAT sono tragicomici

Scritto il alle 07:52 da Danilo DT

Il mercato del lavoro festeggia. I dati usciti ieri ci illustrano un paese quasi rinato. E di certo questa immagine verrà usata da “chi di dovere” per farsi bello in campagna elettorale.

A novembre si registra il nuovo record storico degli occupati, al top da 40 anni, che aumentano di 345 mila unità. (…)

Al top di 40 anni? Mamma mia! Il nuovo miracolo economico italiano… il grafico in apertura di post è semplicemente splendido. E notate bene, è il grafico ufficiale proposto dallISTAT. Quello insomma che fa fede. Ma fa fede alla farloccata dell’anno (e siamo solo a gennaio…). Poi leggiamo bene….

(…) Ma i nuovi assunti sono quasi tutti a tempo determinato. E resta al palo la fascia d’età tra i 35 e i 49 anni, quella che dovrebbe imprimere maggiore propulsione all’economia del Paese. Una buona notizia è il record storico per il tasso di occupazione femminile, che si attesta al 49,2%. (…)

Già arriva una frenata, ma non basta.

(…) Attenzione però: sul quasi mezzo milione di lavoratori dipendenti in più, 450 mila sono a termine e solo 48mila sono a tempo indeterminato (un rapporto di quasi uno a dieci). Calano poi i lavoratori indipendenti: sono 152 mila in meno rispetto a un anno prima. (…) [Source]

Allora, tagliamo la testa al toro e con questo grafico fotografiamo la qualità del miglioramento.

Chi ha la memoria buona, si ricorderà che già a settembre il sottoscritto vi aveva parlato di questa farloccata.

Vi riprendo l’articolo proprio per farvi capire quanto è attuale tuttora. Leggete voi stessi e poi fatemi sapere. RIPETO, è un articolo di settembre 2017.

Un paese di poveri vecchi. Più passa il tempo, più il nostro Bel Paese si sta trasformando in un paese di poveri e anche di vecchi. E proprio questi ultimi stanno diventando i protagonisti, anche sul mondo del lavoro.

Infatti chi non ha letto proprio in queste ore le note entusiastiche sull’occupazione:

(…) Passi in avanti per l’economia italiana nel secondo trimestre 2017, con il mercato del lavoro appare caratterizzato da una prosecuzione della crescita dell’occupazione e della diminuzione della disoccupazione. (…) Le ore complessivamente lavorate crescono dello 0,5% sul trimestre precedente e dell’1,4% su base annua, confermando l’elevata intensità occupazionale della ripresa in corso. Parlando del mercato del lavoro, l’ Istat rivela che dal lato dell’offerta l’occupazione presenta una nuova crescita congiunturale (+78 mila, +0,3%) dovuta all’ulteriore aumento dei dipendenti (+149 mila, +0,9%), in oltre otto casi su dieci a termine (+123 mila, +4,8%). (…) Il tasso di disoccupazione diminuisce di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,6 punti in confronto a un anno prima, con maggiore intensità per quello giovanile. (…) Le ore lavorate per dipendente crescono (+0,2%) rispetto al trimestre precedente, mentre diminuiscono su base annua (-0,7%), anche se continua la flessione del ricorso alla Cassa integrazione. (Source)

Questi sono in linea di massima i dati che ci comunica l’ISTAT, che potete anche visionare cliccando QUI .

Sembra che veramente ci sia una bella accelerata della produzione e anche del mondo del lavoro. Anche se risulterebbe evidente che tale accelerata è data dai temporanei, ovvero dagli assunti a TEMPO DETERMINATO. Dei nuovi contratti, ben 80% sono infatti a tempo determinato. Quindi si conferma (diamo a Cesare quel che è di Cesare) un aumento dell’occupazione. Ma di “bassa qualità”, anche perché il calo degli inattivi è legato proprio al fatto che, molte persone, fiduciosi di trovare OGGI un lavoro, sono passati nella categoria dei “disoccupati”.

Questi tipi di ragionamenti statistici sono apparentemente dei dettagli, ma stano a significare un miglioramento congiunturale che però non è accompagnato da un miglioramento dell’occupazione di qualità sufficiente. Ma questo è un mio parere che come sempre è discutibilissimo. Meno discutibile invece è questo grafico che prendo sempre dal sito dell’ISTAT e che è, secondo me, la chiave di tutti i ragionamenti. In altri termini, possiamo raccontarci la storia della rava e della fava. Quello che poi conta, a dire il vero, è questo. A conti fatti, udite udite, in Italia lavora solo il 38% della popolazione residente. E questo 38% si è accollato quindi tutte le magagne, oltre che la necessità di finanziare le altre categorie sociali.
Eccovi il grafico (fonte ISTAT)

E tra l’altro di questo 38%, a tempo pieno, ne troviamo solo il 30%… Spannometricamente quindi, possiamo dire che in Italia lavora un Italiano su tre.
Vogliamo parlare (nuovamente) della demografia? Vogliamo discutere su come faremo a pagare le pensioni ed il nostro debito? No, questa volta ve lo risparmio, ne abbiamo discusso già mille volte. Sintetizzo solo dicendo che la situazione è decisamente più complessa di come ci vogliono far vedere. E non credo che ci salveremo (solo) grazie al lavoro degli immigrati.

Anche perchè, ed è l’ISTAT che lo dice, ad accelerare veramente sono sempre loro: i “vecchi” che lavorano. Basi solide, cari lettori…

Oggi, come a settembre, ci stanno prendendo per fessi. E per concludere vi pubblico il glossario ISTAT che l’amica Agata mi ha segnalato. Rendetevi conto delle baggianate che compongono l’ossatura del calcolo della farloccata dell’anno.

Basta aver lavorato un’ora e l’ISTAT ti considera occupato. Anche non retribuito, nell’azienda di famiglia. Più tutto il resto che è ben descritto.

Cosa mi resta da aggiungere? NULLA, ognuno di voi può trarne le personali considerazioni. E se qualcuno è ancora così carico di entusiasmo per i dati sul lavoro, allora ricominci a leggere questo post dall’inizio.

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)

Questo post non è da considerare come un’offerta o una sollecitazione all’acquisto. Informati presso il tuo consulente di fiducia.
NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)

4 commenti Commenta
doctort
Scritto il 12 Gennaio 2018 at 09:05

con 14.974.000 occupati a tempo indeterminato è stato raggiunto anche il record di occupati A TEMPO INDETERMINATO a partire dall’introduzione della legge Biagi, è un dato che avresti dovuto citare per dare un quadro obbiettivo della situazione.

paolo41
Scritto il 12 Gennaio 2018 at 14:04

dalla mia esperienza industriale e successivamente di consulenza non vedo niente di anormale su quello che è stato pubblicato !!!!! forse pensiamo che gli imprenditori o le società hanno il compito di assumere a tutti i costi oppure nella situazione ballerina della nostra economia ci pensano due volte prima di assumere a tempo indeterminato ?????
Innanzitutto è scolpito nei muri che l’evoluzione tecnologica e prima la globalizzazione richiedono personale ad alta qualificazione e contemporaneamente si riduce lo spazio per chi…. non ha studiato o ha studiato e magari laureato su corsi e materie non richiesti dal mercato del lavoro.
Tanto per dare una dritta ai vari partiti “professionisti delle bugie” che affronteranno le prossime elezioni il tema principale è IL LAVORO e quindi tutti i loro sforzi devono essere indirizzati a ridurre il costo dello stesso e agevolare chi assume (come fanno gli altri paesi, Germania inclusa). Last but not least facilitare con ogni mezzo la R&S perché è solo attraverso l’innovazione che potremo mantenere competitivi i nostri prodotti…..
Circa altri argomenti essenziali come la burocrazia, gli sperperi e i costi eccessivi degli apparati dello Stato e il cancrenismo che avvolge il sistema giudiziario, sono tutti temi che meritano commenti a parte ma per concludere sul “lavoro” la strada finora perseguita anche se non perfetta ha una sua intrinseca validità !!!!!

draziz
Scritto il 12 Gennaio 2018 at 14:33

Bel post DT.
C’è di che preoccuparsi, almeno se fai parte di quelli che hanno un posto a tempo indeterminato.
Sì, perchè quello che produci viene disintegrato da tutto il sistema, anche da parassiti e saprofiti.
1 su 3 che lavora non è da Paese avanzato: è da repubblichetta centroafricana.
Potremmo anche assistere a…un esodo all’incontrario…

Scherzi a parte, che ci fanno quegli “Inattivi in età lavorativa (15-64) che non lavorano né vogliono lavorare”. Consumano solamente?
Mi vien fatto di pensare: sono economicamente autosufficienti? Sono ricchi di famiglia?
Sono loro i destinatari del “Reddito di cittadinanza”? (tutto da verificare da dove possano provenire i fondi per pagarlo…da nuove tasse? Facciamo prima a statalizzare tutte le imprese allora…)

Su una cosa siamo concordi in tanti: il costo del lavoro è troppo alto ed i consumi troppo bassi, quindi il sistema delle imprese assorbe solo il minimo necessario.
Aver aumentato la tassazione ha poi esasperato le cose: se hai pochi utili, o non riesci ad averli, il sistema bancario non ti finanzia più.
Se assumi a tempo indeterminato devi avere un mercato che genera fatturato a tempo indeterminato, ma nell’attuale economia reale questo è impossibile. Quindi che fai della forza lavoro non più necessaria?
Gli attuali disposti di legge, enormemente sbilanciati a danno delle imprese, creano una condizione che apre le porte al fallimento certo. Quindi meno lavoratori e meno capitale in circolazione.
3 anni di riduzione dei contributi come incentivi per le assunzioni e poi? Se il mercato non è ripartito ed i consumi sono stagnanti (aspetta l’aumento dell’iVA di altri 3 punti l’anno prossimo e poi sì che si piange davvero…) come paghi i nuovi assunti?

Chi è già al lavoro a tempo indeterminato spesso non ha interesse a fare straordinari: aumenta lo scaglione di reddito, aumenta il prelievo e la busta paga dimagrisce…
Lavorare gratis? Ritorniamo al kolkoz? Impegnare il capitale per veder sfumare i pochi utili in tasse?

Il maggior lavoro generato dagli immigrati?
Per cosa? Fatturato e indotto per bisogni primari? Siamo proprio alla disperazione allora…

Hai ragione, l’ottimismo non basta più.

alplet
Scritto il 12 Gennaio 2018 at 16:16

Sacrosanto informarci della situazione italiana, ma suggerirei inoltre di dare un’occhiata anche alla realtà fuori dei nostri confini: a cominciare dai dati della zona Euro, per esempio.

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