BANCA POPOLARE DI VICENZA: niente quotazione in borsa. Ma ora è rischio contagio.

Scritto il alle 08:25 da Danilo DT

piazza-affari

La mancata quotazione della Pop Vicenza al listino azionario di Piazza Affari, ovvero alla Borsa di Milano, non mi sorprende per nulla. Era fin troppo ovvio che non si sarebbe raggiunta una percentuale sufficiente di aderenti al fantomatico aumento di capitale per poi ottenere un flottante sufficiente per le regolari negoziazioni di borsa.

Dopo il fallimento dell’aumento di capitale da 1,5 miliardi della Popolare di Vicenza — sottoscritto appena per il 7,6% — lunedì è arrivato anche il «no» di Borsa Italiana alla quotazione (ipo): troppo poche le azioni vendute, troppo scarso il flottante — rispetto al 25% minimo previsto — per garantire la «correttezza degli scambi», ha spiegato l’amministratore delegato di Borsa, Raffaele Jerusalmi. (…)

Sottoscritto per il 7.6%? Un successone dire! Ma come potevate pensare a qualcosa di diverso? Ah si, vero, avevano persino prolungato l’offerta per permettere ai ritardatari, agli indecisi e a coloro che proprio non potevano farne a meno, di poter aderire all’aumento di capitale. Mossa che ovviamente non ha portato benefici.

(…) A prenotare i titoli era stata per il 5% Mediobanca (una delle banche collocatrici accanto a Unicredit, JPMorgan, Deutsche Bank e Bnp Paribas), mentre altri 9 investitori istituzionali avevano in totale preso appena lo 0,1% e il retail circa il 3%. (…)

Questa la dice lunga sulla bontà dell’operazione (che qui sul blog abbiamo ampiamente e criticamente descritto, cliccate QUI per rinfrescarvi la memoria). E suggerisce anche un ulteriore realtà…

(…) Ora, saltata la quotazione, nessuno riceverà le azioni (e le banche collocatrici non prenderanno i 60 milioni di commissioni previsti) ma la banca è comunque salva (…) Popolare di Vicenza finisce così ad Atlante per il 99,33%, con azioni sottoscritte a 0,10 euro l’una. Il restante 0,7% del capitale è ciò che resta dei vecchi azionisti, 119 mila piccoli soci che solo nel 2014 avevano sottoscritto le azioni a 62,5 euro. (CDS)

Via Lettera42

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Il dramma nel dramma. Nemmeno le banche collocatrici guadagneranno dalla grande truffa. Solo la pubblicità verrà pagata e pochi altri. L’aumento alla fine si è dimostrato per quello che era. Una grande fregatura. E chi è rimasto fregato è il fondo Atlante, oggi unico vero padrone della banca, quel fondo che in fase di presentazione prevedeva un rendimento annuo pari almeno al 6%. Chissà se tale performance sarà coerente con la realtà…

Intanto però deve accendere un cero Unicredit, la banca che all’origine era la VERA incaprettata in quanto avrebbe dovuto garantire LEI il buon esito dell’aumento di capitale. Poi però è arrivato Atlante. Bisognerebbe andare a fondo della questione. Come mai hanno tolto la patata bollente a Unicredit? Forse per “spalmare” più sul sistema una banca condannata altrimenti al bail-in?
Ora bisogna vedere come Atlante riuscirà a gestire la ristrutturazione. Una nuova scommessa nella scommessa. E potrebbe non essere la sola. Auguri.

C’è la possibilità che il Fondo Atlante faccia da private equity, cioè da società che compra una banca, la ristruttura e la vende: il Fondo, d’altronde, ha un orizzonte abbastanza breve, e quindi può cercare di sistemarla un po’ e rimetterla sul mercato”.
Ci sono poi, altre due possibilità. Il Fondo Atlante potrebbe non fermarsi qui: potrebbe comprare anche Veneto Banca e “diventare una specie di holding bancaria, provando a fondere le due banche per creare una nuova realtà”. Il terzo scenario possibile prevede un coinvolgimento più impegnativo da parte dei soci di Atlante e in particolare di UniCredit e Intesa. (…). La grande paura oggi si chiama contagio. I mercati hanno reagito in modo negativo, i titoli bancari sono crollati. L’ombrello di Atlante tiene, ma chi sta sotto ed è chiamato a reggerlo potrebbe fare molta fatica, andando incontro a rischi indesiderati che ora stanno venendo a galla. (HP

Riproduzione riservata

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Danilo DT

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9 commenti Commenta
aorlansky60
Scritto il 3 Maggio 2016 at 11:45

@ DT

L’ombrello di Atlante tiene, ma chi sta sotto ed è chiamato a reggerlo potrebbe fare molta fatica…

il fatto è che se in una tale situazione deteriorata

(non vorrei dire compromessa, ma fa che “salti” anche la programmata quotazione di Veneto banca dopo quanto di mesto abbiamo appena assistito da Pop VI, poi ne riparliamo…),

ci fosse almeno uno Stato sovrano SOLIDO a fare da unico VERO garante
(e non un accozzaglia di stati che di nome fanno “UE”, in disaccordo su tutto),

il problema non ci sarebbe nemmeno,
o almeno in parte alleviato (forse non si sarebbe nemmeno arrivati a simili livelli di criticità del problema attuale),

perchè uno Stato sovrano SOLIDO come memoria ricorda -almeno fino quando Banca Italia era davvero BANCA d’ITALIA vale a dire prima dello scippo perpetrato a danno di tutti gli italiani da parte di chi ha voluto fortemente l’€uro-

avrebbe una manovrabilità decisamente maggiore -del presente- nel riuscire a gestire [e risolvere] una simile critica situazione come quella stranota in cui versa tutto il sistema bancario nazionale;

Al presente, invece, non potendo più contare su una banca centrale sovrana,

l’italia si ritrova a dover fare i conti anche con la Comm. UE che vieta aiuti di Stato (come se di questi non ne avessero beneficiato nel recente passato quegli Stati che ora dettano legge in EU, come la Germania…);

ridicolo; come ridicola si stà rivelando tutta la faccenda incentrata sull’€uro (ma di questo ce ne eravamo già accorti da tempo…)

Questo deve essere chiaro, prima di iniziare a parlare e trattare di qualsiasi altro argomento serio in tema economico; altrimenti è inutile continuare a perdere tempo a parlarne.

aorlansky60
Scritto il 3 Maggio 2016 at 11:48

precisazione : le mie ultime righe non sono certo riferite a Te, DT ,
mi sono accorto, dopo avere postato, che potevano essere interpretate in tal senso;

caso mai, il concetto è da girare verso tutti coloro che ancora vedono nell’€uro l’unica alternativa possibile di un sistema che stà denotando penosamente tutti i suoi limiti.

Scritto il 3 Maggio 2016 at 11:51

Già… la Commisisone UE…
Purtroppo sono giornate molto intasate ( e le prossime…lo saranno ancora di più!) e avrei avuto tanta voglia di lanciare un approfondimento proprio su questo argomento. Ma con una piiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiccola nota critica…
Vi lascio un link che più o meno vi spiega su cosa volevo concentrarmi.
Da “meditazione”…

http://www.corriere.it/economia/16_maggio_02/dubbi-mercato-decreto-crediti-caso-europeo-si-nordbank-da338c82-109f-11e6-aba7-a1898801ab6b.shtml

aorlansky60
Scritto il 3 Maggio 2016 at 12:45

Fubini scrive (nell’art appena linkato da DT) :

La differenza di approccio fra Hsh Nordbank e le quattro banche italiane rivela quanto fragile sia la fiducia verso l’Italia nel resto d’Europa

veramente -per chi sa leggerla e interpretarla in tutti i suoi particolari, non solo nel senso in cui la legge Fubini- la vicenda di Hsh Nordbank rivela anche [e soprattutto] il diverso livello di PESO politico decisionale (rispetto a quello dell’Italia) di cui gode la germania all’interno dell’unione, un peso che la germania esercita [a suo interesse] attraverso la Comm. UE;

E’ veramente penoso -agli occhi di un cittadino italiano- rilevare quanto ho appena detto.
La stessa situazione potrebbe essere vista nella posizione di un portoghese, di uno spagnolo o di un… greco.

serve aggiungere altro ?? Non credo.

In fondo non si scopre nulla di nuovo; l’ho detto e ridetto spesso, parlando in argomento :
in una qualsiasi società formata da vari soci, quello più forte e potente detta le linee guide;
gli altri [generalmente quelli minoritari] si devono allineare alle scelte del primo.
E’ esattamente quello che vedo accadere da molti anni ormai in UE.
.
.

Trovare capitale sarebbe più facile se le banche chiudessero almeno un terzo dei loro attuali 30 mila sportelli

In questa sua fredda valutazione, Fubini si dimentica che in quei 10.000 sportelli teoricamente da chiudere, lavora anche del personale umano regolarmente assunto… nessuna sorpresa nemmeno qui : alla fine a pagare più duramente -in caso di condizioni critiche che portano a scelte dolorose- è sempre la parte più debole della filiera (o del sistema), mai quella più forte.

paolo41
Scritto il 3 Maggio 2016 at 17:17

….vi ricordate le scene di chi lasciava le banche americane dopo Lehman con un cartone in mano per portarsi a casa le sue…. “cose” da scrivania..??????

paolo41
Scritto il 3 Maggio 2016 at 17:19

…. e parecchi erano dirigenti e impiegati di alto livello….

Lukas
Scritto il 3 Maggio 2016 at 19:14

aor­lan­sky60,

Caro amico è facile buttare la croce addosso all’Euro……e non farsi neppur per un attimo un mea culpa su come sono state gestite in passato le Banche Italiane………io che su incarico del Giudice delle Esecuzioni Immobiliari, mi occupo di vendere all’asta immobili pignorati dalle banche per crediti non onorati…….vedo nei miei fascicoli cose inenarrabili……ad esempio mutui concessi per un ammontare doppio o addirittura triplo del valore dell’immobile di cui si è finanziato l’acquisto…….mutui concessi ” agli amici degli amici “……..mutui concessi ad imprese già decotte…..etc etc……..cosa c’entra l’euro in tutto ciò ?
Certo se avessimo ancora la nostra bella ” liretta “……si sarebbe continuato a stamparne all’infinito…. per coprire ogni nefandezza del nostro sistema.
Solo l’euro ed i vincoli esterni possono davvero far cambiare il nostro furbesco modo di vivere……..peraltro molto datato…..infatti già Dante scriveva :
” Ahi serva Italia, di dolore ostello,

nave sanza nocchiere in gran tempesta,

non donna di provincie, ma bordello!

non donna di provincie, ma bordello!

Scritto il 3 Maggio 2016 at 23:08

aor­lan­sky60,

Noto che l’articolo ha colpito nel segno. Ovvero…non è proprio così la sitauzione…
Se riesco vi spiego meglio… MA è mai possibile che l’informazione in Italia sia sempre “relativa”?

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